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Primo maggio, l’Anmil Vibo: «Si discute tanto di sicurezza eppure si continua a morire di lavoro»

Le parole del presidente Caridà in occasione della Festa del lavoro: «La mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro nel nostro Paese continua ad avere conseguenze tragiche. Gli strumenti ci sono ma troppo spesso restano sulla carta». Ecco i dati concernenti morti bianche e infortuni sul lavoro

Primo maggio, l’Anmil Vibo: «Si discute tanto di sicurezza eppure si continua a morire di lavoro»

I temi della sicurezza nei luoghi di lavoro, l’importanza della sensibilizzazione, i dati (impietosi) che attestano un cambio di passo non ancora avvenuto. Michele Caridà, presidente territoriale Anmil di Vibo Valentia, traccia un bilancio tutt’altro che roseo in occasione della festa dei lavoratori: «La giornata del primo maggio – spiega il referente della sezione locale dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro– ci offre l’occasione di riflettere sul lavoro come valore basilare della persona ed elemento fondante della nostra società e, per espresso dettato costituzionale, della nostra Repubblica. In questi anni difficili – aggiunge – riteniamo giunto il momento per riscoprire l’importanza del lavoro quale elemento di crescita non solo professionale della persona, ma come strumento di coesione sociale e di riconoscimento della dignità umana». Al contempo, il primo maggio «diventa anche il momento per ricordare che questi principi spesso rimangano solo parole: ci ritroviamo troppo spesso a stringerci alle famiglie di quanti sul lavoro hanno perso la vita, a tutte le persone che a causa di un incidente devono oggi convivere con una disabilità, a coloro che hanno contratto una dolorosa malattia professionale».

La nascita dell’Anmil e la sezione vibonese

L’Anmil nasce in Italia nel 1943 e da 80 anni si batte affinché alle vittime di infortuni e malattie professionali, nonché alle loro famiglie, siano sempre garantite tutele adeguate da parte dello Stato, a fronte di un danno subito nell’esercizio del proprio diritto costituzionale al lavoro. Allo stesso tempo, tuttavia, è massimo l’impegno affinché questi eventi terribili non accadano più, perché sia assicurata in tutti i luoghi di lavoro la massima attenzione al tema della salute e sicurezza dei lavoratori. Il sodalizio mise radici nel Vibonese negli anni Novanta, a seguito dell’instaurazione della Provincia. In un primo momento, le redini dell’associazione erano saldamente tenute da Michele Rubino. Da oltre un decennio, invece, alla guida dell’Anmil figura Caridà.

Morti bianche e invalidi del lavoro

L’analisi del presidente è lucida: «La mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro nel nostro Paese continua ad avere conseguenze tragiche: migliaia sono le famiglie che perdono un proprio caro, un marito, una moglie, un genitore, un figlio; ancor più numerosi sono coloro che, a causa di un infortunio, subiscono danni fisici e psicologici con i quali dovranno convivere per il resto della loro vita». Cosa è cambiato rispetto al passato? Per Caridà, nessuna svolta: «Nonostante la percezione sia di miglioramento perché i temi vengono con molta più frequenza dibattuti, c’è più sensibilità, i dati indicano però che non è cambiato niente. A livello nazionale i numeri sono impressionati: tre morti al giorno per il 2023». Ad oggi, l’Anmil è «fermamente convinta dell’importanza di dare centralità alla diffusione della cultura della sicurezza, come veicolo di azioni positive in grado di arginare questi tragici eventi agendo sui comportamenti e sulla percezione del rischio che ognuno di noi dovrebbe avere in ogni ambito della vita. Lo facciamo attraverso la testimonianza diretta delle vittime di questi eventi, capace di incidere in maniera molto profonda sui comportamenti e sulle coscienze individuali. Ricordo che abbiamo portato iniziative simili anche nelle scuole vibonesi».

La sicurezza sul lavoro

Migliorare la sicurezza sul lavoro, per Caridà, è possibile tramite la formazione, l’informazione, l’impegno delle aziende e dei lavoratori: «Esistono fin dagli anni Settanta delle figure professionali, i cosiddetti responsabili per la sicurezza, che svolgono un ruolo di grande rilevanza. Gli strumenti ci sono però bisogna applicarli nella quotidianità. In tal modo il numero delle morti bianche si ridurrebbe drasticamente». Per l’associazione «la formazione offerta sui luoghi di lavoro è essenzialmente burocratica e nozionistica, se non addirittura fatta di carta e di attestati a pagamento. Purtroppo la maggior parte dei formatori alla sicurezza oggigiorno è costituita da tecnici che forniscono nozioni, senza un reale coinvolgimento dei destinatari della formazione. In questa logica, dovrebbe invece imporsi una nuova didattica, quella della testimonianza, capace di scuotere le coscienze, arricchire i programmi formativi previsti dalla legge con il coinvolgimento emozionale, che renderà indelebile nella mente del corsista la formazione e la necessità di focalizzarsi non sulle nozioni, ma sulla consapevolezza della centralità della prevenzione». In tale ottica, viene salutata positivamente la proposta del presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Walter Rizzetto «che consentirà di inserire l’insegnamento della sicurezza sul lavoro e del diritto del lavoro nelle scuole all’interno delle lezioni di educazione civica, anche attraverso l’apporto della testimonianza. Un provvedimento importantissimo che – aggiunge il presidente Caridà – ci auguriamo possa essere approvato velocemente anche in Senato per poter essere applicato tempestivamente». L’Anmil, è orgogliosa «di poter contribuire con iniziative concrete ad una battaglia della quale tutti dobbiamo sentirci parte e ugualmente responsabili: solo da sinergie e interessi comuni possono nascere soluzioni ai problemi».

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