giovedì,Marzo 28 2024

Gratteri contro la classe dirigente che vuole farsi corrompere

Il procuratore di Catanzaro a Catania ricorda le riforme non mantenute dalla politica, l’abbattimento dell’etica, il blocco delle intercettazioni per i reati comuni e la riforma del Csm

Gratteri contro la classe dirigente che vuole farsi corrompere

di Alessia Candito

Contro una classe dirigente «che vuole farsi corrompere». Contro le lungaggini che ancora frenano una vera riforma della giustizia. Contro l’ipocrisia di chi «se indaghi sui soliti nomi tutti dicono che sei un bravo magistrato, ma non appena alzi il tiro esce un verminaio». E anche contro certa stampa «che si alza la mattina per costruire prove false, per tentare di indebolire e lavorare ai fianchi» chi lavora per dare un futuro diverso a questo Paese.

Non fa sconti a nessuno il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Invitato insieme all’ex pm di Palermo, oggi al Csm Nino Di Matteo e al presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra , alla presentazione di “Cosa Nostra spa” – libro del collega Sebastiano Ardita, consigliere togato del Csm – organizzata dall’associazione culturale Falcone e Borsellino, il magistrato mette il dito nella piaga dell’ipocrisia di certa antimafia – dentro e fuori dalle aule di giustizia – delle norme forse volutamente non adeguate al contrasto delle mafie, di un sistema che sembra non voler prescindere dai clan.

«Nella pubblica amministrazione c’è chi vende la dignità in cambio di benefici». «Oggi – spiega Gratteri – c’è un abbattimento dell’etica, non c’è vergogna, non c’è rossore e gli ultimi 30 anni sono stati scandalosi. C’è una cultura dell’apparire e non dell’essere, ma prima, quando ero giovane la cultura era un valore. Oggi ha valore avere un Suv, si è accettati se ci si veste bene o si parla di settimana bianca e c’è una fetta di classe dirigente che non intende rinunciare alla settimana bianca, alla barca o al Suv quindi è pronta e disposta a farsi corrompere». È anche da qui, sottolinea, che nasce il malfunzionamento della cosa pubblica. «A volte sono gli stessi funzionari che non lo fanno funzionare. Perché la pratica si sblocca subito dopo una mazzetta. Perché si vende la dignità pur di avere dei benefici».

Armi spuntate per contrastare gli illeciti. Reati comuni che hanno a che fare della pubblica amministrazione, ma che con gli attuali strumenti è difficile contrastare perché sono state spuntate le armi per farlo. «Il legislatore ha fatto un grande regalo alle mafie – dice Gratteri -. Se io sento parlare due persone, ad un certo punto, per i reati comuni non posso utilizzare le intercettazioni. È una follia». E uno snodo fondamentale, che ha un riflesso speculare nella reazione dei territori alle indagini. Finché a cadere sono i boss, dice Gratteri, sono tutti pronti all’applauso, «a Catanzaro abbiamo alzato leggermente il tiro e la borghesia e la classe dirigente – sottolinea senza rimpiangerli, ma con mesta indignazione – sono sparite da presentazioni e iniziative pubbliche».

Nicola Gratteri in conferenza stampa per Rinascita-Scott

Niente isole felici in Calabria. Per anni, spiega, si è affermato che le province di Catanzaro, Vibo, Crotone fossero un’isola felice. «Da qualche tempo c’è stato un boom di Comuni sciolti per mafia, non ci sono elezioni in cui non sentiamo qualche politico, ascoltato con intercettazioni telefoniche e ambientali, chiedere pacchetti di voti o che monitoriamo mentre va ad incontrare mafiosi, sapendo di andare ad incontrare mafiosi. E qui iniziano i giornali specializzati nel tentare di demolire tutto». Ma – assicura Gratteri – «io ho spalle larghe e nervi d’acciaio e non faccio mai falli di reazione».

Le riforme rimaste nei cassetti. Di certo, spiega, c’è anche un problema giustizia in Italia. «Ma non oggi, da decenni. Non abbiamo ancora un legislatore che affronti il problema in modo radicale, avendo il coraggio di rileggere i codici per modificarli, per adeguarli alle esigenze del 2020». Il tentativo c’era stato nel 2014 e anche Gratteri ci ha lavorato. «La commissione aveva il compito di fare delle riforme di “superficie”. Ma nemmeno quelle passarono. Passò solo quella del processo a distanza, che consente un risparmio di 70 milioni di euro l’anno, limitando a zero il rischio di evasioni. Solo per questa riforma gli avvocati fecero cinque giorni di sciopero». E l’idea di fare il ministro della Giustizia, come sembrava dovesse accadere con il governo Renzi, «impossibile perché dovrei avere carta bianca».

Per il Csm procedere con il sorteggio. Di certo, aggiunge un punto su cui è doveroso intervenire è il Csm. «La madre di tutte le riforme» per il procuratore capo di Catanzaro. «Sono d’accordo con il sorteggio. Escludendo chi ha avuto condanne e quelli che hanno ritardi nelle sentenze, si può dividere l’Italia per macro-aeree (Nord-centro-Sud) e poi si fa il sorteggio». È una procedura sensata perché – sottolinea Gratteri – se sono in grado di scrivere una sentenza sono in grado di valutare se una persona è idonea a fare il presidente del Tribunale o il procuratore generale. Se tolgo questo giocattolo, le correnti spariscono. Se tolgo questo giocattolo delle nomine, la magistratura diventerà più indipendente e la gente si avvicinerà di più a noi, perché la gente non è masochista, non è omertosa. La gente non si avvicina perché non si fida, non sa con chi parlare».

Questione di credibilità. Ed è necessario ed urgente che la magistratura sia un punto di riferimento, soprattutto in questo periodo storico. «Nel medio e nel lungo periodo il coronavirus ha rafforzato le organizzazioni criminali. Noi pensiamo agli imprenditori, commercianti e ristoratori che non sono riusciti ancora a riaprire o a lavorare a regime. Potrebbero essere tutti preda di usurai e dopo una lenta agonia sappiamo che il loro obiettivo è quello di rilevare l’attività commerciale e poi fare riciclaggio». Per questo è importante che la magistratura sia credibile, afferma. E altrettanto lo devono essere le forze dell’ordine. «La corruzione, i corrotti, gli infedeli e gli indegni ci sono in tutte le categorie. Questo non vuol dire buttare l’acqua sporca con tutto il bambino ma avere il coraggio di togliere in modo radicale queste mele marce per continuare ad aver fiducia perché non esiste alternativa».

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