venerdì,Aprile 26 2024

Estorsione ai danni dell’avvocato Lopreiato: tre condanne a Vibo

Sentenza del Tribunale collegiale per la vicenda di un terreno conteso a Sant’Angelo di Gerocarne e che nel 2010 ha registrato il ferimento del legale a colpi di pistola

Estorsione ai danni dell’avvocato Lopreiato: tre condanne a Vibo

E’ arrivata nella serata di ieri la sentenza del Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presieduto dal giudice Chiara Sapia, a latere Claudia Caputo e Giorgia Maria Ricotti) ha condannato a 5 anni di reclusione ciascuno per estorsione aggravata e continuata Giuseppe Donato, 52 anni, ed i suoi due figli Salvatore Donato, 26 anni, e Peppino Donato, 22 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne. Assoluzione, invece, per i reati di detenzione e porto abusivo di pistola, nonché per l’accusa di danneggiamento seguito da incendio. Gli imputati, quale pena accessoria, sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. Condannati poi al risarcimento dei danni alla parte offesa. [Continua]

Vittima e parte civile nel processo l’avvocato Rosario Lopreiato, minacciato per anni di morte per un terreno conteso (700 metri quadri in contrada Cerasara di Sant’Angelo di Gerocarne), con il diritto di proprietà sul fondo agricolo di fatto non esercitato dall’avvocato che si è trovato nell’impossibilità oggettiva di poterlo lavorare e vendere. Il 15 ottobre 2017, infatti, a Sant’Angelo di Gerocarne, durante la notte, è stato appiccato un incendio ad un capannone di una persona ivi residente. Da lì sono subito scattate le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Serra San Bruno, poste in essere mediante l’acquisizione dei filmati di videosorveglianza grazie anche alle informazioni assunte nell’immediatezza dai militari della Stazione di Soriano Calabro. 

Il capannone dato alle fiamme

Le indagini hanno consentito di raccogliere utili risultanze investigative in relazione all’incendio del capannone ove erano custoditi, oltre ad alcuni capi di bestiame, un trattore utilizzato il giorno stesso per lavorare il fondo agricolo. Di fatto gli inquirenti sono riusciti a riscostruire una vicenda che andava avanti. Il fondo in questione, di proprietà dell’avvocato vibonese Rosario Lopreiato, era oggetto di attenzioni da parte della famiglia Donato che avrebbe cercato di impossessarsene con minacce e pressioni

I militari dell’Arma, quindi, hanno ricostruito le intimidazioni nei confronti dell’avvocato vibonese più volte minacciato di morte anche mediante l’utilizzo di una pistola indebitamente detenuta. Dal reato relativo all’arma, però, i tre imputati (difesi dall’avvocato Guido Contestabile) sono stati assolti.

Le intimidazioni sono iniziate nel 2015 e sono state indirizzate sia all’avvocato e sia a tutte le persone che di volta in volta venivano individuate dal legittimo possessore del fondo per recarsi nel terreno conteso. L’atteggiamento intimidatorio intimidatorio dei Donato era volto a far desistere, oltre al proprietario del fondo stesso, tutti i potenziali acquirenti del terreno. Da qui l’accusa per i tre Donato che si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistente nel possesso ed utilizzo del fondo ai fini del pascolo con conseguente danno per il legittimo proprietario (parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Marco Talarico) che non avrebbe potuto esercitare liberamente il suo diritto di proprietà.

Il pm Concettina Iannazzo

Tale vicenda processuale approdata ieri a sentenza trae origine, storicamente, già dai primi anni 2000 quando il terreno era già stato oggetto di contesa tra il legittimo proprietario e la famiglia Donato. Il 23 giugno 2010 si era registrato un tentativo di omicidio posto in essere da Giuseppe Donato (reato per il quale è stato condannato con pena definitiva), insieme al padre Salvatore ed al fratello Francesco nei confronti dell’avvocato Rosario Lopreiato che nell’occasione era rimasto ferito da colpi d’arma da fuoco e si era salvato solo rispondendo al fuoco con una pistola legittimamente detenuta. 

Decisive ai fini dell’indagine (coordinata dal pm Concettina Iannazzo) le intercettazioni ma soprattutto la collaborazione della vittima.

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