C’è un nodo ancora irrisolto attorno al futuro di Palazzo Gagliardi – De Riso, edificio simbolico del centro storico di Vibo Valentia. Al centro della vicenda: un finanziamento pubblico milionario e una società, la Vibo Sviluppo, attualmente in liquidazione.

L’ex presidente della società, Pasquale Barbuto, ha sollevato la questione pubblicamente, segnalando l’esistenza di due finanziamenti destinati al recupero dell’immobile. A frenare tutto, secondo l’attuale presidente della Provincia Corrado L’Andolina, sarebbe proprio la condizione giuridica della società, che non consentirebbe di utilizzare i fondi.

Barbuto, però, contesta questa ricostruzione. «Non si può sostenere che quei soldi siano bloccati per via della liquidazione – spiega –. Le somme stanziate per Palazzo Gagliardi – De Riso, come ho già detto, sono parte di un finanziamento più ampio di 6 milioni di euro, che sono le rimanenze del Patto Territoriale previsto per la provincia di Vibo, ottenuti grazie alla società Vibo Sviluppo e arrivati dal Ministero dello Sviluppo Economico (oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ndr)».

Il pacchetto complessivo, precisa Barbuto, include interventi anche in altri centri del Vibonese, tra cui un progetto per la torretta di Briatico. Il rischio, secondo l’ex presidente, è che tutto finisca per essere vanificato.

«Anche se Vibo Sviluppo è in liquidazione  – continua – esistono strumenti alternativi: si può creare un nuovo soggetto attuatore. La verità è che manca la volontà di utilizzare quei fondi. I progetti sono pronti, approvati dal Ministero, e potrebbero partire subito». Sull’aspetto più tecnico, Barbuto richiama anche le direttive ministeriali: «Esiste una circolare in cui si afferma che una società anche se in liquidazione può e deve spendere i fondi pubblici già assegnati. In caso contrario, questi tornano al mittente».

Sul tema della liquidazione della società, infine, Barbuto solleva un’altra questione: «I soci di maggioranza sono la Provincia e la Camera di Commercio, ed a liquidarla è stata proprio l’attuale amministrazione provinciale, senza un motivo dato che le società normalmente si liquidano quando hanno grossi debiti che non riescono a fronteggiare, non quando hanno un finanziamento di 6 milioni in cassa».

Il caso resta aperto, tra versioni contrapposte e una risorsa economica significativa che – almeno per ora – rimane inutilizzata.