giovedì,Marzo 28 2024

Serra San Bruno fuori dal Piano coronavirus, critiche bipartisan a Regione ed Asp

Nessuno dei 400 posti di terapia intensiva previsti nei presidi calabresi è destinato al nosocomio cittadino. Tassone si scaglia contro Giuliano, polemici anche l’ex maggioranza e Liberamente

Serra San Bruno fuori dal Piano coronavirus, critiche bipartisan a Regione ed Asp
L'ospedale di Serra San Bruno

Ha scatenato la ferma reazione del consigliere regionale del Pd Luigi Tassone l’approvazione, da parte della Regione, del Piano di emergenza coronavirus che prevede l’attivazione di 400 posti letto di terapia intensiva e subintensiva per le aree nord, centro e sud della regione.

Nella determinazione dei posti, 90 saranno attivati nelle strutture di Cosenza, Castrovillari, Rossano, Cetraro, Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, Mater Domini di Catanzaro, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria, Polistena e Vibo Valentia. Ulteriori 310 posti verranno così attivati: 110 nell’area nord nelle strutture di Paola, Rogliano e Rossano, 100 posti per l’area centro nelle strutture di Germaneto e Tropea. Nell’area sud saranno attivati 100 posti, nelle strutture di Gioia Tauro, Locri, Melito Porto Salvo.

Una prospettiva che ha fatto indignare l’ex sindaco di Serra San Bruno per via dell’esclusione del presidio ospedaliero della Città della Certosa. Tassone usa parole dure e punta l’indice contro il commissario dell’Asp di Vibo Giuseppe Giuliano.  

«È grave che a Serra San Bruno non sia prevista l’attivazione di alcun posto di terapia intensiva e, di certo, non staremo a guardare – afferma -. È altrettanto grave che siano prodotti ordini di servizio per spostare il personale a Vibo. Non consentiremo che manager calati dall’alto adottino decisioni fondamentali per il destino della comunità in maniera leggera, sfrontata e senza alcun confronto. Il commissario Giuliano deve rispondere di questi atti davanti ai cittadini, deve dare conto del suo operato. Se pensa che tutto ciò possa passare sotto silenzio sbaglia di grosso. E sbaglia se pensa di attuare un disegno che estromette le aree periferiche. La gente ha diritto di sapere perché nelle zone montane non è possibile avere la stessa tutela della salute che altrove. Questo non lo accettiamo e siamo pronti a far valere i nostri diritti in tutte le sedi ed a tutti i livelli».

A nulla sono valse, quindi, neppure le precisazioni del presidente della Regione Jole Santelli che, in accordo con il commissario Cotticelli, ha varato il piano spiegando come si sia «scelto, al fine di agevolare l’attivazione immediata, di selezionare strutture attive e di celere adeguamento, individuate con il supporto delle Asp».

«Sappia anche Cotticelli – tuona infatti Tassone – che, se necessario, ricorreremo ad aspre forme di protesta coinvolgendo anche i cittadini vista la percezione della gravità della situazione che si prospetta. E sappia – conclude – che sulla Sanità la comunità non si farà sopraffare da logiche divisorie, ma sarà pronta a lottare con compattezza e determinazione».

Sulla questione si sono espressi anche gli ex consiglieri comunali di maggioranza di Serra San Bruno, stigmatizzando «La scelta di escludere l’ospedale di Serra San Bruno» come «un fatto grave al quale bisogna opporsi con decisione». Jlenia Tucci, Francesco Zaffino, Francesco De Caria, Adele La Rizza, Maria Rosaria Franzè, Gina Figliuzzi e Antonio Gallè, in un documento firmato anche dall’ex sindaco, prendono posizione e si schierano contro la ripartizione dei posti stabiliti per far fronte all’emergenza Coronavirus.

«I vertici della Regione ed il commissario dell’Asp di Vibo Valentia Giuseppe Giuliano – sostengono i componenti dell’ex maggioranza – dovrebbero sapere che il “San Bruno” è dotato di sale operatorie a norma che potrebbero ospitare posti di terapia intensiva. Non si comprende come, proprio un presidio che costituisce un baluardo per la salute della popolazione delle zone interne e quindi disagiate, possa essere estromesso dal Piano. Considerando anche lo stato della viabilità, i residenti delle Serre e delle Preserre si trovano allo stato completamente sguarniti da ogni forma di tutela in un momento delicatissimo».

L’ex maggioranza critica anche «gli ordini di servizio incautamente formulati per spostare personale amministrativo dall’ospedale di Serra e dipendenti che garantiscono il funzionamento dei servizi assistenziali e territoriali verso Vibo Valentia». Si tratta, spiegano, di «un’enorme ingiustizia che sta per essere compiuta a danno di un territorio già di per sé debole. Chiediamo pertanto che il provvedimento sia rivisto immediatamente e che le zone montane del Vibonese siano adeguatamente protette da questo pericolo».

L’esclusione dell’ospedale di Serra San Bruno viene stigmatizzata anche dal movimento civico Liberamente. «Ci rendiamo conto che il momento che stiamo vivendo è particolarmente complicato, così come ci rendiamo conto che può capitare, in situazioni del genere, di commettere degli errori. E sicuramente uno di questi potrebbe essere quello di non aver considerato, nel piano di emergenza predisposto dalla Regione Calabria, come il territorio delle Serre sia popolato da decine di migliaia di persone che, facendo i conti con una viabilità inadeguata, fanno riferimento ad un unico presidio ospedaliero, ridotto ormai al lumicino da anni di tagli indiscriminati.  Persone che, come il resto dei calabresi, potrebbero ammalarsi di Covid 19 ed a cui deve essere garantito il diritto sacrosanto alla salute con la predisposizione di presidi efficaci e servizi di base adeguati all’emergenza che l’intera comunità sta vivendo».

Quindi il movimento reclama «in nome dei nostri diritti, vorremmo capire quale sia stata la logica di questa scelta, quale piano sia stato previsto per affrontare eventuali emergenze in un presidio ospedaliero che è centro nevralgico dell’intera zona montana delle Serre e che, ad oggi, pare essere ancora sprovvisto di dispositivi di protezione personale (tute, guanti, mascherine). Insomma, i numeri della popolazione di Serra e dintorni non possono prendersi in considerazione solo in occasione delle varie tornate elettorali – incalzano -. È doveroso che l’intera classe dirigente, oggi come non mai, dimostri di tutelare il diritto alla salute di tutti, indistintamente».

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