Si riaccende il dibattito a Tropea sulla destinazione del plesso scolastico di viale Coniugi Crigna, dove sarebbe dovuta sorgere una “scuola innovativa” grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro.  A prendere posizione è l’ex primo cittadino Giovanni Macrì che solleva dubbi e perplessità sulla scelta di destinare l’edificio alla nuova sede dell’Arma. 

«Non tutto ciò che è lecito è onesto e corretto» – scrive l’avvocato Macrì – richiamando la necessità di una riflessione pubblica su una decisione che, a suo avviso, incide profondamente sulla vita della città. L’ex primo cittadino, che durante il suo mandato aveva seguito da vicino la vicenda legata alla realizzazione del nuovo complesso scolastico, punta il dito contro l’assenza di confronto con la comunità e con i suoi rappresentanti istituzionali.

«La partecipazione dei cittadini e dei loro organi eletti – afferma – è principio fondante in uno Stato di diritto, non un orpello facoltativo. Una scelta che modifica il tessuto urbano, la viabilità e la vita scolastica di Tropea non può essere imposta dall’alto senza un dibattito pubblico trasparente e informato».

Ma le critiche di Macrì non si fermano all’aspetto politico. L’ex sindaco mette in guardia anche sul piano tecnico e urbanistico, ritenendo «discutibile e potenzialmente pericolosa» la collocazione di una caserma di Compagnia nel cuore del centro cittadino, accanto a tre plessi scolastici e nelle vicinanze di altri due. «Basta immaginare – spiega – uno scenario di emergenza nelle ore di ingresso o uscita degli alunni, con centinaia di veicoli e genitori in transito, per comprendere la criticità di una simile scelta».

Macrì richiama inoltre le norme del DM 1444/1968 e le linee guida ministeriali che indicano come le caserme debbano essere realizzate in aree facilmente accessibili, sicure e distanti da luoghi sensibili. «Nel caso di Tropea – osserva – queste condizioni sembrano disattese. È stato valutato l’impatto urbanistico e sociale? Si è previsto il rischio di contenziosi? Non pare».

L’ex sindaco riporta poi l’attenzione su un altro nodo irrisolto: il destino dell’immobile confiscato in contrada Francischello, già individuato in passato come sede idonea per la Compagnia. «Durante il periodo commissariale 2016-2018 – ricorda – quel bene era stato destinato al Ministero della Difesa proprio per questo scopo. Oggi, però, è scomparso dal radar amministrativo. È paradossale che un edificio confiscato alla criminalità resti in abbandono, mentre si decide di costruire ex novo una caserma in pieno centro».

Macrì non entra nel merito degli aspetti patrimoniali o della complessa vicenda dell’attuale caserma – venduta ai privati e poi riaffittata dallo Stato – ma insiste su un concetto: il rispetto per la comunità. «Quando una decisione, anche legittima, viene percepita come imposta – conclude – si genera sfiducia nelle istituzioni. La trasparenza e la condivisione non sono una questione di stile politico, ma di buona amministrazione. Perché non tutto ciò che è lecito è onesto o corretto».