martedì,Maggio 21 2024

Leoluca Fedele eroe del dovere, la storia della guardia giurata freddata durante una rapina

Quel drammatico giorno dell’agosto del 1983, a Briatico, il vigilantes stava sostituendo un collega in malattia. Il commosso ricordo del figlio Giuseppe: «Era forte il suo attaccamento ai valori della legalità, della lealtà e dell’onestà»

Leoluca Fedele eroe del dovere, la storia della guardia giurata freddata durante una rapina
Leoluca Fedele, vittima del dovere

A lui sono state intitolate due vie, una a Briatico, luogo della tragedia, una a Vibo Marina, dove viveva con la famiglia. Leoluca Fedele, marito e papà esemplare, amico di tutti, spirò il 29 agosto del 1983 per mano criminale. Morire per lavoro, in una terra, oggi come allora, tradita dalle promesse, dagli annunciati ma mancati cambi di passo. Ma chi era Leoluca Fedele e perché, a distanza di 41 anni da quei tragici fatti, il suo ricordo è ancora vivo? La guardia giurata era intenta a prestare il proprio servizio presso l’ex sede Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, diventata poi Banca Carime a Briatico. Il caso volle che quella mattina sostituisse un collega ammalatosi. L’assalto di quattro banditi a viso scoperto all’Istituto di credito, i colpi di arma da fuoco, due colpi diretti a lui, la vita che scorre. Per il 55enne, originario di Chiaravalle Centrale (Catanzaro), non ci fu nulla da fare mentre i criminali non vennero mai individuati. Nessuno venne punito per il fatto di sangue, che segnò in maniera indelebile i familiari della guardia giurata.

Il sacrificio di Leoluca Fedele

L’efferato delitto al contempo sconvolse Briatico e i paesi limitrofi, così come Vibo Marina dove era amato e stimato dai suoi concittadini, che tuttora lo ricordano con affetto e stima. Ad oggi, la comunità ricorda con gratitudine la generosità e professionalità di un uomo, di un lavoratore, di un padre strappato con violenza alla vita terrena. La storia di Leoluca Fedele è una storia costellata dai sacrifici, dalla ferma volontà di camminare nel solco della legalità. Un uomo semplice, onesto. Negli anni cinquanta emigrò a Caracas (Venezuela) dove svolse la professione di sarto, poi si trasferì per un periodo negli Stati Uniti prima di far rientro nell’amata Calabria, a Vibo Marina, a fine anni Settanta. Nel 1980, la svolta professionale con l’inizio della nuova attività lavorativa alle dipendenze dell’Istituto di vigilanza di Giuseppe D’Agostino di Vibo Valentia. Una divisa che la guardia giurata onorò fino alla fine. “Vittima del dovere”, “eroe”, ma anche marito e padre amorevole. Leoluca Fedele, in questi lunghi anni, per i familiari è stato presenza “viva”. I suoi valori, il rispetto delle regole, l’integrità morale, la lealtà hanno plasmato le vite degli altri componenti del nucleo familiare, tra cui quella del figlio Giuseppe, già al servizio della Guardia di Finanza e del giovane nipote Leoluca, nell’Arma dei Carabinieri, così come quella degli altri due figli Domenico e Franco e naturalmente quella della moglie Giuseppa.

Le parole del figlio Giuseppe

Indelebile il ricordo della famiglia, così come traspare nelle parole del figlio Giuseppe: «A chi lo ha conosciuto – ci racconta – ha lasciato un bel ricordo: marito esemplare, padre premuroso e sempre presente. Forte e costante era il suo impegno in favore del prossimo e l’attaccamento ai valori, in particolare della legalità, della lealtà e dell’onestà, tanto che gli hanno consentito di meritarsi la stima di tutti i suoi concittadini, che tuttora lo ricordano con stima e affetto». Leoluca Fedele, nella tragedia, ha lasciato ai figli un modo per riscattarsi, di andare avanti e dare ad altri un esempio della vita che continua nonostante tutto: «Le targhe a lui dedicate presso le sedi delle ex cassa di risparmio di Calabria e Lucania e le vie a lui intestate a Briatico e Vibo Marina, oltre che ricordo tangibile alla sua memoria, nel segno di chi non si arrende ed esempio affinché il suo sacrificio non sia vano, possono rappresentare anche il valore di coloro che ogni giorno, riconoscono la legalità e, per questo, sono pronti a sacrificare anche la loro vita nell’adempimento del proprio dovere», chiosa infine.

LEGGI ANCHE: Primo maggio, l’Anmil Vibo: «Si discute tanto di sicurezza eppure si continua a morire di lavoro»

Primo Maggio, don Carnovale: «La mancanza di lavoro genera persone ricattabili e impaurite»

top