giovedì,Marzo 28 2024

‘Ndrangheta: resta in carcere il boss indiscusso delle Preserre vibonesi

La Cassazione respinge il suo ricorso finalizzato ad un differimento dell’esecuzione della pena rimediata nel processo “Luce nei boschi”

‘Ndrangheta: resta in carcere il boss indiscusso delle Preserre vibonesi
Il boss Antonio Altamura

Resta in carcere il boss di Gerocarne, Antonio Altamura, 74 anni, ritenuto il capo indiscusso della “Società di ‘ndrangheta” di Ariola. La prima sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso avverso l’ordinanza del 16 maggio del 2019 emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro. L’istanza di Antonio Altamura era finalizzata ad un rinvio dell’esecuzione di una condanna definitiva a 16 anni per associazione mafiosa con fine pena previsto per il 12 marzo 2031. Il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato anche la detenzione domiciliare, non essendo venuta meno la sua pericolosità sociale in quanto capo del “locale” di Ariola.

Per la Cassazione, ai fini del differimento facoltativo della pena detentiva è necessario che la malattia da cui è affetto un condannato sia grave, cioè tale da porre in pericolo la vita o da provocare rilevanti conseguenze dannose e, comunque, da esigere un trattamento che non si possa facilmente attuare nello stato di detenzione, dovendosi in proposito operare un bilanciamento tra l’interesse del condannato ad essere adeguatamente curato e le esigenze di sicurezza della collettività. Secondo la Suprema Corte, nel caso di specie il Tribunale di Sorveglianza ha correttamente valorizzato il quadro clinico di Antonio Altamura, spiegando le ragioni a fondamento della decisione di respingere la richiesta avanzata. Non risulta, infatti, su tale base, che l’espiazione della pena in atto contrasti, allo stato e in concreto, con il diritto alla salute – sottolinea la Cassazione – o con il senso di umanità costituzionalmente garantiti, in quanto non si evidenziano malattie organiche tali da porre in pericolo la vita o da provocare altre rilevanti conseguenze dannose, anche sul piano della dignità umana, così da privare la pena di significato rieducativo”. Tanto la relazione trasmessa dalla Direzione sanitaria della struttura di Vibo Valentia, quanto quella che proviene da Oristano attestano infine la possibilità e l’adeguatezza del trattamento delle patologie di Altamura nell’ambito del circuito sanitario penitenziario.

Antonio Altamura è stato condannato in via definitiva al termine del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Luce nei boschi” contro i clan delle Preserre vibonesi ed il locale di ‘ndrangheta di Ariola. Un verdetto storico dal punto di vista giudiziario perchè ha certifica per la prima volta in via definitiva l’esistenza della “società d’Ariola” quale associazione mafiosa che agisce su un vasto territorio delle Preserre vibonesi ed ha quale epicentro la frazione Ariola di Gerocarne. Capo storico del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne è stato riconosciuto proprio Antonio Altamura, un personaggio in grado di dialogare sia con i più blasonati boss di Rosarno, sia con quelli di San Luca. Al suo fianco, senza mai metterne in discussione il ruolo, avrebbero alternativamente operato – quale braccio-armato – prima il clan dei Loielo e poi quello guidato dai fratelli Bruno e Gaetano Emanuele.

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