giovedì,Marzo 28 2024

Musica sacra, il “Torrefranca” omaggia il medico-compositore Franco Ceravolo

Un concerto del Coro e del Quartetto Idorì hanno animato una serata di musica classica nel piccolo borgo di Monterosso

Musica sacra, il “Torrefranca” omaggia il medico-compositore Franco Ceravolo

Nella chiesa di Maria Santissima del Soccorso di Monterosso, si sono esibiti nei giorni scorsi il coro “Fausto Torrefranca” ed il Quartetto Idorì del Conservatorio di Vibo Valentia che hanno proposto, nella serata del 28 maggio, alcuni brani meditativi di repertorio ed omaggiato, infine, l’opera compositiva di Franco Ceravolo (medico); un lavoro appassionato che si protrae dal ’93 e che predilige la riflessione di temi sacri unitamente alla stesura di linee melodiche ed armoniche che si compongono in struttura polifonica. Ceravolo ci consegna negli anni un’ampia antologia di componimenti che pure comprende lo “Stabat Mater” e “Piangi per noi”, proposti all’ascolto e meditazione dei presenti che numerosamente ed attentamente hanno seguito il pregevole concerto. Padre Carmelo Andreacchio scrive che «la versatilità di Franco Ceravolo è nota… ne siamo riconoscenti e crediamo in una sua crescente e meritata affermazione»; sottolinea anche l’importanza della presenza del presidente del Conservatorio, Francesco Vinci, che si è posto con «tenacia ed apertura alle novità ed ha voluto che i riflettori si puntassero sul talento di Franco Ceravolo, con l’auspicio che anche per il futuro possa continuare una feconda ed attiva collaborazione». Nicola Chimirri, commediografo ed abile presentatore della serata, ha apprezzato l’opera compositiva dell’autore e  sottolineando l’ottima esecuzione del «grandioso Coro» e «l’impeccabile direzione» del maestro Gianfranco Cambareri, che insieme hanno proposto alcuni brani di alto valore artistico-spirituale; un vanto poi l’esibizione del Quartetto Idorì,composto da Domenica Franzè, Irene Tripodi, Rita Maiorana e Margherita Franceschini, che propone ed esegue “magistralmente” dei brani, anche questi da gustare e meditare; apprezzamenti, infine, per il maestro d’organo Rocco Bellissimo, pure monterossino, anch’egli lungamente applaudito. 

ceravolo franco monterosso medico compositoreNon sfugge a Chimirri, che vanta una lunga esperienza nell’attività corale, di scrivere che il compositore Ceravolo «sa proporre insieme la bellezza della musica ed il bisogno dell’uomo di riavvicinarsi alla fede. Egli riesce pure a fondere le linee melodiche della polifonia classica con le istanze polifoniche moderne… dimostrando il valore artistico e la genialità delle sue opere». Chimirri aggiunge, infine, che «l’autore ha saputo spalmare su tutt’e due i testi melodie intense e dolci nel contempo», due brani che «interpretano in modo mirabile il senso semantico di ogni singola parola e di ogni frase». Alla fine è stato Franco Ceravolo a salutare e ringraziare i presenti ed in particolare il preside Francesco Vinci «per gli impulsi sensibili e decisi che ha dato alla realizzazione dell’evento, dimostrando che l’attività didattica ed artistica del Conservatorio di Vibo può spingersi nell’entroterra, incontrarsi con le energie e le sensibilità musicali che pure nel nostro tempo si esprimono». Ai ringraziamenti ha unito «un plauso per i maestri, gli eccellenti esecutori e la pregiata interpretazione delle partiture». 

Riferendosi all’arte del comporre un brano sacro, l’autore ha affermato che «le note, le parole e le emozioni devono sapersi intrecciare e fondere per cantare la bellezza che ci sovrasta ed aprirci alla condivisione di un amore, quello divino, che incessantemente ci raggiunge e ci abita». Ed ha aggiunto che tra  i valori e significati che sostanziano i due brani, oltre che sull’esperienza dolorosa di Maria sul Golgota, c’è da meditare sulla sua azione corredentiva. «Ecco perché – ha concluso l’autore – noi la preghiamo e la omaggiamo: il Figlio la costituisce Madre, donna conterranea e contemporanea di tutti gli uomini, che teneramente abbraccia, protegge e consola. Ce la consegna come modello di fede, come “punto luce” se l’oscurità ci sorprende, come “fiume di grazia” che sempre fluisce laddove c’è miseria e sconforto».

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