‘Ndrangheta: processo “Bagliore” a Milano, sulla ricusazione dei vibonesi si va in Cassazione
In Corte d’Assise d’Appello gli omicidi del boss Carmelo Novella, la scomparsa di Rocco Stagno ed il delitto di Antonio Tedesco
Sarà la Corte di Cassazione a dover decidere sulla ricusazione – presentata anche da sei imputati vibonesi – dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Bagliore”. Dopo la ricusazione di un giudice a latere da parte dei legali della difesa di nove imputati, il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Milano ha respinto la richiesta dei difensori i quali dal canto loro hanno deciso di rivolgersi alla Suprema Corte. La Cassazione ha così fissato per il 10 marzo prossimo la trattazione della ricusazione basata sul fatto che uno dei giudici ha già giudicato in altro processo (operazione “Ulisse”) alcuni imputati.
Il processo “Bagliore”, nato da un’operazione coordinata dalla Dda di Milano guidata dal procuratore Ilda Boccassini, è fra i più importanti che si stanno celebrando in Italia contro la ‘ndrangheta. Sul banco degli imputati ci sono mandati ed esecutori materiali di alcuni delitti “eccellenti” compiuti nell’ambito delle dinamiche ‘ndranghetiste sull’asse Lombardia-Calabria.
Omicidio Novella. Carmelo Novella, detto “Nuzzo”, boss di Guardavalle Superiore, centro della jonica catanzarese, è stato freddato il 14 luglio 2008 in un bar di San Vittore Olona, in provincia di Milano. Secondo le risultanze investigative, Carmelo Novella – un tempo facente parte della stessa cosca dei Gallace di Guardavalle Marina – dopo aver scontato una pena si era trasferito in Lombardia divenendo il capo assoluto dell’intera ‘ndrangheta lombarda, con il proposito di voler staccare l’intera struttura di ‘ndrangheta della Lombardia dalla “casa madre” calabrese. Un proposito che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato “stoppato” dal boss Vincenzo Gallace alla guida dell’omonimo clan di Guardavalle, ed Andrea Ruga, ritenuto il boss di Monasterace e deceduto il 22 gennaio 2016.
Per tale omicidio la Cassazione ha confermato l’ergastolo per: Vincenzo Gallace, 70 anni, di Guardavalle in qualità di mandante (in foto); Luigi Tarantino, 37 anni di Cariati, in provincia di Cosenza; Antonio Carnovale, 58 anni, di Santa Caterina dello Jonio. Pena a 24 anni di reclusione è stata infine confermata per Amedeo Tedesco, 36 anni, di Guardavalle.
Annullamento con rinvio – e quindi ora di nuovo sotto processo – la Cassazione ha disposto invece per Christian Silvagna, 45 anni, di Bollate, in provincia di Milano che in appello era stato condannato al massimo della pena.
Al collaboratore di giustizia, Michael Panajia, ritenuto responsabile sia dell’omicidio Novella che di quello ai danni di Antonio Tedesco sono stati inflitti 16 anni di reclusione.
Omicidio di Rocco Stagno. La Cassazione per tale fatto di sangue ha annullato con rinvio per un nuovo processo di secondo grado dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Milano per i seguenti imputati: Rocco Cristello, 55 anni, di San Giovanni di Mileto (in foto), ma da anni residente in Lombardia (avvocati Gaito e Ricci); Francesco Cristello, 48 anni, fratello del primo ed anche lui originario di San Giovanni di Mileto (avvocati Aricò, Porcelli e Gianluca Crusco); Francesco Elia, 45 anni, di San Giovanni di Mileto (avvocati Giovanni Aricò, Antonio Porcelli e Giuseppe Monteleone), Claudio Formica, 53 anni, di San Giovanni di Mileto, residente a Mariano Comense (avvocato Del Sorbo); Leonardo Prestia, 45 anni, di Cessaniti (avvocato Biffa);
Massimiliano Zanchin, 43 anni, originario di Cessaniti, nel Vibonese, ma residente a Verano Brianza, in provincia di Monza (avvocati Federico e Vianello). Sotto processo pure Domenico Tedesco, 35 anni, di Guardavalle (avvocati Staiano e Lojacono) che in Corte d’Assise d’Appello a Milano nel precedente giudizio poi annullato dalla Cassazione era stato condannato alla pena di 30 anni di reclusione (ergastolo in primo grado).
