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Se l’estate 2024 terminerà ufficialmente la prossima domenica, 22 settembre, il calo repentino delle temperature accompagnato da fenomeni temporaleschi e piogge sparse per tutta la regione suggerisce invece che la bella stagione sia terminata già da qualche giorno. È allora tempo di bilanci e a Bivona, frazione marina del comune di Vibo Valentia, nonostante la consueta e consistente affluenza di villeggianti (molti dei quali di ritorno nella propria terra d’origine) non si può certamente dire che sia stata un’estate priva di grattacapi.
A preoccupare maggiormente, anche quest’anno, è stata la situazione in cui versano i diversi torrenti che sfociano (o che dovrebbero sfociare) nel mare vibonese. A cominciare dal torrente Sant’Anna, per il quale la redazione de ilVibonese.it ha portato avanti una vera e propria battaglia documentando, quasi giornalmente, l’andamento di quella che è stata definita più volte una bomba ecologica. Una costante minaccia per le acque marine e l’ambiente circostante tra improvvise colate fognarie e divieti di balneazione equivoci quanto alla definizione del perimetro dell’area inibita.
A pochi chilometri di distanza, nel quartiere Pennello, cambia lo scenario ma non lo sconforto e la sensazione di impotenza dei residenti davanti al degrado del fosso Antonucci. Una fogna a cielo aperto, con una distesa verde e melmosa mista ad acqua nera che ristagna nel torrente insabbiato ormai da tempo e che quindi non completa il suo corso sfociando in mare. «Difficile resistere all’odore nauseante, siamo costretti a barricarci in casa» raccontavano ai nostri microfoni i residenti nelle scorse settimane. «Il caldo – aggiungevano – non fa che amplificare una situazione che è diventata invivibile».
Basta però continuare la passeggiata per le strade di Bivona per imbattersi presto negli altri torrenti problematici. Come il Tomarchiello e il Bravo, entrambi completamente ostruiti da una fitta e alta vegetazione. Situazione che preoccupa anche in considerazione di quanto già accaduto nell’estate del 2006, quando un’alluvione causò ingenti danni e, purtroppo, anche la morte di 4 persone. A quel tempo fu proprio il torrente Tomarchiello a straripare portando con sé, tra le vittime, anche un bambino di 15 mesi.
Oggi, a estate praticamente conclusa, la preoccupazione più grande di chi vive tutto l’anno a Bivona è proprio quella del maltempo che, complice la scarsa manutenzione dei corsi d’acqua, potrebbe nuovamente arrecare danni. «Dal 2006 ad oggi è cambiato poco e niente» spiega ai nostri microfoni Gianni Patania, segretario provinciale di Confasila. «Da questo punto di vista – sottolinea Patania – il fallimento dell’amministrazione uscente sembra trovare oggi continuità con la nuova amministrazione, che ancora non ha fatto nulla per questa situazione. Non è concepibile non prevedere interventi in un territorio in cui non appena piove si allaga».

Patania evidenzia poi come nel tempo siano state messe a disposizione risorse economiche la cui gestione ha lasciato a desiderare: «Ci sono dei fondi chiusi nel cassetto della Regione Calabria e io mi auguro che i consiglieri regionali di questo territorio intervengano con ordini del giorno in Consiglio regionale portando finalmente a galla questi fondi, così che vengano spesi per questo territorio. Noi abbiamo perso un finanziamento di 600mila euro per quanto riguarda il torrente Antonucci – aggiunge Patania – per il quale doveva essere realizzata la pendenza e che oggi invece è solo causa di inquinamento per Vibo Marina».
Infine un auspicio e un appello che il segretario provinciale di Confasila rivolge all’amministrazione Romeo: «Questa amministrazione deve iniziare a garantire quantomeno l’ordinario e la pulizia dei torrenti rientra nell’ordinario. Questa bomba ad orologeria va disinnescata. Chiediamo che l’amministrazione comunale predisponga un tavolo tecnico con la Regione Calabria per i torrenti così da rispondere con i fatti, una volta per tutte, alle preoccupazioni della popolazione e per ridare a questo paese il decoro che merita».

