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‘Ndrangheta, i giovani piscopisani e la strage sfiorata del 2004

Nell’inchiesta sul delitto De Pietro ricostruito il plurimo tentato omicidio ai danni di quattro giovani di Soriano alla festa di San Michele

‘Ndrangheta, i giovani piscopisani e la strage sfiorata del 2004

Giovanissimi, ma dal grilletto facile. Nella ‘ndrangheta vibonese si sono fatti un nome per essere «capaci di sparare», come spiegherà il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena. Le nuove leve dei Piscopisani, quelli che da gruppo di criminali “sciolti” sono diventati un clan strutturato, all’inizio dei 2000 erano poco più che ragazzini. [Continua dopo la pubblicità]

Rosario Battaglia

Nell’inchiesta della Dda di Catanzaro firmata dal sostituto Andrea Mancuso, sulla scorta delle indagini della Squadra mobile di Vibo Valentia, culminata la scorsa settimana con la notifica di un’ordinanza di custodia in carcere per Michele Fiorillo “Zarrillo”, 34 anni,e Rosario “Sarino” Battaglia, 36 anni, viene cristallizzato non soltanto l’omicidio di Antonio De Pietro – avvenuto l’11 aprile 2005 al cimitero di Piscopio e per il quale i due indagati sono chiamati in causa insieme a Rosario Fiorillo, detto “Pulcino”, 31 anni, che sarebbe stato l’esecutore materiale (per lui si procede separatamente, all’epoca era minorenne) – ma anche altri episodi criminosi.

Michele Fiorillo

Tra questi, che comunque non sono formalmente contestati in questa inchiesta, c’è il plurimo tentato omicidio avvenuto la sera del 3 ottobre 2004 a Piscopio, quando quattro giovani di Soriano Calabro vengono sparati sulla pubblica via per “lavare” un affronto. Un episodio determinante per collegare l’utilizzo della medesima pistola sia in questo fatto che nel danneggiamento dell’auto di De Pietro, avvenuta tempo prima.

Rosario Fiorillo

Quella sera quattro giovani di Soriano, che hanno dai 24 ai 17 anni, finiscono nel peggiore dei modi la loro “trasferta” a Piscopio, dove si sta ancora festeggiando San Michele. Si trovano tutti nei pressi del piazzale dove sono state montate le giostre. Uno di loro si lascia incautamente andare a qualche apprezzamento di troppo verso una ragazza. Verso la ragazza sbagliata. È la fidanzata di Giovanni Battaglia, fratello di Sarino. Il piscopisano non si tira indietro, va ad affrontare il più grande del gruppo dei ragazzi di Soriano. Lo prende a male parole, ma tutto sembra finire là. Sembra. Perché passa qualche ora e i sorianesi si rifanno sotto, uno dei ragazzi di Soriano trova Battaglia su via Varelli, lo avvicina, gli molla qualche ceffone. Forse pensa di avere sistemato le cose. In realtà ha appena rischiato di mandare sé stesso e i suoi amici all’altro mondo.

moscato raffaele
Raffaele Moscato

Del tentato omicidio parla anche Raffaele Moscato, che negli anni sarebbe divenuto un killer del clan prima di saltare il fosso e passare tra i collaboratori. «Una persona di Soriano, fatto avvenuto a Piscopio durante la festa di San Michele… ferito ad una spalla da un colpo di fucile ad opera di Battaglia Rosario e Fiorillo Michele. Circostanza che mi è stata riferita dagli stessi autori, in particolare da Battaglia Rosario. Non sono sicuro che a commettere il fatto siano stati solo Battaglia e Fiorillo, poteva anche esserci qualcun altro o lo stesso Battaglia Giovanni; so che Battaglia Rosario e Fiorillo Michele sono giunti sul posto entrambi armati, senza mettersi d’accordo prima; questo fatto me lo ha raccontato Battaglia Rosario in una occasione in cui, vicino “Varì”, abbiamo incontrato casualmente, in macchina, mio cugino Idà Francesco mentre era in compagnia di questo Bellissimo; poi, fuori dalla macchina, in campagna, Battaglia mi ha detto chi era Bellissimo, del suo tentato omicidio quando invece che in testa era stato colpito al braccio…».

Narrato che collima con una intercettazione del 18 maggio 2005, in cui la madre di “Zarrillo” parla con Luigi Zuliani e la moglie. A loro racconta, adirata col figlio, di «quella storia di Piscopio» scatenata da un apprezzamento rivolto a una ragazza: «Tutti siamo stati ragazzi, questa ragazza se la poteva pure “mangiare” quella cosa va bene? Perché ragazzi siamo stati tutti e cose ce ne sono successe a tutte. Se gli avevano detto che era bella, se lo teneva! C’era bisogno di fare quella scena? Ma tu lo sai che per poco potevano prendere… lui… vent’anni di carcere!».

Ma è ciò che la donna vede in ospedale a lasciarla impressionata: «Lì c’era il suocero. Mamma mia, ho detto io, quanti giovani che ci sono qui stamattina… questi sono caduti… Chi aveva la gamba, chi aveva la faccia… mi ha detto: “Questo qua è quello che è stato sparato l’altra sera alla festa a Piscopio”. Quando me lo ha detto… aveva la faccia rovinata questo qua. Quando me lo ha detto mi è salita una cosa nelle gambe… me ne sono dovuta andare là fuori…». Il bollettino medico parlava di ferite per tutti e quattro: al braccio, alle gambe, in viso, alle tempie. Tutto per un apprezzamento di troppo.

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