Zambrone, due opere narrano la santità di don Mottola e Mamma Natuzza
Le composizioni in ferro, realizzate dal maestro La Gamba, fanno parte del Museo a cielo aperto voluto dall’amministrazione guidata dal sindaco L'Andolina
Il prossimo 10 ottobre si svolgerà la cerimonia di beatificazione di don Francesco Mottola. Al contempo c’è grande attesa per conoscere la data di apertura al culto della chiesa della Villa della Gioia, realtà religioso-socio-assistenziale sorta a Paravati per volontà della Serva di Dio Natuzza Evolo.
Due figure particolarmente amate dai fedeli, che ancor più in epoca di pandemia suscitano profonda devozione e ammirazione.
A Zambrone, ad esempio, da alcuni mesi i due esempi di santità vibonesi sono stati immortalati in altrettante composizioni in ferro realizzate dal noto maestro Antonio La Gamba. Quella di don Mottola è situata in piazza VIII Marzo ed interessa tutto il mondo creato dal beato di Tropea. Nel Museo a cielo aperto, “Calabria al femminile” – fortemente voluto dalla compagine amministrativa guidata dal sindaco Corrado L’Andolina – don Mottola sussiste insieme ad Irma Scrugli e Ada Furgiuele. L’opera coglie un istante della loro vita, in cui il santo sacerdote è assistito dalla prima, mentre la seconda figura femminile solleva per aria un bambino, con tenerezza e straordinaria amorevolezza. L’aquila va verso il sole, in ossequio al loro motto. Infine, tante mani che indicano la solidarietà.
La statua è stata donata da Vincenzina Princivalle, nipote di Adua Furgiuele. Non distante staziona l’opera che raffigura Natuzza Evolo nell’atto della preghiera. I raggi dello spirito santo, irradiati da Gesù, si riflettono sul costato e nelle mani della mistica di Paravati, nello stesso punto in cui nel periodo di Pasqua riceveva le stimmate. Entrambe le opere sono incardinate in un complesso museale unico e originale, che include tredici statue dedicate al mondo femminile e immortala quattordici figure storiche di donne calabresi. Da qui a breve dovrebbe essere completato con la realizzazione di un “Giardino della macchia mediterranea”. Insomma, c’è una Calabria che non si arrende alla mediocrità e punta all’arte e alla cultura come elementi imprescindibili per una crescita civile e sociale.
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