Città Attiva punta il dito contro l’Asp di Vibo: «Ha ridotto il debito, ma non ha fatto nulla per la carenza di personale e posti letto»
Le coordinatrici dell'osservatorio civico Primerano, Guzzo e Grillo: «Chi gestisce un'Azienda sanitaria deve innanzitutto garantire il diritto alla salute e quindi deve avere come finalità principale quella di potenziare i servizi»

Le coordinatrici dell’osservatorio civico Città Attiva di Vibo Valentia: Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo, intervengono sugli ultimi eventi che hanno riacceso i riflettori sulla sanità vibonese. Sorvolano le questioni che hanno gettato nuove ombre sullo Jazzolino, dalla morte di Martina Piserà del bimbo che portava in grembo al decesso di un feto al quinto mese di gestazione fino alle dimissioni del primario del reparto di ostetricia e ginecologia, il dottore Vincenzo Mangialavori per soffermarsi sull’approvazione del bilancio da parte dell’Azienda sanitaria.
«Finalmente arriva una buona notizia per la sanità vibonese», si legge nel comunicato stampa. «La notizia che ha fatto entusiasmare gli attuali vertici dell’Asp e per la quale tutti dovremmo rallegrarci, riguarda i conti, sì, pare si sia ridotto sensibilmente il debito dell’Azienda, quindi adesso che abbiamo bilanci più leggeri, possiamo fare salti di gioia ed essere tutti più contenti». È un affondo sarcastico quello riportato dalle attiviste dell’osservatorio civico, secondo le quali «Chi gestisce una Azienda deve innanzitutto garantire il diritto alla salute e quindi deve avere come finalità principale quella di potenziare i servizi, di individuare soluzioni per le tantissime criticità, prima fra tutte la carenza di personale e di posti letto, deve far funzionare l’assistenza territoriale anche per alleggerire il carico del Pronto Soccorso che rischia di esplodere, e deve essere anche in grado di offrire al personale condizioni dignitose di lavoro, per rendere attrattiva ‘l’Azienda’, e per soddisfare al meglio le esigenze di cura dei pazienti.
Certo – proseguono Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo – anche i numeri contano, ed infatti abbiamo segnalato spesso la forte penalizzazione che continua a subire l’Asp di Vibo Valentia, che anche di recente, in occasione del riparto del Fondo Sanitario Regionale, a parità di popolazione, ha ricevuto 96 milioni in meno rispetto all’Asp di Crotone, quest’ultima può anche contare su ben 3 sedi della Farmacia Territoriale, per offrire un servizio più efficiente, mentre nel vibonese ce n’è solo una, certamente accogliamo con favore la notizia della distribuzione a domicilio dei farmaci, ma pretendiamo che venga effettuata con costi a carico del bilancio dell’Asp, non certo di quello comunale, perché sappiamo bene che i Comuni del Sud per la spesa sociale ricevono pochissime risorse, per cui non possono certo permettersi il lusso di farsi carico anche di costi che dovrebbero essere sostenuti da altri Enti, com’è avvenuto a Serra San Bruno. E sempre per rimanere in tema di numeri, l’Asp di Vibo ha anche la più forte incidenza di mobilità infraregionale per ricoveri, oltre che per la specialistica, e questo dovrebbe far riflettere molto chi gestisce la nostra ‘Azienda’, perché quei numeri testimoniano con chiarezza che il fabbisogno di Salute qui, non trova adeguate risposte, ma evidentemente il principio di equità su Vibo non trova applicazione».
Le attiviste di Cittattiva si uniscono «al coro di coloro che in questi giorni stanno mettendo in seria discussione la gestione che si sta facendo della sanità vibonese, anche perché se da un lato c’è chi ritiene che ci sia da esultare, dall’altro continuiamo a raccogliere le richieste disperate da parte della popolazione, abbandonata a se stessa, ed allo stesso tempo del personale, umiliato, che continua a combattere a mani nude, ma c’è anche chi ha deciso di arrendersi, davanti all’indifferenza di chi probabilmente ha perso di vista il principale obiettivo del proprio mandato. Abbiamo quindi la sensazione che il piedistallo sul quale qualcuno ha scelto di posizionarsi, sia un po’ troppo alto, ed il rischio di cadere è concreto, conviene quindi che scenda al più presto e cominci a calarsi nella realtà quotidiana, per intraprendere davvero un percorso virtuoso che preveda il rilancio dei servizi sanitari pubblici, anche perché sia chiaro a tutti, la Salute, è un diritto anche per noi e non abbiamo alcuna intenzione di rinunciarci», concludono.