sabato,Aprile 27 2024

A settant’anni dalla strage della Littorina una stele a ricordo delle nove vittime – Video

È stata collocata lungo la strada provinciale tra Vibo Marina e Pizzo, sopra vi sono incisi i nomi di chi perse la vita nel tragico incidente ferroviario. Stamattina la cerimonia commemorativa voluta dalla Pro Loco

A settant’anni dalla strage della Littorina una stele a ricordo delle nove vittime – Video
I parenti delle vittime davanti la stele commemorativa

Sono passati settant’anni da quel tragico 17 novembre 1951. Quella data appare ormai lontana e anche i fatti tendono a divenire evanescenti, il loro ricordo diventa sempre più sbiadito rischiando di cadere nell’oblio.
Ma la polvere del tempo non ha reso opaco il ricordo di quella tragedia, il più grave disastro civile avvenuto nel territorio vibonese, almeno a giudicare dalla numerosa presenza di persone intervenute per assistere alla cerimonia per la collocazione di una stele commemorativa del doloroso episodio. [Continua in basso]

L’evento è stato organizzato dall’associazione Pro Loco APS di Vibo Marina con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia, dell’amministrazione provinciale e con la collaborazione dell’Istituto comprensivo statale “Amerigo Vespucci” di Vibo Marina, della parrocchia “Maria SS. del Rosario di Pompei” e della Pro Loco di Pizzo. Importante, inoltre, l’aiuto fornito dal gruppo Pubbliemme Italia a cui la Pro Loco ha rivolto un sentito ringraziamento.
Con la finalità dichiarata di onorare le vittime e le loro famiglie, conservare la memoria del tempo e dei luoghi, ribadire l’importanza dell’impegno civile, salvaguardare sempre il rapporto uomo-ambiente.

La stele, che riporta i nomi delle nove vittime dell’incidente, è stata collocata presso il ponticello ex tracciato FCL attiguo al Casello n.1, sito lungo la strada provinciale Vibo Marina-Pizzo presso la piazzola di sosta in Contrada Sant’Andrea e molto vicino al luogo del disastro. Presenti alcuni parenti delle vittime e autorità civili e militari.

Un’iniziativa – è stato sottolineato dagli organizzatori – volta al recupero e alla conservazione della memoria collettiva. La memoria è diversa dal ricordo, che pure è di grande rilievo. Il ricordo è legato principalmente agli affetti, mentre la memoria, fatta anche di ricordi, è conoscenza e riflessione. La memoria ci consente di ricordare i fatti del passato per cercare di capirli e trarne indicazioni valide anche per il presente. [Continua in basso]

Il tracciato ferroviario prima dell’incidente

Il crollo di un ponte, per lo più di non grande rilevanza e difficoltà ingegneristica, che avrebbe potuto essere ricostruito in meno di un mese, segnò invece la fine della breve vita di una delle più utili e panoramiche ferrovie a scartamento ridotto dell’Italia meridionale. Per anni si svolsero diversi e impietosi processi. In un primo momento era stato indagato per omicidio colposo il povero casellante Domenico Di Bella, il quale quella mattina non avrebbe ispezionato all’alba la tratta di linea ove era ubicato il ponte Ciliberto e per tanti anni questo innocente capro espiatorio subì un’ingiusta e pesante accusa e un rimorso di coscienza di cui non sapeva darsi spiegazione. Nel 1954 la Corte d’Appello di Catanzaro dichiarava di non doversi procedere per essere rimasti ignoti gli autori del disastro ferroviario.

Il ponte non venne più ricostruito e la società “Mediterranea”, nuova concessionaria della tratta, istituì un servizio di trasporto su gomma.
Nel 1963 il governo, forte del parere favorevole espresso dai Comuni interessati, decise di chiudere e smantellare il tracciato ferroviario che, in base al progetto originario rimasto sulla carta, avrebbe dovuto congiungere Vibo Marina a Soverato, attraversando le Serre.
Dopo settant’anni l’arcata del ponte è ancora lì, franata e frantumata, a ricordare quel tragico evento ma anche l’ignavia e la poca lungimiranza dei governanti e amministratori dell’epoca.

Da segnalare che il cognome corretto del secondo nome apposto nella targa della Pro Loco è Cichello con una sola C.

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