La segretaria cittadina del partito critica l’annuncio del primo cittadino che ha lanciato una sinergia tra Comune e proprietà per trasformare l’immobile abbandonato dagli anni ’90 in un centro congressistico e commerciale
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«Pensare al “Valentini” come centro per negozi significa esclusivamente fare un grande favore alla proprietà in un’ottica speculativa privatistica non tollerabile e comunque non sostenibile per una pubblica amministrazione che dovrebbe pensare all’interesse collettivo». Non usa mezze misure Claudia Gioia, segretaria cittadina dell’Udc, per bocciare il recente annuncio del sindaco di Vibo, Enzo Romeo, che ha prospettato una sinergia con i proprietari del cinema-teatro Valentini, in disuso dagli anni ’90, per la riqualificazione dell’edificio abbandonato e la sua trasformazione in un centro congressuale e commerciale.
«L’amministrazione comunale stenta a dare a Vibo Valentia quel volto nuovo che aveva garantito come possibile in campagna elettorale – continua Gioia -. Fino ad oggi, in concreto, ha provveduto solo a distribuire i soliti incarichi ben retribuiti ma privi di una reale pubblica utilità e nessun passo in avanti è possibile registrare in termini di sviluppo urbano, sociale ed economico. La recente modalità di approccio alla gestione del tema relativo al futuro del “Cinema Teatro Valentini” ne è la prova più evidente».
Secondo l’esponente dell’opposizione, «il sindaco e qualche suo portavoce si sono resi protagonisti di un sopralluogo presso i locali del vecchio teatro Valentini unitamente ad un rappresentante della proprietà per mettere in scena una azione pubblicitaria a scopo propagandistico diretta ad annunciare la volontà dell’amministrazione di recuperare il manufatto per adibirlo ad attività commerciali ed ad una sala per le conferenze». Una scena definita «folcloristica con tanto di telecamera al seguito, con uno stile che nella passata amministrazione veniva proprio dal Pd criticato perché adottato dalla Limardo».
«Il sindaco - continua Gioia - ha dimostrato di non avere idee capaci di recuperare il tessuto sociale e la prospettiva urbanistica. La proprietà dovrebbe invece essere diffidata a tenere i locali in stato adeguato per preservare l’igiene e la sicurezza pubblica e l’amministrazione dovrebbe espropriare nel caso in cui ciò non avvenisse. Poi dovrebbe immediatamente recuperare un finanziamento con fondi strutturali per la cultura che sono tanti ed accessibili per riportare il “Valentini” ad essere quello che era e cioè uno splendido teatro in pieno centro capace di garantire coesione sociale e diffusione di cultura. Del resto, la struttura ha già quella predisposizione e basterebbe un serio progetto di recupero, restauro e messa in sicurezza per recuperalo e renderlo fruibile».
Poi, conclude: «Perché mai dovrebbe funzionare un luogo di negozi o attività commerciali in genere quando in pieno centro la “galleria Vecchio” è chiusa ed inutilizzata? Per le attività commerciali si provveda invece a sostenere quelle poche attività che eroicamente riescono a resistere in Corso Vittorio Emanuele e si torni a pensare al “Valentini” come un grande teatro, motore di una rivitalizzazione del centro della città».


