mercoledì,Maggio 1 2024

Introduzione del salario minimo, Furci (M5S): «Segno di giustizia sociale»

Il coordinatore provinciale del Movimento Cinque Stelle ed ex sindacalista interviene sul "problema urgente di stabilire un limite minimo nella retribuzione oraria"

Introduzione del salario minimo, Furci (M5S): «Segno di giustizia sociale»
Michele Furci

Parte da un excursus storico l’intervento di Michele Furci, ex segretario provinciale Cgil e attuale coordinatore provinciale del M5S nonché scrittore e storico meridionalista, ricordando come “Sin dall’inizio del ‘900, sotto la spinta del movimento operaio e della dottrina sociale della Chiesa, si era affermato il principio secondo cui, nel retribuire il lavoro, bisognava che l’equa retribuzione corrispondesse al valore della prestazione fornita e che fosse in misura tale da poter soddisfare le necessità fondamentali. Derogare a questi principi fondamentali, su cui si è fondato il diritto del lavoro nella parte retributiva e nella parte previdenziale, significa reintrodurre un’idea retriva e antistorica che, motivata da un intento speculativo, scavalca lo stesso concetto del legittimo utile dell’impresa” . Per l’esponente pentastellato “si tratta di una cultura politica che rischia di andare verso un presunto diritto assoluto del libero mercato che fa proprio il concetto di sfruttamento della persona, simile a quello in voga all’epoca del ‘padrone delle ferriere’ “. Richiamando i principi costituzionali, Furci osserva come “questa sia una concezione che vorrebbe superare i limiti imposti dall’art. 41 della Costituzione, dove viene affermato che l’iniziativa privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale. Ostinarsi, come il Governo e la maggioranza parlamentare stanno facendo, a non voler affrontare il problema urgente di stabilire un limite minimo nella retribuzione oraria, significa negare il principio secondo cui il lavoro va riconosciuto partendo da una soglia retributiva minima per poi salire verso la prestazione qualificata, quella specializzata sino ad arrivare al quadro dirigente. Un criterio diverso – a parere del dirigente politico – apre la strada al parametro di lavoro povero, perché retribuire sotto la soglia della dignità umana nega alla radice le conquiste della civiltà del lavoro e il principio fondamentale dell’equità sociale”.

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