Screening oncologici: Calabria fanalino di coda, a Vibo nel 2024 effettuate 3.500 mammografie
Per la Uil è un dato significativo, segnale di ripartenza della prevenzione. Nel Reggino percentuali più alte, mentre a Cosenza e Crotone i dati risultano insufficienti o meno dettagliati

La Calabria si conferma purtroppo fanalino di coda a livello nazionale per l’adesione ai programmi di screening oncologico, secondo i dati 2023 dell’Osservatorio nazionale screening (Ons). Un quadro generale preoccupante che tocca da vicino anche la provincia di Vibo Valentia, dove però si registra un dato che, pur nella sua modestia, lascia intravedere un barlume di speranza per la prevenzione del tumore al seno. Nel 2024, a Vibo Valentia, sono state effettuate 3.500 mammografie presso l’ospedale Jazzolino. Un «numero significativo – per il segretario generale Uil Calabria Mariaelena Senese, il segretario generale Uilp Calabria Francesco De Biase e la responsabile del coordinamento Pari opportunità Uil Calabria Anna Comi – soprattutto se si considera che a inizio anno le visite erano state sospese per un guasto al macchinario, riprendendo solo a metà febbraio. Questo dato, seppur parziale e non correlato a una percentuale specifica sulla popolazione target – prosegue la nota stampa congiunta -, indica un’attività di screening mammografico che, nonostante gli ostacoli, sta cercando di ripartire».
Calabria ultima nella prevenzione
Il dato di Vibo Valentia si inserisce in un contesto regionale desolante. «I programmi di screening oncologico, volti alla prevenzione secondaria del tumore della mammella, del colon-retto e della cervice uterina – prosegue la nota stampa congiunta dei comparti Uil e Uilp Calabria -, mostrano in Calabria percentuali di adesione bassissime. I numeri del Sistema sanitario nazionale (Passi 2022-2023) sono impietosi: la copertura screening mammografica organizzata nella regione è pari al 9,7% del target, quella cervicale al 19% e quella colorettale all’8,3%». Confrontando Vibo con le altre province calabresi per cui si hanno dati, la situazione generale rimane critica. «L’Asp di Reggio Calabria, pur con percentuali ancora molto contenute (5,75% per lo screening mammografico, 2,5% per il colon-retto e 8,6% per la cervice nel primo semestre 2024), è la provincia con l’adesione più alta in percentuale. L’Asp di Catanzaro, invece, si ferma al 5,52% per il mammografico, al 16,5% per la cervice e al 2,5% per il colon-retto nel 2023, ottenendo una valutazione “gialla” (media) da Agenas. Cosenza menziona una convenzione con Komen Italia per 2.500 screening mammografici, ma i dati sono meno dettagliati per le altre tipologie. Dalla provincia di Crotone, infine, non sono noti dati sugli screening».
La diagnosi precoce è fondamentale. Senese, De Biase e Comi aggiungono: «Per il tumore al seno, il più diffuso nella popolazione femminile, se scoperto in fase iniziale, le possibilità di guarigione superano il 90%. Nonostante ciò, l’accesso a questi screening gratuiti è ancora un privilegio per molti, soprattutto in Calabria. Mentre regioni virtuose come Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna hanno esteso le fasce d’età per gli screening mammografici (45-74 anni) e colorettali (70-74 anni), la Calabria, soggetta a un piano di rientro, non ha potuto implementare tali estensioni, limitando di fatto le possibilità di prevenzione per un’ampia fetta della popolazione». È cruciale che i cittadini conoscano un loro diritto fondamentale: «La possibilità di eseguire i test di screening tramite il Servizio sanitario nazionale anche se non si rientra nell’età target di riferimento. Basta recarsi dal medico di famiglia per ottenere un’impegnativa con specifici codici di esenzione, come il D03 per la mammografia o il D04 per la colonscopia. Questa esenzione è indipendente dal reddito e garantisce un accesso, seppur con possibili tempi d’attesa, a queste prestazioni vitali».
L’appello della Uil Calabria: «Prevenire è vivere»
Il Coordinamento per le Pari opportunità della Uil Calabria, preoccupato per la bassa adesione, ha «lanciato una campagna di sensibilizzazione sugli screening oncologici gratuiti, coinvolgendo Caf e Patronati». L’obiettivo è «informare donne e uomini sui loro diritti, promuovendo l’idea che la prevenzione sia un diritto universale e non un lusso». Mariaelena Senese, Francesco De Biase, e Anna Comi sottolineano ancora «l’importanza del consiglio del medico di famiglia, spesso più efficace di un semplice sms nell’incentivare l’adesione». L’appello finale è forte e chiaro: «Chiediamo con forza quindi che anche in Calabria tutte le donne tra i 45 e i 74 anni vengano non solo informate ma anche incluse nei programmi di screening gratuito, con inviti attivi da parte delle Asp e percorsi organizzati per garantire una diagnosi tempestiva e un’assistenza di qualità. La salute non può aspettare e prevenire è un diritto, non un privilegio che dipende dal luogo in cui si risiede».
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