Libertà da…libertà per, il Liceo Berto di Vibo sul podio nell’ambito del concorso organizzato dalla Fondazione Roberta Lanzino
Medaglia d'argento per lo Scientifico. Il progetto quest'anno è arrivato alla sua 25esima edizione ed ha visto protagoniste 13 scuole e oltre 400 studenti provenienti da tutta la Calabria

C’è un’estate che non è mai finita. È quella di Roberta Lanzino, diciannovenne di Rende, violentata e uccisa nel luglio del 1988, nel pieno della sua giovinezza, strappata via brutalmente. A distanza di 37 anni, il suo volto continua a parlare. Lo fa attraverso l’impegno dei suoi genitori, Franco e Matilde Lanzino che sei mesi dopo l’assassinio hanno dato vita ad un centro antiviolenza a lei intitolato e poco tempo dopo anche alla Fondazione.
Tra le iniziative portate avanti dalla Fondazione c’è un progetto che ha scelto di parlare proprio ai più giovani, dal titolo ”Pollicino e Alice – adolescenti testimoni della parità”, un modo delicato per raccontare ai ragazzi la parità di genere con la possibilità di affrontare temi specifici del disagio adolescenziale e le problematiche connesse.
Quest’anno il progetto è arrivato alla sua 25esima edizione e si è concluso martedì nell’Auditorium ”Guarasci” di Cosenza, con la consueta ”Giornata della condivisione” che ha premiato gli studenti coinvolti nel concorso ”Libertà da…libertà per”. Tredici scuole da tuta la Calabria, 53 incontri durante l’anno scolastico, oltre 400 studenti coinvolti: numeri che diventano volti, storie, visioni.
Tra questi, anche gli allievi del Liceo scientifico ”G. Berto” di Vibo Valentia, che da tempo aderisce al progetto. Un lavoro attento e appassionato, coordinato dalle docenti Annamaria Loiacono e Rosamaria Cantafio, che ha permesso agli studenti delle classi IV D e III C dell’indirizzo ordinario, di confrontarsi, mettersi in gioco, crescere.
Il secondo premio del concorso è andato a Rita Furciniti, della IV D, per lei un attestato e un premio in denaro. «Ogni ambizione di costruire una società migliore è destinata a fallire se non si pone al centro l’educazione dei giovani – ha ricordato il dirigente scolastico Licia Bevilacqua -. È attraverso la loro formazione che si gettano le basi per il cambiamento. È nei banchi di scuola e nelle esperienze formative che si costruiscono i cittadini di domani, dotati degli strumenti per affrontare le sfide e contribuire al progresso comune».
La storia di Roberta è rimasta senza un volto colpevole, ma non senza giustizia. Perché giustizia, a volte, è anche costruire qualcosa che resta. Un filo di luce che attraversa il tempo. E che continua a indicarci la direzione.