mercoledì,Giugno 11 2025

Sparatoria di Natale a Sorianello, tre condanne in Tribunale a Vibo

Un imputato ha patteggiato la pena, mentre per altri due la sentenza arriva al termine del rito abbreviato

Sparatoria di Natale a Sorianello, tre condanne in Tribunale a Vibo

Tre condanne nel procedimento penale nato dalla sparatoria avvenuta a Sorianello la sera di Natale 2023 che ha portato al ferimento dell’argentino Jeremias Lovrovich, raggiunto a casa da un colpo d’arma da fuoco al polpaccio. A chiedere (ed ottenere) al gup del Tribunale di Vibo, Roberta Ricotta, di patteggiare la pena a 2 anni, 5 mesi e 20 giorni (con sospensione condizionale della pena) è stato l’imputato Giuliano Nardo, 21 anni, di Sorianello, difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino. Sul patteggiamento si era registrato il parere favorevole del pm Filomena Aliberti. Lostesso giudice,Roberta Ricotta,al termine di un processo celebrato con rito abbreviato ha poi emesso altre due condanne: 3 anni e 8 mesi (più 3.250 euro di multa) nei confronti di Nazzareno Salvatore Emanuele, 20 anni, di Ariola di Gerocarne (assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo), mentre 3 anni (e 2.650 euro di multa) è la condanna per Michele Idà, 28 anni, di Gerocarne (anche lui difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo). La scelta del rito alternativo ha comportato per i due imputati lo sconto di pena di un terzo. Giuliano Nardo è tornato in libertà, mentre Michele Idà e Nazzareno Salvatore Emanuele si trovano agli arresti domiciliari con obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Sotto processo con rito ordinario si trova invece Angela Vono, 45 anni, di Ariola di Gerocarne (madre di Nazzareno Salvatore Emanuele, assistita dall’avvocato Giuseppe Di Renzo). 

Le accuse

Michele Idà, Nazzareno Emanuele e Giuliano Nardo dovevano rispondere, in concorso tra loro, dei reati di lesioni personali aggravate, porto e detenzione illegale di un’arma da fuoco (pistola semiautomatica), esplosione di colpi d’arma da fuoco, ricettazione, violazione di domicilio e danneggiamento. La vicenda che ha portato alle condanne nasce da un’aggressione avvenuta al “Bar Nardo” di Sorianello, seguita da una sparatoria nell’abitazione di Jeremias Lovrovich. I carabinieri, nell’immediatezza dei fatti e dopo la denuncia del giovane argentino avevano repertato e sequestrato quattro bossoli di pistola calibro 7,65 browning, rinvenuti uno all’interno della camera da letto e gli altri tre sulla pubblica via. Le immagini riprese da una telecamera di un impianto di videosorveglianza, installato nell’immobile che ospita l’abitazione di Lovrovich, hanno permesso ai militari dell’Arma di riconoscere Michele Idà mentre impugnava una pistola che veniva poi ceduta a Nazzareno Salvatore Emanuele nelle concitate fasi che hanno preceduto lo sfondamento della porta di ingresso dell’immobile con un tronco di legno.

Michele Idà

Michele Idà sarebbe quindi entrato nell’abitazione brandendo un’ascia, mentre Nazzareno Salvatore Emanuele avrebbe esploso dalla pubblica via tre colpi di pistola all’indirizzo dell’abitazione nell’atto della fuga e altro colpo una volta nella camera da letto dell’argentino.  Sul posto si portavano quindi i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche di Vibo Valentia al fine di svolgere un sopralluogo accurato ed al termine i militari dell’Arma repertavano il materiale balistico (proiettili, incamiciature), biologico (tracce di sangue) e oggetti vari. Jeremias Lovrovich veniva invece trasportato all’ospedale di Vibo e sottoposto alle cure mediche nel corso delle quali veniva refertata una ferita al polpaccio sinistro da arma da fuoco.  Per il gip del Tribunale di Vibo, Rossella Maiorana, le modalità e le circostanze dei fatto-reato commesso con armi, in orario notturno e con violenza inaudita sulle cose e le persone denotano un’allarmante pericolosità sociale, con una serie di reati posti in essere con modalità pianificate e gravissime” e una “totale spregiudicatezza ed una ancor più spiccata proclività a delinquere”.

Le intercettazioni contro Nardo

Importanti ai fini dell’inchiesta si sono rivelate anche alcune intercettazioni telefoniche che hanno permesso di accertare come Giuliano Nardo abbia concorso con Michele Idà e Nazzareno Salvatore Emanuele all’azione delittuosa.
Uno zio di Giuliano Nardo avrebbe infatti rimproverato il nipote per la “bravata” alla quale aveva partecipato e ciò – unitamente ai tabulati telefonici – ha permesso ai militari dell’Arma di identificarlo al posto del fratello gemello di nome Roberto per il quale non risultano nella giornata del 25 dicembre 2023 contatti con gli indagati Emanuele e Idà. Importanti anche gli esami dei carabinieri del Ris di Messina che hanno rivelato residui di colpi d’arma da fuoco su Nazzareno Salvatore Emanuele. Quest’ultimo è figlio di Gaetano Emanuele, 50 anni, che l’8 gennaio scorso si è consegnato ai carabinieri della Stazione di Soriano Calabro ed è stato trasferito nella casa-lavoro di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, dovendo scontare la pena di un anno per violazione della libertà vigilata alla quale era sottoposto (in virtù della precedente condanna per associazione mafiosa e narcotraffico rimediata nell’operazione “Luce nei boschi”) quando si è sottratto alla cattura per l’operazione Habanero (la sua posizione è stata poi stralciata dalla Dda e nei suoi confronti non è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio).
Giuliano Nardo è invece figlio di Michele Nardo, quest’ultimo con precedenti di polizia “per tentato omicidio, ricettazione, riciclaggio, detenzione abusiva di armi” e sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Michele Idà è infine il figlio del 60enne Franco, detto “Nuccio”, Idà, cognato del boss ergastolano Bruno Emanuele. Franco Idà è tornato totalmente libero senza alcuna misura nel luglio 2022 dopo aver scontato la condanna per associazione mafiosa e narcotraffico (11 anni e 6 mesi) nell’operazione “Luce nei boschi”.

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