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La rabbia di Filippo Monardo dopo le «controversie» calcistiche tra Soriano e Reggioravagnese: «Li sparo a tutti»

Nel Vibonese si incrociano le storie dell’imprenditore e di Marco Ferdico, capo ultrà ed ex centravanti di passaggio nella squadra del centro del Vibonese (senza mai giocare). Entrambi sono stati travolti dalle inchieste sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nella Curva interista

La rabbia di Filippo Monardo dopo le «controversie» calcistiche tra Soriano e Reggioravagnese: «Li sparo a tutti»
A sinistra Antonio Bellocco. A destra, dall'alto: Ferdico e Monardo

Marco Ferdico e Filippo Monardo: un ex capo ultrà dell’Inter con la passione per il calcio e un imprenditore del Vibonese. Due mondi così lontani, connessi dal legame con Antonio Bellocco, rampollo del clan di ’ndrangheta ucciso a Milano nel settembre 2024, e con Soriano Calabro.
Il centro del Vibonese è uno snodo fondamentale nella storia degli affari criminali della Curva Nord interista. È qui che Marco Ferdico, che assieme a Bellocco prenderà il comando del tifo nerazzurro, arriva per l’ultimo tratto della propria carriera di calciatore. Ed è qui che nascono i legami che lo porteranno a stringere il patto con il rampollo della cosca di Rosarno.

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Ferdico calciatore a Soriano

L’esperienza calcistica è dimenticabile: non gioca mai (anche) per via degli infortuni. Il suo passaggio, se si deve credere a quello che documentano i social, si consuma più tra locali e ristoranti che sui campi. Nessuna presenza con la maglia della squadra cittadina, che all’epoca militava in Promozione, molte uscite con personaggi che finiranno citati nei faldoni dell’inchiesta Doppia Curva.

Stagione segnata dalla pandemia, quella calabrese di Ferdico, che oggi si trova in carcere accusato anche di aver organizzato l’omicidio dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi. Poche giornate prima dell’interruzione dovuta al Covid, poi la ripresa nel 2021 con un minitorneo ma il centravanti non tornerà nel Vibonese per disputarlo. Gli appassionati si sono sempre chiesti cosa ci facesse Ferdico a Soriano: nessuno lo ha mai capito, forse neppure l’allenatore.

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Da quella militanza nell’Ags Soriano si dipanano i contatti calabresi del calciatore-ultrà: alcuni portano proprio ad Antonio Bellocco.

Tra gli amici del giovane ucciso da Andrea Beretta dopo aver scalato la Curva Nord c’è anche Filippo Monardo, arrestato ieri nel nuovo filone dell’inchiesta Doppia Curva. Imprenditore ed ex consigliere comunale di Sorianello, anche la storia di Monardo incrocia il calcio nel piccolo centro del Vibonese. L’interesse del titolare della Monfruit per l’Ags Soriano compare nell’ordinanza che formalizza le accuse di cui dovrà rispondere. Monardo è attento alle sorti della squadra guidata (ne è il presidente) dal fratello Giovanni, estraneo alle inchieste.

Le «minacce» di Filippo Monardo

Il 7 dicembre 2024 Filippo Monardo è fuori di sé. Al telefono con un amico ripercorre le «controversie» nate dopo una partita tra Ags Soriano e Reggioravagnese. Per la rabbia si lascia andare a espressioni che per i magistrati della Dda di Milano sono «chiarissime minacce». Monardo manda a dire (ammesso che il suo interlocutore conosca qualcuno della formazione reggina) agli avversari di non farsi vedere a Soriano «che li sparo a tutti», che non mandino «nemmeno le magliette».

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Impossibile, dalle frasi riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano, conoscere nel dettaglio le ragioni che accendono la rabbia di Monardo. A volte sui campi dilettantistici, lontano dai riflettori, si celebrano rivalità che trascendono la sfera sportiva. E questo sembra essere uno di quei casi.

Un familiare gli riferisce delle tensioni con l’altra squadra e lui ribadisce che non vuole nessuno a Soriano: «Digli di non venire più… che non verrete nemmeno accettati a Soriano». Qualcuno cerca di rabbonirlo ma non ne vuole sapere. Non ci sono contestazioni a Monardo per quelle frasi rabbiose. La nuova inchiesta, però, ne ha ridisegnato la figura: non era indagato in Doppia Curva, ora è finito in carcere con l’accusa di usura aggravata dai presunti legami con la cosca Bellocco. E quelle frasi per i magistrati antimafia diventano degne di essere menzionate nell’ordinanza che ha disposto per l’uomo l’arresto in carcere.

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