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«Spero che questa lettera sia letta nella sua integrità perché vuole essere un racconto anzi, lo sfogo di un piccolo e mediocre commerciante di Tropea. Sì, mi definisco orgogliosamente mediocre perché non appartengo a nessuno e sono libero». È l’incipit della lettera aperta che l’esercente Claudio Arena affida a Il Vibonese e che rispetteremo riportando il testo integrale della sua missiva. Una piccola, grande questione dove l’interesse collettivo si scontra con l’esistenza dei singoli, dove un semplice dispositivo traffico fa la differenza tra la vita e la morte commerciale. Non esprimiamo considerazioni a margine, ma lasciamo che questa lettera venga letta da chi vuole dedicare qualche minuto della sua attenzione. I destinatari, oltre alla pubblica opinione, sono i commissari che guidano il Comune, il prefetto di Vibo e le forze dell’ordine. A scrivere è un piccolo imprenditore esasperato che da 28 anni gestisce un negozio per articolo di animali, deciso però a tirare giù le saracinesche a causa delle limitazioni che impone la Ztl a Tropea, prolungata anche a settembre.
La lettera
«Indirizzo a voi questa lettera perché siete l’espressione dello Stato in cui credevo si potesse avere un po’ di speranza e di giustizia o almeno di ascolto e di empatia. Sono Claudio Arena tropeano dalla nascita e sempre vissuto in questo paese che amo profondamente. Da 28 anni gestisco un piccolo negozio di articoli per animali sito in Via Libertà al numero civico 1 (accanto la Chiesa del Rosario). Credo anzi sono convinto di essere stato sempre un cittadino onesto, corretto e leale. I miei clienti e miei concittadini mi hanno sempre apprezzato per questo. Ho sempre rispettato le leggi ed ho sempre cercato di educare i miei figli e i ragazzi con cui ho avuto a che fare, al rispetto delle Regole. Oggi purtroppo dopo gli ultimi anni di vessazioni subite e le ultime settimane di inferno, alzo bandiera bianca, mi spezzo nell’orgoglio nonostante non mi sia mai piegato o inchinato a chicchessia…».
«Chiudo il mio negozio. Sì, lo chiudo perché negli ultimi anni ho subito tante di quelle angherie, tanti di quei soprusi e abusi morali da non poterne più, per ultima l’ennesima e dico l’ennesima chiusura al traffico della via dove è ubicata la mia attività commerciale, azzerando completamente le vendite e gli incassi da quasi un mese. Ormai dai primi di agosto mi trovo murato vivo nella mia attività, con l’attivazione di una Ztl incomprensibile, irrispettosa e offensiva nei riguardi della gente che lavora e cerca di mantenere una famiglia, una figlia all’Università e guadagnarsi un tozzo di pane. Mese di agosto che tutti aspettiamo con ansia per incrementare le vendite e quindi coprire gli assegni emessi. Negli ultimi anni ho sempre subito e accettato le chiusure straordinarie di Via Libertà, giustificate con un generico “aumento dei volumi di traffico” pensando che il bene comune fosse prioritario, ho subito l’eliminazione dei parcheggi difronte la mia attività solo per dispettucci di bassissima leva, ho subito le sistematiche e mirate visite delle pattuglie di vigili che venivano a multare e cacciare i clienti dal mio locale. Ho sofferto, ho subito ho mandato giù tanti bocconi amari».
«Speravo che con l’avvento dei Commissari qualcosa cambiasse… qual è stato il risultato? Ho chiesto l’anno scorso un incontro e dopo 4 mesi di attesa non ero ancora stato convocato e poi… il nulla. Ora dico basta, non posso subire la chiusura della strada per tutto il mese di agosto ed ora addirittura prorogata per altri 10 giorni per una festività, che tra l’altro si svolgerà solo il pomeriggio del 9 settembre. Sono state emanate ordinanze su ordinanze straordinarie prorogando in modo perpetuo l’attivazione della Ztl. Con quale risultato? I furbi hanno continuato a coprirsi le targhe e fare i loro comodi, le attività commerciali prettamente estive hanno continuato a lavorare con enormi rischi per la salute pubblica poiché scaricando la merce ad oltre 1km dal centro storico (largo Annunziata) e portandola con i carrellini a destinazione si vedono cartoni di congelato scolare lungo la strada, interrompendo la catena del freddo, e mettendo a repentaglio gli avventori dei vari ristoranti e bar».
«Per non parlare poi degli ingorghi al traffico, causato sempre dalla stessa ztl, che non ha facilitato neanche l’accesso al mare anzi, ha mandato i turisti e i tropeani fuori Tropea. Ma torniamo a via Libertà. Con l’attivazione del senso unico, il divieto di sosta ambo i lati e la sistemazione di “panettoni” piazzati volutamente in punti strategici per penalizzare determinati commercianti si è ottenuta la chiusura della quasi totalità delle attività commerciali in quella via che qualche anno fa era la principale via commerciale del paese. È troppo facile emanare ordinanze nascondendosi dietro la dicitura “chiunque vi abbia interesse potrà ricorrere per incompetenza, per eccesso di potere o per violazione di legge, entro 60 gg dalla pubblicazione e/o dalla notificazione, al Tar Regionale della Calabria“».
«Quindi oltre al danno la beffa: fare ricorso al Tar quanto tempo e denaro prima di essere presi in considerazione? Negli ultimi anni si è persa completamente la bussola, si vive si ragiona si pontifica e si governa Tropea solo per aumentare i conti correnti di imprenditori estivi che se ne infischiano della vita annuale tropeana. Ci sono cittadini e imprenditori di serie A e altri che sono invece figli di un Dio minore. Il primo novembre inizia il letargo, il paese muore e le piccole botteghe cercano di sopravvivere offrendo quei pochi servizi essenziali che ancora esistono, salvo poi essere vessati da ordinanze ingiuste e a senso unico. I cittadini tropeani ormai sono ospiti indesiderati delle proprie case, manganellati a suon di multe e costretti a pagare una tassa per poter entrare in casa loro e pur di ottenere la tanto famigerata maledetta e discutibile bandiera blu cosa si fa? Isole pedonali… Ztl… e dislocamento “panettoni” dappertutto (tra l’altro credo illegali data la loro altezza). Veniamo trattati tutti e ripeto tutti, continuamente, come se fossimo mafiosi, malavitosi, maleducati, tamarri. Un’umiliazione continua».
«Ma, vista la situazione, mi chiedo: conviene essere un onesto cittadino? Ad oggi mi viene negato il diritto al lavoro, mi viene negato il diritto di vivere onestamente da chi invece mi dovrebbe tutelare da chi dovrebbe essere garante della giustizia e del vivere civile, da chi in ogni caso a fine mese percepisce lo stipendio, da chi mi dà la sua parola da Pubblico ufficiale salvo fare l’esatto contrario il giorno dopo. È questo lo Stato? Ora basta, sono esausto, avvilito, scoraggiato. Chiudo il mio negozio. Il 30 ottobre 2025 o forse anche prima, morirà una partita iva».

