Truffa e falso nel Vibonese: operazione Phishing, quattro prescrizioni in appello
I giudici di secondo grado riformano la sentenza del Tribunale di Vibo poiché i reati sono estinti per decorso del tempo


La Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Giancarlo Bianchi, giudici Carmela Tedesco e Elvezia Antonella Cordasco) ha riformato la sentenza emessa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel luglio del 2022 per l’operazione denominata Phishing. Non doversi procedere per i reati di associazione a delinquere, truffa e falso, poiché estinti per maturata prescrizione, relativamente ai seguenti imputati: Vincenzo Melluso, 53 anni, di Vibo Valentia (condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi); Rosario Foti, 63 anni, di Vibo Marina (condannato in primo grado a 2 anni); Rocco Foti, 43 anni, di Vibo Marina (condannato in primo grado a 2 anni); Antonio Abate, di 47 anni, di Longobardi (frazione di Vibo, condannato in primo grado a 4 anni). L’operazione denominata “Phishing”, poi arrivata a processo, era nata da un’attività di indagine avviata sul finire del 2014 e che si era conclusa nel febbraio del 2015. Associazione a delinquere, falso e truffa i reati, a vario titolo, contestati. Antonio Abate era in particolare accusato di essere stato il promotore dell’associazione a delinquere, Rocco e Rosario Foti sarebbero stati invece intestatari di sim e carte prepagate utilizzate per la commissione di singole truffe, con Vincenzo Melluso che si sarebbe infine occupato di truffe in prima persona e di falsificare i documenti di identità e i titoli bancari.
Le truffe scoperte dai carabinieri e dalla Procura di Vibo con l’operazione “Phishing” sarebbero state commesse nel Vibonese, nel Cosentino ed in Piemonte con il versamento agli imputati, da parte di clienti on line, di somme di denaro per merce (telefonini, strumenti musicali e computer) mai consegnata fra il 2014 e gennaio 2015. Il gruppo, attraverso la pubblicazione di annunci on-line relativi alla vendita di strumenti musicali, materiale informatico e merce di vario tipo, sarebbe riuscito – secondo l’accusa – a truffare gli ignari acquirenti i quali, tratti in inganno da offerte talvolta accattivanti, avrebbero versato su carte prepagate o conti correnti riconducibili agli imputati il corrispettivo in denaro senza ricevere nulla in cambio.
Nel collegio di difesa gli avvocati Demetrio Procopio, Salvatore Sorbilli, Nazzareno Latassa e Marcello Scarmato.