Vent’anni di chiacchiere: il nuovo ospedale di Vibo tra promesse e cantieri fermi
Le telecamere di “Dentro la notizia” accendono i riflettori sulla sanità vibonese, sulle carenze dello Jazzolino e sulla necessità di far ripartire i lavori per la creazione del nuovo nosocomio: «La politica si deve svegliare»
Un’attesa lunga vent’anni, continue pose di “prime pietre” ma i cancelli del cantiere per l’edificazione del nuovo ospedale restano chiusi. Le telecamere di “Dentro la notizia”, la trasmissione targata LaC condotta da Pasquale Motta, hanno fatto tappa a Vibo Valentia per documentare la situazione del costruendo (o forse no) nosocomio cittadino. Il viaggio a ritroso – tra promesse disattese e tempi infiniti – parte addirittura dagli anni Ottanta e plana su una data simbolo, quella del 17 maggio 2023, con l’ennesima cerimonia di consegna lavori alla presenza delle più alte cariche istituzionali del territorio. La volta buona? Non proprio. Perché a distanza di una manciata di mesi, nulla si muove all’interno del cantiere. Né cantiere, né operai. Solo segnaletica tra le felci e una sterpaglia che cresce rigogliosa. La prima pietra, come ricordato dalla giornalista Cristina Iannuzzi, risale al 2004 con una cerimonia in pompa magna e poi la scia infinita di sequestri e dissequestri, inchieste giudiziarie, il problema del terreno a rischio idrogeologico che ha creato non pochi intoppi. Quindi, l’annuncio, due mesi addietri, entro tre anni, l’ospedale vedrà la luce. Ma non è solo il nuovo ospedale ad allarmare la popolazione. Lo storico nosocomio “Jazzolino” versa in una crisi senza precedenti. Basti pensare al parziale crollo del controsoffitto registrato nel reparto di Ginecologia. L’ultima delle “disavventure” registrate presso il più importante riferimento sanitario della provincia. In tale contesto, sono state ricordate le dichiarazioni dell’attuale commissario dell’Asp di Vibo Valentia, che ha annunciato cospicui interventi strutturali – per 21 milioni da fondi del Pnrr– al fine di restituire dignità alla struttura.
Vent’anni di chiacchiere
L’analisi sullo stato in cui versa la sanità locale, è stata condotta grazie alla presenza dei referenti dell’osservatorio civico Città attiva Vibo. In particolare, l’avvocato Francesca Guzzo ha sottolineato: «A Vibo non c’è una buona sanità e non sono garantiti i servizi essenziali. Mancano le strutture, gli operatori sanitari. Quelli che ci sono, seppur con grandi sacrifici, hanno un impianto fatiscente a disposizione e faticano a lavorare con serenità». Pertanto «prima di investire nel nuovo ospedale si dovrebbe garantire alla gente l’accesso ad un ospedale adeguato al 2023. Questo non è adeguato neanche al Medioevo». Sulla stessa scia, l’intervento di Sergio Barbuto, Liberamente progressisti (con Antonio Lo Schiavo): «Cerchiamo di capire quali sono i punti critici che impediscono ai lavori di procedere ma vogliamo ricordare che l’iter è partito ben più lontano degli anni Duemila e precisamente dagli anni Ottanta con i primi espropri e poi con le pose delle varie pietre. Abbiamo vissuto le varie fasi politiche, con ogni esponente venuto qui a posare “la prima pietra” ma sta di fatto che abbiamo avuto la consegna dell’ospedale il 17 maggio e hanno tempo tre anni per concludere. Ma se hanno perso già 60 giorni e non si vede l’ombra di una macchina come pensano di portare avanti una situazione che si è incancrenita? La politica si deve svegliare».
In tale contesto, sembra che l’impresa vincitrice dell’appalto si sia già ritirata ma manca l’ufficialità da parte delle istituzioni che non hanno (al momento) comunicato nulla alla cittadinanza. Forte la voce dell’Osservatorio civico che attraverso l’avvocato Daniela Primerano ha poi aggiunto: «La presa in giro delle prime pietre hanno spento la speranza. Questo territorio – ha rimarcato – è stato abbandonato da anni». Sullo Jazzolino, la visione è unanime: «Ha bisogno di essere potenziato proprio alla luce delle lungaggini che stanno interessando la costruzione del nuovo ospedale. Abbiamo reparti che sono stati depotenziati nel silenzio assordante della politica e delle istituzioni. Abbiamo portato all’attenzione del neo commissario Asp, la situazione di Ortopedia che non ha nemmeno la reperibilità notturna. Se una persona ha un incidente, fino alle 8 del mattino non può ricevere assistenza. Cosa fare? La reazione dei cittadini deve essere forte. I livelli di assistenza in questa terra, commissariata per 12 anni, non sono stati mai garantiti». E così si alimentano i viaggi della speranza, di decine e decine di pazienti costretti a rivolgersi presso altre strutture in regioni lontane da casa per potersi curare».
A tirare le fila del tema salute/sanità, il portavoce del sodalizio, Vincenzo Neri: «La voglia di combattere da parte dei cittadini c’è ma deve aumentare. Si è parlato di prime pietre ma sono ormai sparite, sepolte dalle sterpaglie. Virtualmente c’è un macigno che dovrebbe pesare sulle coscienze dei politici a prescindere dal colore o appartenenza politica». E ancora: «Impensabile che al 4 luglio, Ortopedia disponga di soli 6 posti letto e l’emergenza-urgenza venga allocata in fondo al corridoio con armadietti disposti a séparé. In più nel periodo estivo, la popolazione a Vibo aumenta. I politici venissero per strada, a vedere lo stato di avanzamento dei lavori, la situazione dell’ospedale. Siamo cittadini e la dignità deve essere pariteticamente vagliata da Nord a Sud». La puntata è disponibile su LaC play.
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