Stefanaconi, gli ex amministratori: «Privi di riscontri i condizionamenti mafiosi evidenziati dalla Dia»
L’ex maggioranza consiliare diffonde un’articolata controanalisi circa i riferimenti della Direzione investigativa antimafia alle presunte ingerenze dei clan: «La relazione della commissione d’accesso dice il contrario». Atteso, ad ore, il verdetto del Tar

È tornata d’attualità, con la pubblicazione della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, la vicenda dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Stefanaconi. Un episodio che ha lasciato segni profondi della comunità limitrofa al capoluogo di provincia, che attende ancora di conoscere l’esito del ricorso al Tar presentato dagli ex amministratori.
Lo scioglimento del Comune di Stefanaconi
La Dia, nel tracciare la periodica geografia dei clan sul territorio nazionale, in provincia di Vibo Valentia non ha mancato di richiamare, a supporto della sua analisi sulle ingerenze della criminalità organizzata nella Pubblica amministrazione, proprio lo scioglimento degli organi elettivi stefanaconesi, così come ha fatto nel caso di Tropea e dell’Azienda sanitaria provinciale, anch’esse attualmente commissariate. L’analisi, nel primo caso, ha però suscitato la reazione degli ex amministratori guidati dal già primo cittadino Salvatore Solano che hanno diffuso una nota firmata dal gruppo Siamo Stefanaconi, vale a dire la lista dell’ex maggioranza consiliare.
«Ormai abbiamo le carte per leggere da dove è arrivato lo scioglimento “a tavolino” del Comune di Stefanaconi senza che ci fossero i presupposti – argomentano gli amministratori -. Questo non lo scrive chi ha dovuto subire questa ingiustizia, ma chi con dovizia e piena cognizione, ha attestato, a chiare lettere, che non vi erano i presupposti per lo scioglimento». Il riferimento è alla relazione integrale della commissione di accesso agli atti inviata dalla Prefettura di Vibo Valentia nel settembre 2023. Relazione cui gli amministratori hanno avuto accesso attraverso il legale incaricato di curare il ricorso al Tribunale amministrativo.
L’inchiesta Petrolmafie-Dedalo
Così, Siamo Stefanaconi, sulla base di quel documento, replica punto su punto a quanto contenuto nella relazione della Dia. «Secondo quanto riportato dagli organi di stampa – spiega la compagine -, la Dia sostiene che il Comune di Stefanaconi sia stato sciolto per infiltrazioni mafiose “anche a seguito degli elementi emersi dall’operazione antimafia Petrolmafie-Dedalo, e per la significativa ingerenza da parte della criminalità organizzata locale”. Non vi sono riscontri oggettivi che l’operazione di polizia giudiziaria in questione abbia solo sfiorato il Comune di Stefanaconi. Al netto di altri e più importanti rilievi, quanto attestato non è stato mai riscontrato e mai contestato, quindi, è assolutamente falso».
Ancora: «secondo la Dia, è emerso il “sostegno fornito da alcuni indagati a soggetti riconducibili all’Amministrazione comunale, con conseguente grave compromissione dell’azione amministrativa indubbiamente condizionata dalla vis intimidatrice della criminalità organizzata”». Sul punto, Siamo Stefanaconi, argomenta: «nelle risultanze dell’attività ispettiva della commissione di accesso agli atti, si legge, “non è dato rilevare una convergenza di elementi significativi che complessivamente considerati, possono far ritenere che l’Ente sia condizionato da infiltrazione mafiosa ed essere, pertanto, soggetto al provvedimento di rigore di cui all’art. 143 del TUEL”».
L’accusa di scambio elettorale politico-mafioso
La relazione Dia, poi, cita “condotte concernenti reati di scambio elettorale politico-mafioso e di concorso in turbativa d’asta”. Per Siamo Stefanaconi, qui, «con il metodo del copia e incolla, si richiama un’ipotesi di reato (a carico dell’allora presidente della Provincia Salvatore Solano, ndr) che la Procura ha archiviato nella fase delle indagini preliminari perché infondata. Fatto sta che l’allora presidente della Provincia non è stato nemmeno rinviato a giudizio per scambio elettorale politico-mafioso. Assurdamente, ciò che è infondato per l’accusa finisce in una relazione. Altro dato, non vi è alcuna correlazione con il Comune di Stefanaconi per la turbativa d’asta, impropriamente richiamata: l’ex presidente della Provincia è stato assolto con la più ampia formula di legge “perché il fatto non sussiste”».
Attribuzione di incarichi e servizi
Per ciò che concerne i «legami familiari o rapporti di vicinanza con membri della locale criminalità organizzata anche da parte di altri esponenti della compagine politica che avrebbero consentito alle cosche di infiltrarsi nella gestione della cosa pubblica, con particolare riferimento all’affidamento diretto di lavori, servizi e forniture pubbliche quali quello per il ripristino di condotte fognarie, per il servizio di smaltimento dei rifiuti ingombranti, per la fornitura di infissi in un istituto scolastico, per il ripristino di un manto stradale ed altro» nella relazione dell’attività ispettiva della commissione di accesso agli atti, si legge: «i rapporti parentali ed i contatti non appaiono sufficienti a provare collegamenti tra gli amministratori con la criminalità organizzata, e soprattutto tali rapporti non appare abbiano determinato uno sviamento dell’operato dell’Ente dalle sue finalità istituzionali e la sottomissione dello stesso agli interessi ed alle logiche illecite» e ancora, si apprende che «sarebbero state rispettate le procedure previste nell’attribuzione degli incarichi e dei servizi e sarebbe stato fatto un corretto ricorso agli affidamenti diretti».
Elementi finora inediti, quelli contenuti nella relazione vergata dalla commissione di accesso agli atti, che sono al vaglio del Tar unitamente agli elementi esposti nel ricorso presentato dagli ex amministratori. Ricorso già discusso il 16 aprile scorso. Questione di ore, dunque, e se ne conoscerà l’esito.