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Comune di Vibo, il consigliere Scrugli:«Politica disattente, arrogante e volutamente miope»

L'esponente del Gruppo Misto in Consiglio comunale dichiara che l'apparato burocratico è "poco avvezzo al rispetto di quelle regole da esso stesso imposte"

Comune di Vibo, il consigliere Scrugli:«Politica disattente, arrogante e volutamente miope»
Comune Vibo, Lorenza Scrugli e Maria Limardo
Lorenza Scrugli

“Storie di ordinaria gestione al comune di Vibo Valentia; storie di strafalcioni, disattenzioni, spropositi da parte di un apparato burocratico troppo poco avvezzo al rispetto di quelle regole da esso stesso imposte e di una politica disattenta, arrogante e spesso tanto volutamente miope da non operare alcun controllo a tutela dei diritti fondamentali di ogni cittadino”. Ad affermerlo è il consigliere comunale Lorenza Scrugli la quale aggiunge “è del 26 giugno la determina con la quale si approva l’aggiornamento degli elenchi, inserendovi nuovi ammessi e non ammessi, delle varie short list di professionalità esterne poste a supporto dell’ Ambito territoriale di Vibo. La suddetta determina ha per oggetto: approvazione verbali e graduatorie. Graduatorie, quali graduatorie se si tratta solo di semplici ammessi o non? In effetti leggendo la manifestazione di interesse pubblicata in aprile e a cui dovrebbe ovviamente rifarsi la determina, si evince subito e con chiarezza che la stessa indicava i punteggi da attribuire ai vari titoli prodotti da ciascun candidato la cui valutazione avrebbe dovuto per l’appunto portare a stilare una graduatoria. La determina invece, con faciloneria e disattendendo quanto disposto dall’avviso, cambia tutto non procedendo ad alcuna valutazione di titoli e mettendo tutti nelle medesime condizioni. Perché? Sarà forse perché garantisce in questo modo ampia soggettività alle scelte da effettuare? Perché la politica, che ha il dovere di controllare, non interviene? Non dovrebbe essere interesse di ogni buon amministratore valorizzare il merito attraverso i titoli?”.

La Scrugli prosegue sostenendo che “ancora, poco tempo fa, la nomina del Garante alla disabilità ha visto il vivo apprezzamento, per la scelta, del sindaco e dell’assessore alle politiche sociali. Nulla da eccepire, assolutamente, sulla professionalità della valente figura se non fosse che lo stesso, però, ricopre il ruolo di assistente sociale proprio per l’Ambito territoriale di Vibo. Evito di soffermarmi sui due anni impiegati dal lontano marzo 2021, data di approvazione in consiglio del regolamento sulle funzioni del garante, per conferire la nomina da parte del sindaco, ma credo che per buon senso sarebbe stato opportuno evitare di scegliere proprio una figura che è parte attiva dell’ amministrazione avendo con la stessa un contratto da professionista a tempo determinato. Del resto, che il garante dovrebbe avere un ruolo di terzierà, lo si evince proprio dall’articolo 2 del regolamento approvato nel 2021 la’ dove recita :”l’ufficio del garante, operante in piena autonomia politica e amministrativa, è organo monocratico nominato dal sindaco tra una rosa di nomi proposti da associazioni riconosciute operanti nel mondo dei soggetti diversamente abili e in possesso dei seguenti requisiti”. Non è credibile – precisa il consigliere – che le associazioni non siano state in grado di produrre nominativi di persone terze in grado di battersi per i diritti dei più fragili. Perché allora? Ennesima comprova di questo modo di operare è quanto prodotto qualche mese fa quando il conferimento di incarichi di lavoro autonomo a tre nuovi esperti è stato fatto gravare sul Fondo Povertà, e quindi su quei fondi a cui hanno diritto le fasce più deboli disattendendo, ancora una volta, quelle disposizioni dettate dal comune in un suo avviso pubblico che al punto 2 e 3 evidenziavano: “dalla short list si attingerà per incarichi di natura temporanea, legati esclusivamente alla natura e alla durata dei progetti attivati dall’ambito. La copertura finanziaria delle prestazioni rese dagli esperti e di tutti i relativi oneri di legge è interamente a carico dei suddetti progetti”. A carico dei progetti, scriveva l’amministrazione, e non di un fondo posto a tutela delle fasce deboli dal quale si è già attinto da marzo 2021 a giugno 2022 per circa 150mila euro per i precedenti quattro esperti e si attinge nuovamente da settembre 2022 per gli attuali tre per un importo di 90mila euro. Appare credibile, allora, – conclude la Scrugli – dimenticare quanto inserito in un avviso e approvare un’ingente spesa che disattende lo stesso? È possibile non voler operare gli opportuni correttivi anche quando più volte tutto ciò viene segnalato? E’ possibile utilizzare tutti questi fondi per incarichi anziché destinarli alle fasce più fragili?. Mi fermo qui ma rimango fermamente convinta che finché politica e gestione non saranno l’una il vero controllo dell’altra , difficilmente si potranno garantire quelle condizioni che rendono una società civile degna di essere definita tale o mettere i cittadini nelle condizioni di rivendicare diritti e doveri”.

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