martedì,Maggio 7 2024

L’INTERVENTO | “La partita Italcementi non può considerarsi chiusa”

«Mentre la politica si perde in chiacchiere e baruffe è giunto il momento di prendere seriamente in considerazione il problema della riconversione del sito di Vibo Marina privilegiando la soluzione industriale» afferma il coordinatore di Sinistra italiana Gernando Marasco

L’INTERVENTO | “La partita Italcementi non può considerarsi chiusa”

Da mesi la politica in tutta Italia sta parlando troppo di se stessa e a se stessa; siamo stati trascinati in una campagna elettorale infinita da un Governo irresponsabile che ha subordinato ogni sua azione al fine di essere promosso in questo “giorno del giudizio”, che oltretutto si poteva svolgere già un mese fa.

Il clima politico vibonese si è invelenito, persino all’interno del fronte del “Si” ci sono tensioni per fare a gara a chi è più “ospitale” con un sottosegretario: ci stavamo chiedendo se intervenire a proposito della “baruffa” tra Censore e Costa, se solidarizzare con il “capoluogo” o la “montagna”, se ribadire le nostre ragioni per il “No”, quando è giunta la notizia che il 12 dicembre la Regione ha convocato la Heidelberg Cementi per discutere dello stabilimento di Castrovillari.

E Vibo? L’indignazione dei sindacati e dei lavoratori è comprensibile e condivisibile; meno nobile è il reciproco scaricarsi di responsabilità tra consiglieri regionali, amministratori cittadini e parlamentari. La Regione ci spiega che le situazioni di Vibo e Castrovillari sono diverse, ma così facendo mette il dito in una piaga ancora sanguinante: l’impianto di Castrovillari è ancora attivo, quello di Vibo Marina, che dava lavoro e sostentamento a decine di famiglie, direttamente e con l’indotto, è chiuso dal 2012. Perché Vibo è stata chiusa e Castrovillari, fortunatamente per i suoi lavoratori, no? E’ uno dei tanti esempi pratici del processo di delocalizzazione e deindustrializzazione, al quale i governi italiani degli ultimi anni hanno assistito passivamente, solo che ci fa più male perché è vicino a noi e in questo territorio è quasi impossibile ricollocarsi nel mondo del lavoro.

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Di chi sono le responsabilità? Sicuramente della globalizzazione e dei mercati internazionali, ma ricordiamo la storia politico-economica recente, ce n’è per tutti. Nel 2012 Monti era premier, ma fino a un anno prima il Parlamento era impegnato a discutere sulla maggiore età di Ruby Rubacuori e di suo “zio” Mubarak; il centrodestra era intento ad allargare il “modello Reggio” anche al governo regionale; il centrosinistra con la sua staffetta amministrava saldamente la provincia di Vibo Valentia; al Comune si era insediata la maggioranza di D’Agostino.

Successivamente l’Italcementi si è fusa con l’Heidelberg Cementi, sono cambiati governi e amministrazione comunale, ma anche loro devono assumersi le loro responsabilità: la “partita” dell’Italcementi non può considerarsi chiusa! C’è un rapporto Nomisma, condiviso dall’azienda, da prendere in considerazione e al quale l’Heidelberg non può sottrarsi, con proposte di riconversione manifatturiera, turistica o agroalimentare; a nostro avviso sono da privilegiare le soluzioni industriali che, rispetto alle proposte turistiche, garantiscono più posti di lavoro e per dodici mesi all’anno. L’azienda deve mantenere i suoi impegni, ma deve anche ricevere convocazioni, proposte e piani da parte delle Istituzioni locali: in questo finora il governo di Oliverio e la maggioranza di Costa sono stati colpevolmente assenti e silenti. A loro chiediamo risposte e proposte, a cominciare dai prossimi consigli regionale e comunale.

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A meno ché non ci vogliano far credere che anche per questa vertenza “basti un Sì”… Non si vive di solo referendum e di visite di ministri e sottosegretari amici. Chi ha mancato di rispetto a chi? Chi è il padrone di casa a Palazzo Luigi Razza? Il sindaco o l’onorevole? A chi dare la nostra solidarietà..? La nostra solidarietà va ai lavoratori dell’Italcementi!

*Coordinatore cittadino Sinistra Italiana

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