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Circa 19mila visitatori in sette mesi, con un +3mila visite rispetto al medesimo periodo del 2024. Viaggia con numeri di peso il Museo della civiltà contadina e il relativo Insediamento rupestre. Le grotte di Zungri, dati alla mano, si confermano tra i siti più visitati e conosciuti su scala provinciale e regionale. Un risultato di pregio che premia la capacità del Museo di attrarre, grazie anche ai progetti, una platea ampia, dalle scuole ai flussi turistici. 365 giorni l’anno non solo nel cuore della bella stagione.
Le case grotta
L’entusiasmo intorno al sito e alla sua storia, è crescente: «Ogni giorno – spiega la direttrice del Museo Maria Caterina Pietropaolo – accogliamo decine e decine di utenti. Ultimamente, fanno tappa a Zungri numerosi turisti dell’Est, francesi e poi famiglie, tantissimi ragazzi. E non sono mancati visitatori provenienti da luoghi lontani come Giappone, Canada, Australia, Argentina e Stati Uniti. Siamo aperti ogni giorno (orario 9.00 -19.00) anche a Ferragosto. Resteremo chiusi solo il 5 agosto per la festa della Madonna della neve».
I tesori del Museo

Passeggiare nella “città di pietra”, per i visitatori, è come compiere un viaggio a ritroso nel tempo. L’agglomerato di case-grotte (X-XII secolo) si trova nell’immediata periferia del centro storico di Zungri, in località Fossi, sul costone esposto a sud-est della valle della fiumara Malopera. L’area, attualmente composta da un centinaio di grotte di varie dimensioni e forme, occupa una superficie di circa 3000 mq ed è considerata un unicum a livello regionale. Recenti studi hanno confermato la presenza di ulteriori grotte, collocate fuori dal circuito fino ad oggi conosciuto.
A corredo dell’insediamento, la cittadina del Poro vanta la presenza di un Museo capace di raccontare la storia di una comunità laboriosa, fortemente legata alla terra, all’agricoltura e alla pastorizia. Qui sono custoditi utensili un tempo impiegati nelle campagne, oggetti antichi ad uso quotidiano, il vestiario “delle nonne”: «Gli abiti da sposa, quelli tradizionali, la camera da letto. Sono questi alcuni dei “tesori” – spiega la direttrice del Museo – che incuriosiscono di più i nostri ospiti».
E ancora: «Gli abiti più antichi – aggiunge – sono della fine del 1800. L’abito da sposa più antico è del 1850, realizzato in pura seta: è quello che piace di più. Poi, collocati tutti insieme, forniscono una visuale suggestiva».
Non solo grotte
Ma Zungri non si identifica con le sole grotte. Tra i punti di interesse che richiamano presenze figura il Santuario della Madonna della neve all’interno del quale è custodito il quadro “La visitazione di Maria a Santa Elisabetta”. Il dipinto proviene, secondo vari studi, dalla bottega di Raffaello, considerato tra i più celebri artisti italiani di tutti i tempi.

Altro tassello di questo articolato puzzle, la chiesetta dedicata a Sant’Anna, le porte dipinte e il muro dei proverbi. Un vero e proprio percorso di rivitalizzazione del centro storico attraverso le opere realizzate su antichi portoni di case disabilitate e detti calabresi incisi su alcune pareti che, pian piano, stanno portato alla nascita di una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto. Uno strumento in più per immergersi nelle tradizioni e nella cultura locale della cittadina del Poro.

