venerdì,Marzo 29 2024

Referendum trivelle, partiti e movimenti si schierano

Da Sinistra italiana a Noi con Salvini passando per Fratelli d’Italia: netta preponderanza del “Sì” tra i soggetti politici presenti sul territorio vibonese. Ma c’è anche chi dice “No”. Ecco di chi si tratta.

Referendum trivelle, partiti e movimenti si schierano

Sono numerose le prese di posizione da parte di soggetti politici di varia natura in relazione al referendum del 17 aprile prossimo sulle concessioni petrolifere in mare, entro 12 miglia dalla costa. Posizioni dalla quale traspare una netta preponderanza del “Sì” all’abrogazione della norma che prevede la dismissione delle piattaforme di estrazione all’esaurimento del relativo giacimento di petrolio o gas.

Si schiera apertamente per il “Sì” Danilo Tucci di Sinistra italiana, il quale rileva come si «assista in queste ore, ad un vero e proprio boicottaggio mediatico nei confronti del referendum con l’obiettivo di far fallire il raggiungimento del quorum. Il paradosso sta nel fatto che questo referendum è stato ottenuto grazie all’iniziativa di nove Regioni italiane, sette delle quali a guida PD. E’ sconcertante come nelle ultime settimane il Pd, per seguire le imposizioni del segretario-premier Matteo Renzi, si sia gradualmente tirato indietro nell’affrontare questa sfida. Ai diktat di Renzi si è ovviamente adeguato il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e i suoi consiglieri regionali che non hanno avuto, nelle ultime settimane, il coraggio di dire, salvo sporadiche eccezioni, una parola in merito al referendum che loro stessi avevano precedentemente proposto. Nonostante tutto ciò i sondaggi degli ultimi giorni indicano come il quorum è a portata di mano, quindi il mio invito – incalza Tucci – è quello di andare a votare “Sì” e avere fiducia nel raggiungimento di un buon risultato».

A sostegno delle sue argomentazioni, l’esponente di SI cita «un recentissimo report del Wwf secondo il quale quasi il 50% delle piattaforme comprese nelle 12 miglia non sono mai state sottoposte a Valutazione d’impatto ambientale ed è ovvio immaginare i rischi ecologici a cui si va incontro. Se il referendum andrà in porto e i “Si” prevarranno tutte le piattaforme piazzate attualmente in mare a meno di 20km da terra verranno smantellate una volta scadute le concessioni, si tratta di una ventina di concessioni della Edison e dell’Eni che scadranno tra il 2017 e il 2026 e quelle del mar Ionio calabrese rientrano tra queste. Quello di domenica prossima è un voto simbolico molto importante per dimostrare con forza la volontà degli italiani di guardare a un futuro fatto di energia pulita, rinnovabile e contro ogni forma di inquinamento».

Anche Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, attraverso il suo coordinatore cittadino di Vibo Valentia, Anthony Lo Bianco, interviene per stigmatizzare l’atteggiamento ambiguo sul tema del partito di governo, ovvero il Pd. «Presumere che un partito possa tenere al suo interno posizioni contrastanti è più che giusto – sostiene Lo Bianco -. i momenti elettorali, però, richiedono unità d’intenti e di prospettive. Nel Pd non sta accadendo questo e rifiutarsi di assumere una posizione è davvero inaccettabile e induce a pensare ad una incapacità politica di rappresentare le richieste degli elettori ed iscritti».

Nel caso in questione, per il coordinatore di Fd’I «è chiara la differenza di pensiero fra il governo Renzi e molte Regioni amministrate dal Pd, come la nostra. In Calabria assistiamo a silenzi imbarazzati. A partire da cariche istituzionali per concludere con dirigenti autorevoli del Pd. Capisco il disaggio e l’imbarazzo e comprendo le posizioni personali, ma la politica è molto più seria di quanto la si possa immaginare. Noi di Fratelli d’Italia, pur nella divergenza di opinioni, restiamo fedeli alla linea dettata dagli organismi democratici che regolano la nostra vita di associazione politica e offriamo un messaggio chiaro agli elettori».

In vista della consultazione referendaria, anche il coordinamento vibonese del movimento politico Noi con Salvini, si spende a favore del “Si”. «Il governo – spiega il referente provinciale Antonio Piserà – si è sempre distinto per una politica in favore delle fonti energetiche fossili, un inammissibile regalo fatto alle compagnie petrolifere che oggi possono estrarre petrolio e gas entro le dodici miglia nei nostri mari, senza alcun limite di tempo. Mettere una scadenza alle concessioni date a società private, che svolgono la loro attività sfruttando beni appartenenti allo stato, dovrebbe essere previsto dalla legge. Nel nostro Paese però la politica pro trivelle messa in campo dal governo ha reso necessario una consultazione referendaria per ristabilire questo diritto».

Piserà ricorda come «dopo l’inchiesta Tempa Rossa avviata dalla Procura di Potenza, che ha coinvolto il governo con le dimissioni del ministro Guidi con il coinvolgimento della Boschi e Del Rio, si è scoperchiato un vero vaso di Pandora sull’affaire petrolio, sono emersi troppi interessi e coinvolgimenti tra le alte sfere del governo e le lobby. Grosse responsabilità le ha il governo Renzi che, con un semplice emendamento alla legge di stabilità blindata con la fiducia, pensava di stravolgere tutto il sistema autorizzativo del ciclo degli idrocarburi. La pezza che ha messo Renzi assumendosi le responsabilità dell’emendamento sono peggiori della scelta che invita a non andare a votare. Bisogna mandare un messaggio chiaro al Governo, non si tratta del solo problema delle trivelle, ma bisogna ripensare a tutta la nostra politica energetica nazionale basandola sulle fonti rinnovabili. Per i calabresi – conclude Piserà -, ma soprattutto per noi vibonesi che viviamo di turismo, bisognerà andare a votare “Sì”, per difendere il nostro territorio dal rischio di disastri, per impedire a Renzi di svendere i nostri mari a qualche petroliere, ma soprattutto bisogna tutelare pesca e turismo, le nostre vere ricchezze.

In controtendenza il movimento “Fare! Con Tosi” rappresentato in provincia dal coordinatore Costantino Massara e dai vicecoordinatori Carlo Staropoli e Giulio Di Masi che annunciano: «voteremo “no”». Per gli epigoni vibonesi del sindaco di Verona: «già due volte sul nucleare, in Italia, ci siamo fatti sfuggire un’occasione sbagliando, quindi privandoci di una scelta che oggi è utilizzata in tutta Europa e in tutto il mondo e con una bolletta energetica per quei paesi molto meno costosa. Adesso siamo fortunati perché il petrolio costa poco e quindi costa poco comprarlo, ma non durerà a lungo». C’è in ballo «l’autonomia energetica del Paese – per Massara, Staropoli, Di Masi – ed è indispensabile evitare strumentalizzazioni. Con il “sì” significa non solo mandare a casa migliaia di lavoratori ma anche aumentare la dipendenza del nostro paese dal puno di vista energetico».

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