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Il Castello Murat ha spalancato le sue antiche porte alla contemporaneità più audace e vibrante, ospitando la nuova mostra di Pietrantonio Sgrò, artista poliedrico che ha saputo trasformare le sale storiche in uno spazio sospeso tra sogno e materia, simbolo e denuncia, visione e radici. L’evento ha lasciato un segno profondo: centinaia di visitatori, critici entusiasti, occhi lucidi e silenzi carichi di emozione hanno accompagnato l’esposizione. Le opere di Sgrò non si limitano a essere osservate, si attraversano. Sono un viaggio visivo e interiore che affonda nel profondo dell’umano e risale con grumi di verità, bellezza e inquietudine. I quadri e le installazioni esposte – parte della sua più recente produzione – sono un’esplosione di simbolismi e richiami arcaici, ma sempre attuali. Il tratto distintivo di Sgrò è la sua capacità di parlare con una voce antica e moderna insieme, personale e universale. Nella sua arte c’è il Sud, ma anche il mondo. C’è il dolore e la speranza, la rabbia e la rinascita.
Organizzata con il patrocinio del Comune di Pizzo, la mostra è stata più di una semplice esposizione: un momento di riscatto e di orgoglio per tutta la comunità. Come dichiarato dai critici durante l’inaugurazione: «Sgrò è un patrimonio del nostro territorio e il Castello Murat non poteva che essere la cornice ideale per una voce così potente e autentica».
In un’epoca di immagini fugaci e narrazioni vuote, Pietrantonio Sgrò ci restituisce la forza della visione. Le sue opere parlano di radici, di identità, di lotta e speranza. Il suo è un linguaggio che non ammicca, ma interroga. Non addolcisce, ma accende. Dopo questa mostra, è chiaro: Sgrò non è solo un artista da ammirare. È un artista da ascoltare. E il Castello Murat, ancora una volta, si conferma luogo di custodia e rinascita culturale.

