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Ridimensionamento dell’ospedale di Tropea, convocato un Consiglio comunale aperto

Spazio alle istanze del territorio per salvare quel che resta di un nosocomio importante ma che Asp di Vibo e Regione vogliono trasformare in Casa di comunità con soli venti posti letto

Ridimensionamento dell’ospedale di Tropea, convocato un Consiglio comunale aperto
L'ospedale di Tropea
Francesco Rotolo, portavoce del Comitato civico pro ospedale

Il disco verde recentemente dato dall’Asp vibonese per la creazione di un ospedale di comunità con soli venti posti letto ha alzato un polverone su più fronti non soltanto a Tropea. Un argomento così caldo sul quale ora anche l’amministrazione comunale vorrebbe avere un ruolo. Ecco perché per lunedì 20 febbraio alle ore 10,30 a palazzo Sant’Anna si terrà una seduta consiliare in forma aperta. Spazio di partecipazione e di intervento, dunque, anche a cittadini, associazioni, sindacati, partiti organizzati e operanti in città, oltre ai rappresentanti delle istituzioni.

Sul piatto c’è il rischio concreto di ridimensionare sempre più il nosocomio cittadino, depotenziandolo in previsione di una definitiva chiusura. E proprio questi timori di fondo tengono accesi i riflettori al fine di scongiurare un simile evento. [Continua in basso]

Da giorni anche il comitato civico pro ospedale, attraverso l’avvocato Francesco Rotolo, si professa fortemente contrario a qualsiasi azione atta ad agevolare la chiusura o il ridimensionamento dell’ospedale: «Vanno chiarite tutte le ombre di questa operazione finalizzata chiaramente alla chiusura dell’ospedale mediante un abile gioco terminologico. A nessuno sfugge come “Ospedale” e “Ospedale di comunità” siano denominazioni pericolosamente simili, capaci di ingenerare in errore. Gli ospedali di comunità sono delle strutture leggere, presenti in altre realtà, – spiega il comitato – e per la nostra regione vengono introdotti nel piano di finanziamenti Pnrr sulla sanità».

Il sindaco Giovanni Macrì,

Anche i sanitari stessi, giorni addietro, sono intervenuti sulla faccenda, appellandosi ai cittadini per fare leva sulla reale applicazione dei livelli essenziali di assistenza: «Da addetti ai lavori si evince la conferma del carattere classista e “burocratista” dei problemi che attanagliano la sanità locale, con una dispersione delle poche forze presenti verso l’interesse privato. Vedasi lo stop provvisorio per la chemioterapia all’ospedale di Tropea, l’attività chirurgica completamente bloccata o ancora la realtà assurda della radiologia dove esistono i macchinari ma non i medici e un paziente è così costretto ad aspettare molto tempo per il referto che deve essere fatto a Vibo Valentia o in un altro ospedale. Per non parlare della carenza dei medici di guardia».
Allargando poi il discorso, gli stessi sanitari evidenziano come su Nicotera, Ricadi o di Tropea «nessun sindaco si è mai lamentato del fatto che il proprio comune la sera fosse senza medico, così come nessuno dice che molte ambulanze, ormai, sono demedicalizzate».

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