In una città che non brilla negli indicatori di settore ma che anzi puntualmente si colloca agli ultimi posti nelle classifiche sui consumi culturali, la bocciatura della candidatura a capitale della cultura di certo non ci sorprende e non ci coglie impreparati.
A dire il vero questa battaglia, portata avanti da un comitato che pure si è speso con convinzione, non ci ha mai appassionato, tanto ci è sembrata utopistica e irrealizzabile fin dal primo momento. Tuttavia non abbiamo mancato di dare voce a chi, al contrario, ha messo sul tavolo l’ambiziosa proposta dall’esito prevedibile. Ciò non toglie che una provocazione è stata lanciata, un messaggio è stato inviato, e se un merito va dato a chi ci ha creduto è quello di averne parlato e fatto parlare. E di aver posto, di riflesso, un problema sotto gli occhi di tutti: la mancanza di adeguate politiche culturali.
Magari ci si potrà riprovare tra qualche anno, a patto che prima si lavori per costruire seriamente le condizioni e rendere la proposta più credibile. Realizzando prima di tutto spazi idonei per la fruizione della cultura, investendo nelle relative politiche di settore, facendo una scelta precisa in questa direzione e non improvvisando come spesso avviene a Vibo Valentia.
Si potrebbe partire dal prendere esempio da quel poco che già c’è e che funziona: il Festival leggere e scrivere e il Museo Limen su tutti. E mettere a sistema questi modelli affiancandone altri credibili in egual misura.
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