Rocco Stagno, originario di Monterosso Calabro,nel Vibonese, è stato ucciso all’età di 51 anni il 29 marzo 2009 ed il suo cadavere occultato. Rocco Stagno era zio di Antonio Stagno, quest’ultimo a sua volta cognato del 47enne Rocco Cristello ucciso a Verano Brianza con 19 colpi di pistola.
I due delitti, ad avviso della Dda di Milano, sarebbero fra loro legati. Il defunto Rocco Cristello era infatti originario di San Giovanni di Mileto ed era il genero di Domenico Galati, quest’ultimo ucciso l’8 agosto 1989 nella faida con le “famiglie” rivali dei Prostamo-Pititto, anche loro di San Giovanni di Mileto. Al tempo stesso, oltre che essere il “braccio-destro” di Carmine Galati – presunto boss di Comparni di Mileto deceduto a metà anni ’90 in un incidente col trattore – Rocco Cristello era diventato cognato di Antonio Stagno, avendo i due sposato le figlie di Domenico Galati. Trasferitisi in Lombardia, sia Cristello che Stagno – quest’ultimo a sua volta nipote dei Giampà di Lamezia – avrebbero giocato, ad avviso degli inquirenti, un ruolo fondamentale nelle dinamiche mafiose dei “locali” di ‘ndrangheta di Seregno e Giussano. Tuttavia, Rocco Cristello, divenuto “capo-contabile” del “locale” di Seregno, avrebbe avuto “doti mafiose” più elevate di Stagno, il quale per ragioni di supremazia mafiosa avrebbe pianificato l’eliminazione del cognato.
Per vendicare Rocco Cristello i cugini omonimi (Rocco e Francesco) e gli altri vibonesi avrebbero quindi programmato e portato a termine l’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso e, soprattutto, zio di Antonio Stagno, il cognato di Cristello.
A permettere agli inquirenti di ricostruire sin nei dettagli tale fatto di sangue sono state le dichiarazioni dell’ex “padrino” di Giussano, Antonino Belnome il quale, dopo essere finito in manette nel luglio del 2010 nell’ambito dell’operazione “Crimine- Infinito”, ha iniziato a collaborare con la giustizia raccontando 20 anni di ‘ndrangheta sull’asse Lombardia- Calabria. L’omicidio di Rocco Stagno, secondo il pentito Belnome, sarebbe avvenuto il 29 marzo 2009 nel macello abusivo di Bernate gestito dal vibonese Leonardo Prestia, il quale dopo il delitto avrebbe ricevuto la dote mafiosa della “Santa”.
Il cadavere di Stagno sarebbe stato quindi posto su un escavatore e seppellito in un bosco dai vibonesi: Claudio Formica, indicato come «capo società del locale di Seregno con la dote di “trequartino”»; Massimo Zanchin, imparentato con i Candela di Favelloni e cugino di Prestia; Francesco Elia, presunto “santista”, legato ai Cristello; i fratelli Francesco e Rocco Cristello, quest’ultimo indicato come l’autore materiale dell’omicidio di Rocco Stagno.
Omicidio Tedesco. Antonio Tedesco, detto “l’Americano”, originario di Guardavalle, è stato ucciso il 27 aprile 2009 in un maneggio di Bregnano, in provincia di Como, col cadavere recuperato grazie alle indicazioni di Belnome. Per tale delitto la Cassazione ha confermato l’ergastolo per: Agostino Caristo, 48 anni, di Guardavalle; Salvatore Di Noto, 61 anni, di Palermo; Antonio Carnovale, 58 anni, di Santa Caterina sullo Jonio. Condanna a 30 anni di reclusione per Maurizio Napoli, 43 anni, di Leonforte, provincia di Enna. Annullamento con rinvio, invece, per Sergio Sestito (avvocati Giovanni Aricò e Giuseppe Commodaro) che in Assise d’Appello era stato condannato all’ergastolo.
Vincenzo Gallace, inizialmente accusato di essere il mandante anche di questo omicidio, era stato assolto già in primo grado.
Oltre che dei reati di omicidio, nell’operazione “Bagliore” è contestato pure il reato di associazione mafiosa. Il pentito Antonino Belnome è già stato giudicato per gli omicidi Novella e Stagno con separato giudizio definito con rito abbreviato.
In foto dall’alto in basso: il procuratore Ilda Boccassini, Carmelo Novella, il boss Vincenzo Gallace, Rocco Cristello, Claudio Formica, l’omonimo Rocco Cristello (ucciso a Verano Brianza), Francesco Elia
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