Cimitero degli orrori a Tropea: l’inchiesta andrà avanti su ulteriori due livelli – Video
Il sistema: i complici e chi doveva vigilare. Il sindaco Nino Macrì si sfoga sui social: «Straziante sentirsi ingannato ma mi sento colpevole». Ipotesi dimissioni?
«Quei tre facevano il lavoro sporco…», spiega il procuratore Camillo Falvo. Quanto sporco lo documentano le terrificanti immagini filmate dalla videocamera spia della Guardia di finanza che inchiodano il custode del cimitero degli orrori di Tropea, Franco Trecate, il figlio Salvatore e il presunto complice Roberto Contartese, accusati di aver fatto scempio di bare e cadaveri, con il fine ultimo – ma ciò è solo un sospetto che gli inquirenti contano di provare – di liberare i loculi per poi rivenderli. Un sistema che il capo della Procura di Vibo Valentia, ex pm antimafia, conosce bene, molto bene, alla luce del racconto circostanziato reso dai collaboratori di giustizia, i quali hanno anche spiegato come funzionano i cimiteri nei territori controllati dai clan.
C’è un sistema dietro?
Ma com’è possibile che sia sparito un cadavere dietro l’altro e nessuno si sia accorto di niente? Com’è possibile che una condotta criminale come quella contestata ai tre indagati, caratterizzata – conferma il gip Marina Russo, nella sua ordinanza di custodia in carcere – dalla «abitualità», fosse fine a se stessa? «Abbiamo motivo di ritenere che non abbiano agito da soli», dice il procuratore Falvo. Le indagini, affidate al pm Concettina Iannazzo e alla Guardia di finanza, quindi andranno avanti e potrebbero svilupparsi su un doppio livello.
Chi sono i complici?
Il primo: quello dei complici. «Stiamo verificando – continua il magistrato – se i tre indagati facevano parte di un sistema e abbiamo fondato motivo di ritenere che sia così». Un sistema fatto da intermediari, cioè di procacciatori di loculi: hai da tumulare un caro estinto? Non sai come fare per un posto al cimitero? Ci pensa l’intermediario a condurti dal ras dei morti. Il procuratore ha un sospetto: «Accerteremo se in qualche modo esistono imprese del settore, quindi pompe funebri, coinvolte». Insomma, l’arresto dei due Trecate e di Contartese si ritiene possa portare a nudo un perverso business su defunti e sepolture nel cimitero di Tropea.
Chi doveva vigilare?
C’è però un secondo livello sul quale sono orientate le indagini e nel corso della conferenza stampa gli inquirenti non ne hanno fatto mistero: «Verificheremo se qualcuno doveva controllare e non lo ha fatto». È per questo motivo che i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Vibo Valentia hanno bussato, ieri mattina, acquisendo una mole cospicua di atti, al Comune di Tropea. Qui, il custode, ha una nipote che è assessore comunale, Greta Trecate, che è estranea alle indagini. Qui il custode godeva di grande considerazione, al punto di essere stato insignito di una benemerenza, per la sua abnegazione al lavoro, che col senno di poi farebbe sorridere se non ci fossero in mezzo cadaveri distrutti e fatti sparire. Possibile che nessuno in Municipio si fosse accorto che qualcosa non quadrava al cimitero e non abbia mai disposto alcun tipo di verifica?
Le indagini vanno avanti
I finanzieri del colonnello Prosperi e del maggiore Froio non si sono fermati a quella videocamera spia, ma hanno anche operato sopralluoghi e interrogato persone informate sui fatti. Hanno perfino monitorato i social network e, in particolare, è emerso nel corso della conferenza stampa tenutasi a Vibo Marina, il profilo del Municipio di Tropea, dove – appena qualche settimana addietro – sarebbero stati postati commenti allarmanti in ordine a ciò che accadeva al cimitero. Commenti che, si è detto, sarebbero stati in breve tempo rimossi. Da chi? E perché? Anche questo è d’interesse investigativo. E nulla sarà lasciato al caso.
Il sindaco: «Io, ingannato»
E proprio attraverso i social interviene sulla vicenda anche il sindaco di Tropea Nino Macrì: «Ho dovuto prendere respiro prima di trovare la forza di condividere con voi, con la mia comunità offesa e violata, la mia amarezza, il mio disorientamento, la profonda delusione», scrive. E aggiunge: «Dopo tanto lavoro portato avanti con passione, dopo tanto sacrificio capace di raggiungere risultati luminosi al punto da cancellare ogni ombra, oggi mi sento devastato da un accadimento atroce che mi sconvolge lasciandomi basito. È straziante sentirsi ingannato e mi sconvolge toccare con mano la fragilità dell’animo umano che è veramente impossibile conoscere fino in fondo».
«Mi sento colpevole»
E qui parole ancor più significative: «Mi sento profondamente colpevole, come comandante della nave, per non aver colto nessun segnale che mi portasse sulle tracce delle orribili dinamiche che si consumavano tra di noi, evidentemente avvertiti da molti se è stato possibile parlare di “segreto di pulcinella”. Non intendo scaricare su altri responsabilità e leggerezze di cui mi carico in toto, né le giustifico col lavoro assorbente macinato per due anni senza un giorno di riposo. Al momento rimango confuso, addolorato, sconvolto, atterrito… E voglio coltivare con tutte le persone buone e sincere il profondo sentimento di pietà verso uno dei luoghi più sacri della civiltà umana. Il nostro cimitero è stato profanato orribilmente ed io nel dolore e nella preghiera avvio il cammino di riscatto che tutti desideriamo dal profondo del cuore lacerato dall’offesa ai nostri amati defunti, a tutti».
Ipotesi dimissioni?
Dal sindaco, dunque, «fermissima la mia condanna verso i gesti scellerati e fortissima la mia fiducia nella giustizia da cui tutti attendiamo chiarezza massima e completa. Non so quale saranno le mie decisioni prossime, ora ho bisogno di confrontarmi con tutti quelli a cui mi legano impegni istituzionali, affinità elettive e affetti profondi e sinceri. Con animo afflitto e deluso, incasso il colpo e spero di contribuire a trovare l’energia necessaria ad andare avanti. La nostra comunità – conclude – non meritava questo, tante speranze, tanti sogni, tanti sacrifici messi a repentaglio, il colpo subito è fortissimo, per proseguire ci vuole coraggio, ci vuole il coraggio di tutti, solo se questo coraggio emergerà potremo continuare la nostra avventura». Insomma, tra le righe, dopo questa vicenda, il sindaco Macrì sembra non escludere l’ipotesi di rassegnare le dimissioni.