Il clan Soriano di Filandari avrebbe pianificato un agguato anche nei confronti di Giuseppe Accorinti, ritenuto il boss di Zungri. E’ quanto emerge dal fermo di indiziato di delitto dell’operazione antimafia denominata “Nemea”. L’attività dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo, coordinata dalla Dda di Catanzaro, avrebbe permesso di portare alla luce tutto l’astio nutrito da Leone Soriano nei confronti di Giuseppe Accorinti. Quest’ultimo, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, sarebbe andato a dimorare dai suoceri e quindi nel territorio comunale di Filandari. Una presenza ingombrante, quella di Giuseppe Accorinti, che avrebbe portato Leone Soriano a telefonare persino ai carabinieri indicando il luogo dove poter trovare il presunto boss di Zungri che in un dato lasso temporale si era reso irreperibile.
Francesco Parrotta, ritenuto il braccio-destro di Leone Soriano e Giuseppe Soriano (nipote di Leone e figlio di Roberto Soriano, scomparso per lupara bianca) avrebbero quindi iniziato a tenere “sotto controllo” Giuseppe Accorinti. Leone Soriano avrebbe pensato addirittura di eliminare Giuseppe Accorinti con una bomba, un “proposito omicidiario di un esponente di primo piano della ‘ndrangheta – sottolinea il pm nel provvedimento di fermo – che testimonia come Leone Soriano avesse un preciso programma criminale teso ad inserirsi nelle logiche della criminalità organizzata del circondario vibonese”. Tale proposito, Leone Soriano avrebbe condiviso con Emanuele Mancuso, figlio del boss della ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, il quale non si sarebbe per nulla preoccupato del fatto che l’omicidio di un personaggio del calibro di Peppone Accorinti avrebbe determinato una serie di contrasti in seno alla ‘ndrangheta vibonese e che lo stesso Emanuele Mancuso avrebbe potuto perdere le cariche ricoperte in seno alla criminalità organizzata.
Il 13 febbraio scorso, inoltre, Emanuele Mancuso dialogando con Leone Soriano avrebbe raccontato di passati episodi che avevano visto i Mancuso in contrapposizione a Giuseppe Accorinti anche per debiti inerenti ingenti quantitativi di droga. Dai dialoghi intercettati emerge in ogni caso che Emanuele Mancuso avrebbe pure lui nutrito dell’astio nei confronti di Giuseppe Accorinti, il cui ruolo nel contesto della criminalità organizzata vibonese avrebbe dato fastidio anche ad un’articolazione del più potente clan Mancuso.
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