venerdì,Ottobre 4 2024

Maestrale: l’ingerenza dei clan sui villaggi turistici nel racconto del pentito Accorinti tra guardianie, cartucce ed estorsioni

La mazzetta al Club Med di Pizzo, la benzina per l’avvocato e il sistema delle fatturazioni per operazioni inesistenti al fine di mascherare le tangenti. L’intromissione di Pantaleone Mancuso e l’appoggio elettorale a Stillitani «senza esporsi troppo»

Maestrale: l’ingerenza dei clan sui villaggi turistici nel racconto del pentito Accorinti tra guardianie, cartucce ed estorsioni
Nel riquadro Antonio Accorinti

L’ingerenza dei clan sui villaggi turistici e i rapporti con la proprietà. Questi i temi affrontati dal collaboratore di giustizia, Antonio Accorinti, nel corso del suo esame dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia denominate Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium. Nel 1997 mi sono ritirato da scuola poiché non andavo bene e sono andato a lavorare con mio cognato Salvatore Muggeri e con Giuseppe Comito al villaggio Club Med di Pizzo, in località Colamaio. Ho qui conosciuto Franco Barba che aveva una ditta di carpenteria ed era legato – ha ricordato il collaboratore – al clan Lo Bianco. A seguire ogni giorno i lavori al Club Med c’era il dottore Emanuele Stillitani. In seguito quali guardiani della struttura sono stati assunti Saverio Prostamo, un tale Serratore di Polia, Salvatore Muggeri, Giuseppe Comito, Santino Polito fratello di Mimmo Polito, Enzo Belvedere ed infine un nipote del boss Damiano Vallelunga di Serra e un nipote dei Giampà di Lamezia”. A rapportarsi con la proprietà del villaggio per quanto riguarda la guardiania sarebbero stati Antonino Accorinti, padre dell’attuale collaboratore, e Salvatore Muggeri. Successivamente sono intervenuti Emanuele La Malfa e Pasquale Gallone, mandati da Luigi Mancuso, i quali dissero a Prostamo e Muggeri di non occuparsi più del Club Med”.    

Le cartucce per l’avvocato Franzoni

Nel riquadro Antonio Accorinti

Antonio Accorinti ha quindi affrontato le vicende che chiamano in causa l’avvocato Giacomo Franzoni di Briatico e l’imprenditore Vincenzo Calafati. A Giacomo Franzoni, 61 anni, di Briatico, in qualità di avvocato e consulente dell’imprenditore Vincenzo Calafati, nel giudizio con rito abbreviato viene contestato il reato di tentata estorsione ai danni di Manzoni Miranda Paolo Cesar, direttore pro tempore del Tui Magic Life di Pizzo, società che opera nel settore turistico ed alberghiero a livello internazionale. Vincenzo Calafati risponde invece quale titolare dell’agenzia turistica “Destinazione Calabria” e, come tale, referente della società Tui in Calabria. Miranda Paolo Cesar Manzoni dovendo realizzare un villaggio Magic Life in Calabria aveva individuato quale suo referente Vincenzo Calafati, che era, a sua volta il referente del gruppo Tui in Calabria, tramite l’agenzia di viaggi denominata “Destinazione Calabria” che offriva il servizio di transfer, per conto della Tui, trasportando i clienti dall’aeroporto agli alberghi di destinazione. Sono stato io – ha spiegato Antonio Accorinti – a posizionare nel 2020 a Briatico delle cartucce e la benzina dinanzi la casa dell’avvocato Giacomo Franzoni. Era lui infatti l’intermediario per parlare con il direttore del villaggio e con Calafati, ma ci aveva preso in giro”. Secondo l’accusa, Vincenzo Calafati avrebbe comunicato a Manzoni Miranda Paolo Cesar (parte lesa nella vicenda) le pretese estorsive avanzate dai clan, corrispondenti alla somma di 10/15mila euro, che lo stesso avrebbe dovuto versare per stare tranquilli. L’avvocato Giacomo Franzoni, nella sua qualità di legale, avrebbe quindi offerto il proprio contributo per l’inserimento nel contratto di una “clausola volutamente ambigua che consentisse di gestire liberamente del danaro contante da versare poi alla criminalità organizzata locale”. Secondo Antonio Accorinti alla fine fu trovato un accordo che prevedeva da parte di Vincenzo Calafati l’invio in esclusiva verso le società di navigazione gestite dagli Accorinti dei clienti del villaggio interessati a recarsi alle isole Eolie. “Ricordo – ha aggiunto il collaboratore – che Vincenzo Calafati tramite me mandava spesso i suoi saluti al boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni”.

 

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L’estorsione al Club Med

Pantaleone Mancuso

Non solo l’ingerenza dei clan sulla guardiania del villaggio, ma anche l’imposizione al Club Med di una vera e propria tangente annuale da versare alla criminalità organizzata. Antonio Accorinti ne ha spiegato il meccanismo i dettagli. “L’estorsione al Club Med veniva praticate attraverso l’individuazione di una ditta compiacente, che già lavorava nel villaggio, affinché emettesse fatture di favore per prestazioni in realtà inesistenti per l’importo di trentamila euro. Quando la ditta riceveva il bonifico, si divideva al 50 per cento tra il gruppo degli Accorinti e Pantaleone Mancuso. Ad occuparsi ogni anno di individuare una ditta compiacente ci pensavano Saverio Prostamo e Salvatore Muggeri. Ricordo – ha aggiunto il collaboratore – che per uno o due anni la ditta compiacente è stata quella di Pino Contartese e Giuseppe Comito, alla quale è poi subentrata una ditta dei Cordì di Gioia Tauro vicini alla cosca Piromalli. La direzione generale del villaggio, che stava a Milano, non era a conoscenza di tale sistema. L’intermediario per l’estorsione al Club Med – ha specificato Antonio Accorinti – è stato Emanuele Stillitani al quale l’aveva comunicato Saverio Prostamo riferendogli che questa era stata una decisione presa da Pantaleone Mancuso, Scarpuni. È stato in particolare mio padre, Antonino Accorinti, a mandare Saverio Prostamo da Emanuele Stillitani per dirgli che bisognava versare l’estorsione per volontà di Pantaleone Mancuso. Ricordo anche che in quel periodo c’era pure una lavanderia di Vibo Marina che lavorava nel villaggio Club Med e pagava una mazzetta di cinquemila euro all’anno, con i soldi che se li dividevano Giuseppe Comito e Saverio Prostamo”.

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L’appoggio elettorale

Nel corso dell’esame, Antonio Accorinti si è anche soffermato sul presunto sostegno elettorale del clan nei confronti dell’allora candidato alle regionali Francescantonio Stillitani. Un giorno a Briatico Saverio Prostamo ci disse che Stillitani si era candidato alla Regione e il fratello Emanuele aveva portato dei volantini per chiedergli se potevano votarlo, ma senza esporsi troppo. Così abbiamo fatto – ha concluso il collaboratore – chiedendo di far votare Stillitani solo ai nostri familiari più stretti, agli amici e ai parenti. Non abbiamo ricevuto alcun compenso per tale sostegno. Prostamo e Muggeri già lavoravano al Club Med e quindi hanno poi chiesto a Stillitani di riferire al direttore della Tui di lasciargli il servizio noleggio con conducente all’interno del villaggio”.

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