giovedì,Agosto 14 2025

Costi alti e concorrenza cinese, i commercianti di Vibo: «Romeo dove sei? Non assisteremo inermi alla morte delle nostre attività»

Un’ottantina di esercenti firmano un forte e inedito appello alle istituzioni e alla politica locale. Mettono in fila le maggiori criticità (tributi esosi, strisce blu, assenza di servizi) e poi puntano al bersaglio grosso: «Non possiamo competere con i centri commerciali che stanno sorgendo»

Costi alti e concorrenza cinese, i commercianti di Vibo: «Romeo dove sei? Non assisteremo inermi alla morte delle nostre attività»

«Noi commercianti di Vibo Valentia non ci stiamo. Il centro storico è al collasso. Affitti insostenibili, bollette alle stelle, tributi comunali spropositati a fronte di servizi spesso inesistenti stanno spegnendo le nostre attività». La prendono larga un’ottantina di commercianti del centro storico, che hanno siglato una lettera, con tanto di rispettivi timbri delle proprie attività, per lanciare con forza un appello alle istituzioni ma anche una sorta di chiamata generale alla mobilitazione. La prendono larga, ma poi convergono sulla questione che nelle ultime settimane sta agitando il settore: la nascita in città di due centri commerciali cinesi già in fase di realizzazione.

«Non accettiamo di restare a guardare, inermi, in silenzio, mentre il commercio di prossimità scompare, trascinando con sé l’identità culturale, le tradizioni e la vivibilità della nostra città – scrivono i commercianti -. Le strisce blu, attive mattina e sera per sei giorni su sette, rappresentano un ulteriore costo quotidiano per chi lavora e un ostacolo per i clienti, che sempre più spesso evitano il centro per paura di incorrere in una multa. Nessuna agevolazione, nessuna attenzione concreta, noi commercianti come fantasmi».

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E ancora: «Le nostre collezioni vengono svendute a saldo pur di sopravvivere, e spesso fatichiamo perfino a recuperare il solo capitale investito, credeteci una vera impresa. Viviamo nell’incertezza, in affanno costante, abbandonati da chi come le istituzioni dovrebbe tutelarci. Ci sentiamo lasciati soli, senza ascolto né risposte».

Insomma, un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della politica e del Comune, che non farebbero abbastanza per risollevare le sorti del commercio vibonese, al netto delle gigantesche difficoltà che un obiettivo di questo tipo comporta in un’epoca dove gli acquisiti online dominano la scena e lo spopolamento dei centri storici lacera il tessuto economico e sociale delle piccole città.

Poi, la lettera passa a battere sul tasto ora più dolente: «E ora? Come possiamo competere con l’apertura imminente di due centri commerciali nel cuore della città? Strutture moderne, climatizzate, con parcheggi gratuiti e prezzi irrisori. Noi non abbiamo alcuna possibilità di reggere il confronto ad armi pari. Se nulla cambia, per noi resterà solo una scelta: chiudere».

Da questa lunga premessa, parte il loro appello alla «Vibo vera! Al cambiamento!» e si rivolgono al sindaco Enzo Romeo, «affinché mantenga le promesse fatte in campagna elettorale». «Era con noi, quando protestavamo la morte del commercio locale – continua la lettera -. Era al nostro fianco e prometteva sostegno al piccolo esercente, a noi che teniamo vive le luci della città, che garantiamo socialità e sicurezza con la nostra sola presenza. Chiediamo oggi atti concreti, non parole. Chiediamo di valutare interventi urgenti e strutturali per salvare ciò che resta del tessuto commerciale del centro. Chiediamo la tutela delle attività di prossimità di centro città, chiediamo il piano del commercio. L’esercente di prossimità va tutelato in quanto a rischio estinzione. Chiediamo politiche che incentivino la presenza di persone, come l’apertura di un polo universitario in centro, e non l’ennesimo centro commerciale».

Infine, la chiosa conclusiva: «Siamo padri, madri, nonni, famiglie intere, che dignitosamente chiedono di essere tutelate. Chiediamo che si percorra ogni via possibile per non farci morire. In caso contrario, Sindaco Romeo, sarà ricordato come il sindaco che ha firmato la fine del commercio locale vibonese».

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