lunedì,Luglio 7 2025

Cocaina e hashish a Filandari, la Cassazione conferma una misura cautelare e ne annulla una seconda con rinvio

Zio e nipote erano stati sorpresi dai carabinieri nei pressi di un casolare a seguito di un appostamento

Cocaina e hashish a Filandari, la Cassazione conferma una misura cautelare e ne annulla una seconda con rinvio
Giuseppe Pititto

Una misura annullata con rinvio dalla Cassazione ed altra misura invece confermata con rigetto del ricorso. In particolare, la Suprema Corte ha annullato con rinvio la misura cautelare (arresti domiciliari) nei confronti di Carmine Cichello, 23 anni, di Filandari, difeso dagli avvocati Tommaso Zavaglia e Giuseppe Grande. Inammissibile, invece, il ricorso di Giuseppe Pititto, 50 anni, di Laureana di Borrello, ma residente a Filandari, zio del Cichello. I due erano stati fermati dai carabinieri delle Stazioni di Filandari, Mileto e Francica nel febbraio scorso e posti dal gip del Tribunale di Vibo agli arresti domiciliari (misura successivamente sostituita con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, la contestazione.

Nel corso di alcuni controlli del territorio nelle campagne di Filandari, i militari dell’Arma si sono in particolare imbattuti in un casolare all’interno del quale sono stati trovati – occultati – 32 grammi di cocaina e 59 grammi di hashish. Grazie agli appostamenti, i carabinieri erano riusciti a sorprendere Carmine Cichello e Giuseppe Pititto, quest’ultimo già sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora a Filandari e condannato a 15 anni in appello per narcotraffico nel processo nato dall’operazione “Lex” contro il clan Chindamo-Ferrentino di Laureana di Borrello. Domenico Cichello è invece il figlio di un imputato del maxiprocesso Rinascita Scott condannato in primo grado a 18 anni di reclusione poiché ritenuto vicino al clan Accorinti di Zungri. Nel respingere il ricorso di Pititto, la Cassazione ha ricordato che giudici del merito cautelare hanno ritenuto il quantitativo complessivo di sostanza stupefacente detenuta come “indicativo della finalità di spaccio, essendo tale da consentire di ricavare un numero assai elevato di dosi medie singole”. Anche la differenziazione delle sostanze e le modalità di occultamento, nonché il rinvenimento di un bilancino di precisione, deponevano nel senso dell’impostazione accusatoria.

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