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Il restauro green senza spostarsi da Soriano, così è rinata l’antica tela della Madonna del Rosario che ha resistito al sisma del 1783

In una conferenza stampa sono state illustrate le fasi di lavoro sul quadro: «Compromesso da precedenti interventi, ora è tornato alla sua bellezza originaria». Sarà esposto al Polo museale per un breve periodo per poi tornare nella Chiesa di San Domenico

Il restauro green senza spostarsi da Soriano, così è rinata l’antica tela della Madonna del Rosario che ha resistito al sisma del 1783
La tela restaurata, a destra un momento della conferenza stampa

Tra cultura e storia, passando per quasi tre secoli. Si è tenuta nella chiesa di San Domenico a Soriano la conferenza stampa per la fine dei lavori di restauro della tela della Madonna del Rosario, una delle poche opere sopravvissute al distruttivo terremoto del 1783. Un’opera di grande valore artistico, storico e culturale restituita alla comunità di Soriano . Dopo circa due anni, la tela appare totalmente ristrutturata e messa a nuovo, riappropriandosi così dello splendore dei suoi albori.

I presenti alla conferenza stampa

Diversi i volti istituzionali presenti alla conferenza stampa il vicesindaco di Soriano, Francesco Alessandria; il rettore del Santuario San Domenico, padre Rosario Licciardello; la direttrice del Polo Museale, Mariangela Preta; il presidente del Lions Club Vibo, Rodolfo Teti; il past president del Lions Club Vibo, Danilo Cafaro e la restauratrice della tela, Romana Buttafuoco.

I saluti di Mariangela Preta e dell’amministrazione

Ad aprire la conferenza è stata la direttrice del polo Museale, Mariangela Preta, nonché promotrice del progetto di restauro: «Grazie innanzitutto per aver accolto la mia idea, resa possibile anche grazie al supporto del Lions Club. Prima di entrare nel vivo sul lavoro di restauro a cura della dottoressa Buttafuoco, tengo a ringraziare la comunità dei Padri Domenicani e l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Antonino De Nardo. Il convento di San Domenico ha sempre il suo fascino, nonostante il terremoto del 1783 che lo distrusse in gran parte. I resti, però, sono stati gelosamente custoditi dagli stessi Padri Domenicani».
E ancora: «La tela non ha mai lasciato il museo e, inoltre, il restauro è stato fatto in loco. L’opera tornerà esposta al culto e per un breve periodo sarà da noi al museo, ma prossimamente tornerà qui nella sua casa naturale. Anche la dottoressa Daniela Vinci è stata vicina al progetto».

Tanta soddisfazione anche da parte dell’amministrazione comunale, come ha afferma il vicesindaco Francesco Alessandria: «Siamo onorati che questo restauro sia stato effettuato nel nostro Polo Museale, e ciò denota il legame che c’è tra la comunità sorianese e la Madonna del Rosario che rappresenta in un certo senso la salvatrice di Soriano. Noi veneriamo la Madonna del Flagello che ricorre ogni 7 febbraio e direttamente collegata al terremoto del 1783. Anche per questo per noi è un evento molto importante e che ci rende orgogliosi. Ringrazio tutti quanti per la presenza e i Padri Domenicani. La nostra amministrazione ha un occhio di riguardo per queste manifestazioni culturali, e vorremmo che anche la cittadinanza fosse più presente».

Breve introduzione anche da parte di Padre Rosario: «Siamo onorati di avervi qui a partecipare all’inaugurazione del restauro della tela della Madonna del Rosario, che rappresenta uno dei valori più significativi della cultura locale. Un’opera tanto cara a noi perché, anche grazie a essa, facciamo memoria della traslazione del corpo di San Domenico. Tolta la pietra che richiudeva il corpo di San Domenico, infatti, venne fuori un profumo stupendo dal sepolcro. Era il buon profumo di Cristo. E proprio San Domenico ricevette il Santo Rosario dalla Madonna».

