giovedì,Maggio 2 2024

Serra, al via petizione e raccolta firme pro-ospedale: «Non siamo cittadini di Serie B»

L’iniziativa dei movimenti “Per Serra Insieme” e “Serra al Centro”: «Bisogna garantire un servizio sanitario efficiente»

Serra, al via petizione e raccolta firme pro-ospedale: «Non siamo cittadini di Serie B»
L'ospedale di Serra San Bruno

“Per Serra Insieme” e “Serra al Centro” lanciano una petizione pro-ospedale e al contempo annunciano la raccolta firme. «Dando seguito alla manifestazione promossa nei giorni scorsi a difesa dell’ospedale “San Bruno” e mantenendo gli impegni presi con i cittadini relativamente all’adozione di iniziative a tutela della salute della comunità delle Serre, i movimenti – si legge nel comunicato- hanno predisposto una petizione che sarà sottoscritta dai cittadini per poi essere inviata al presidente della Giunta regionale e commissario ad acta Roberto Occhiuto». Il documento fornisce una descrizione dello stato attuale del presidio sanitario. [Continua in basso]

Per il pronto soccorso «i medici ed infermieri per assicurarne il corretto funzionamento sono insufficienti (per assicurare i turni si fa ricorso alle cosiddette prestazioni aggiuntive, con costi smisurati per ogni ora di servizio)». La Chirurgia «ad oggi di fatto non esiste. Uno dei due medici in forza al reparto è andato da poco in quiescenza. Fino a qualche mese era garantita l’attività ambulatoriale, oggi senza la presenza stabile di un anestesista il medico attualmente in servizio, prossimo anche esso al pensionamento, fatica a garantire le prestazioni ambulatoriali all’utenza».

Medicina e Lungodegenza «a regime avrebbero dovuto avere 20 posti letto per singolo reparto: dovrebbero essere unità operative separate, con propri organici di medici; infermieri e oss. Oggi, invece, riescono con fatica a garantire prestazioni sanitarie ridotte, solo grazie al sacrificio ed alla disponibilità dei pochi medici e personale sanitario ancora in servizio». [Continua in basso]

C’è poi la Dialisi «un reparto costretto, oramai da tempo, in una sede logisticamente inadeguata e che si regge sulla presenza di un solo medico e di infermieri in un numero limitato che non ne consente un normale e regolare». In radiologia «non è garantita la presenza giornaliera di medici radiologi, se non per un solo giorno a settimana. I tecnici, che vi operano con grande spirito di abnegazione, devono trasmettere le radiografie per la lettura e il referto alla Radiologia dell’ospedale di Vibo Valentia, con conseguente protrarsi dei tempi di attesa anche nei casi di massima urgenza». Nel Laboratorio analisi «fino ad oggi, operano un medico, una biologa (di prossimo pensionamento) e 3 tecnici. Peraltro riuscendo anche qui a garantire con enormi difficoltà, date le carenze strutturali, un servizio efficace ed efficienti».

E ancora: «È in servizio un solo medico di Anestesia e rianimazione per assicurare le urgenze del Pronto Soccorso e dell’intero Nosocomio mentre in Riabilitazione e fisioterapia sono rimaste 3 fisioterapiste, di cui una prossima alla pensione e le altre due con contratto part-time. Manca, come la norma prevede, la figura specialistica di riferimento dal momento chi ricopriva tale ruolo è andato in quiescenza oramai da anni». [Continua in basso]

Dalla situazione complessivamente descritta emerge un quadro drammatico: «Il crescente ridimensionamento, l’impoverimento dei servizi e dell’operatività del Presidio ospedaliero di Serra San Bruno, è stato attuato negli anni in violazione di precise norme di legge e del diritto alla salute dei cittadini di tutto il comprensorio. Oggi non risultano garantiti ai cittadini del Comprensorio montano delle Serre i livelli essenziali di assistenza ospedaliera e più precisamente gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera».

Nel decreto del presidente della Giunta regionale (il numero 18 del 2010) viene ribadito «che il numero degli ospedali di zona montana, precisamente Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli, è immodificabile in quanto essi costituiscono una tipologia organizzativa il cui mantenimento è da valutare dopo il superamento della situazione di emergenza socio-sanitaria della Regione Calabria». Risulta pertanto necessaria «una migliore organizzazione dei servizi sanitari, di emergenza/urgenza e di medicina territoriale, che complessivamente interessano il Comprensorio Montano delle Serre, tenendo in considerazione che il Nosocomio di Serra è collocato in una zona montana, olograficamente e socialmente, disagiata». Alla luce di questo scenario, i movimenti richiamano l’attenzione della Regione Calabria e del presidente Occhiuto «affinché, in fase di riorganizzazione della rete ospedaliera, preveda parametri di spesa differenziati per il presidio “San Bruno”, classificato come “ospedale di montagna”, pesando di più la quota capitaria da assegnare alla popolazione che vive nelle zone montane, al fine di garantire un servizio sanitario efficiente, comunque compreso nei livelli minimi di assistenza, sia in termini di raggiungibilità del presidio ospedaliero per l’urgenza e l’emergenza, che riguardo le prestazioni di medicina territoriale».

La posizione è chiara e non lascia spazio a dubbi: «Non siamo cittadini di serie b solamente perché abbiamo deciso di vivere la nostra terra».

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