giovedì,Aprile 25 2024

Operazione “Conquista”, gli omicidi Cracolici e Di Leo delitti strategici (VIDEO)

Con l’operazione messa a segno oggi è stata fatta piena luce su due omicidi di peso che, nel 2004, permisero la clan Bonavota di Sant'Onofrio di ridisegnare l’influenza sul territorio e consolidare il proprio potere

Operazione “Conquista”, gli omicidi Cracolici e Di Leo delitti strategici (VIDEO)

Due delitti strategici, che consentirono al clan Bonavota di consolidare il proprio potere tra il Vibonese e l’Angitolano e di accreditarsi come cosca in ascesa nel cartello mafioso antagonista allo strapotere storico del clan Mancuso.

Il primo omicidio, quello di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, trucidato a Pizzo il 4 maggio del 2004, consentì ai Bonavota di regolare i conti all’esterno. Il secondo, quello di Domenico Di Leo, assassinato da una tempesta di fuoco il 12 luglio dello stesso anno, li regolò all’interno, eliminando un affiliato che aveva pestato i piedi ai capi del casato di Sant’Onofrio.

Omicidi ed estorsioni, decapitata la cosca Bonavota (NOMI)

Entrambi gli omicidi – anche grazie alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella, che prese parte alle due missioni di sangue – vengono ricostruiti nell’indagine che stamani ha consentito al pm antimafia Camillo Falvo e ai carabinieri guidati dal capitano Valerio Palmieri di decapitare la cosca Bonavota.

Operazione “Conquista”, i nomi di tutti gli indagati (FOTO)

Le indagini hanno fatto anche luce sulla sequela di attentati a scopo intimidatorio subiti dall’imprenditore Pippo Callipo, che non si è mai piegato alla logica del pizzo. Partendo dall’ultima intimidazione (una pioggia di proiettili contro il citofono del Popilia Country Resort), gli inquirenti sono andati a ritroso negli anni, risalendo ai primi attentati subiti da Callipo oltre due lustri addietro, quando la criminalità organizzata aveva addirittura progettato il sequestro del figlio Giacinto.

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Sia sugli attentati a Callipo che sull’omicidio Cracolici, già in passato erano stati istruiti inchieste e processi che – non essendo stati ritenuti sufficienti dai magistrati gli elementi indiziari a carico – portarono al naufragio dei procedimenti. Oggi, però, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e l’Arma di Vibo Valentia, hanno una mole di elementi probatori in più, iniziando – appunto – dal formidabile contributo del superpentito Andrea Mantella.

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