L’impegno del Lions Club

Fondamentale, in questo progetto, l’impegno e il supporto del Lions Club Vibo rappresentato dal past president, Danilo Cafaro, e dal presidente Rodolfo Teti. Ecco innanzitutto quanto affermato da Cafaro: «Mi sento particolarmente emozionato perché ho visto questo quadro riappropriarsi della sua naturale bellezza grazie alla bravissima restauratrice Buttafuoco. Quando la dottoressa Preta mi ha fatto vedere il quadro, ne sono rimasto illuminato e adesso è ancora più splendente di prima. Noi in Calabria abbiamo diversi centri che hanno un’immensa cultura e dobbiamo riprenderne possesso, perché in un luogo storico e culturale come questo abbiamo bisogno di grande supporto. Bisogna ampliare verso questa via il territorio di Soriano, perché sta diventando un centro culturale importante nel vibonese e non solo. Il nostro sogno era quello di ridare un’opera che potesse essere fruibile a tutti e far diventare Soriano un centro nevralgico di cultura, anche a livello nazionale. Rimango folgorato da questo quadro e dal lavoro fatto dalla dottoressa Buttafuoco».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Teti: «Anche io mi sento emozionato. Questa è un’opera d’arte che serviva al territorio e rappresenta inoltre la passione dell’artista, oltre a quella dei fedeli. Di conseguenza rappresenta un pezzo di storia di questa terra. Noi come Lions Club abbiamo voluto dare, nel nostro piccolo, un contributo al territorio affinché possa crescere».

Il tocco di Romana Buttafuoco

Il restauro della tela della vergine del Rosario, al Polo Museale di Soriano

La delicatezza della mano e l’estrema competenza nel muoverla è la chiave del restauro di questa tela, e la principale artefice è senz’altro la dottoressa Romana Buttafuoco che ripercorre nel dettaglio ogni fase di restauro dell’opera: «Innanzitutto si trattava di un’opera sopravvissuta al terremoto del 1783. La pittura che noi abbiamo riscontrato era di grande qualità ed estremamente fine anche nelle miniature, soprattutto nei piccoli dettagli come le pupille e altre sfumature. Prima del nostro intervento, però, non si vedeva nulla poiché il quadro era stato completamente rimaneggiato a seguito di interventi negli anni ’90, senza dimenticare che si è ulteriormente deteriorata in seguito a quel restauro perché biologicamente esposta a invecchiamento. Nell’intervento di trent’anni fa era stata passata la vernice, ridipingendo sopra, e questo tipo di lavoro ha creato delle velature di colore che avevano creato piccoli frammenti di mancanze, sopraffacendo la pittura originale e nascondendone i dettagli».

Insomma, un lavoro meticoloso e che non poteva permettere errori, proprio per questo si è dovuto andare per gradi: «Questo tipo di lavoro – ha spiegato Buttafuoco – non mira solo all’estetica ma anche alla conoscenza. Nell’arco di questi due anni, la prima parte è servita alla conoscenza dei materiali adottati e che costituivano l’opera. Era importante sapere quale poteva essere la scuola dell’artista e ciò era possibile solo attraverso uno studio diagnostico». E ancora: «L’opera appariva compromessa e in un forte stato di degrado».

Il restauro green

Il notevole risultato raggiunto è frutto anche dell’intuizione e della competenza della Buttafuoco, che adopera uno stile ben preciso: «Abbiamo utilizzato metodi innovativi volti al cosiddetto restauro green. Quando la chimica si mette al servizio del restauro dei beni culturali nasce il restauro green. Essa è una metodologia che ti permette di effettuare delle puliture controllate senza alterare i pigmenti originali. In tempi passati si utilizzavano dei prodotti non tanto controllabili ma soprattutto tossici. La sfida consiste nell’uso di materiali biocompatibili mantenendo alta la qualità dell’intervento, la ricerca si muove verso l’uso e la sperimentazione di prodotti naturali come aminoacidi e derivati vegetali ugualmente efficaci ma rispettosi dell’ambiente e della salute degli operatori».

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