Un bilancio intenso e significativo segna la fine del primo anno di attività per il progetto "Tuvire – Tutela delle vittime di reato" in Calabria. L'iniziativa, promossa dalla Regione e attuata dall'Associazione Valentia, ha fornito assistenza cruciale a più di 350 persone, offrendo ascolto e avvalendosi di un team professionale e affiatato. Il progetto ha tracciato un quadro toccante delle vittime: la maggior parte sono donne adulte, tra i 30 e i 60 anni, e un consistente gruppo di madri tra i 40 e i 55 anni. Un dato inaspettato è l'aumento di uomini, in particolare padri, vittime di violenza da parte dei propri figli. Questo fenomeno impone una profonda riflessione sulle dinamiche familiari attuali e sull'urgenza di interventi mirati. Le tipologie di reato confermano una drammatica realtà: violenza domestica e intrafamiliare, stalking, e reati a sfondo sessuale. Anche se meno frequenti, non mancano casi di truffe e reati patrimoniali a danno di persone anziane.

Il presidente dell'Associazione Valentia, Anthony Lo Bianco

Con sportelli attivi a Cosenza, Lamezia Terme, Rosarno, Vibo Valentia e Crotone, "Tuvire" ha operato in modo capillare. Dalle violenze intrafamiliari predominanti, in alcune aree sono emersi più casi di violenza di genere e richieste di consulenza legale e psicologica. Lo sportello itinerante si è rivelato fondamentale, raggiungendo vittime in aree periferiche e rurali che altrimenti non avrebbero avuto accesso a un supporto qualificato. Il presidente dell’Associazione Valentia, Anthony Lo Bianco, ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto, definendo "Tuvire" un «presidio di umanità. In questi mesi abbiamo incontrato dolore, paura, ma anche forza e voglia di riscatto. Ogni storia accolta è un passo verso una società più giusta e consapevole», ha dichiarato Lo Bianco.

L'inaugurazione dello sportello vibonese (Foto di repertorio)

«Questo anno di “Tuvire” – ha poi aggiunto – si chiude con la consapevolezza che molto è stato fatto, ma ancora di più resta da fare. Non posso che ringraziare la Regione Calabria con in testa la responsabile del procedimento Maria Scalzo per lo straordinario lavoro compiuto, e tutti gli Uffici coinvolti, senza dimenticare i comandi provinciali dei carabinieri e le Questure calabresi, per la grande disponibilità e professionalità che hanno mostrato, dandoci la possibilità di lavorare per perseguire l’ambizioso obiettivo che ci eravamo posti e che era la base stessa di “Tuvire”. Perché l’ascolto, la protezione e l’accompagnamento delle vittime di reato non possono essere un’eccezione: devono diventare una regola. E dietro ogni numero, c’è una persona che merita tutela».