mercoledì,Aprile 24 2024

Morto a Palermo fratel Biagio Conte, il “San Francesco dei nostri giorni”

Nel 2016 ha attraversato a piedi il Vibonese durante il suo pellegrinaggio a Roma. Il racconto della sosta a Mileto, dopo aver incontrato il vescovo Renzo

Morto a Palermo fratel Biagio Conte, il “San Francesco dei nostri giorni”

Era il 30 aprile del 2016 quando Biagio Conte sostò a Mileto, nel corso del pellegrinaggio a piedi che da Palermo lo avrebbe portato a Roma da Papa Francesco. Il frate laico, fondatore nel capoluogo siciliano della “Missione Speranza e Carità” atta a cercare di rispondere alle drammatiche situazioni di povertà e di emarginazione presenti nella sua città natale, apparve all’improvviso nel cortile della curia, dopo aver incontrato nel suo appartamento privato il vescovo dell’epoca, monsignor Luigi Renzo. Con addosso il saio verde e in mano la croce in legno, aveva deciso di intraprendere questa iniziativa in giro per l’Italia, per perorare la sua causa a favore dei poveri e per portare universalmente a tutti il messaggio di pace e di fratellanza cristiano. Al suo fianco, il fido “cireneo”. Chi lo ha incontrato in quei momenti ne ricorda il volto splendente e il sorriso buono e contagioso, la luce che traspariva dai propri occhi, il calore che emanava dalle mani benedicenti. Una volta giunto nel cortile della curia ha fatto visita all’adiacente Museo statale, soffermandosi con la purezza di un bambino davanti alle opere sacre e sostando in preghiera davanti allo splendido crocifisso in avorio attribuito ad Alessandro Algardi. Poi, prima di ripartire alla volta di Roma, la sua entrata nella basilica cattedrale, chiesa madre della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. [Continua in basso]

Ai presenti rimane impresso in modo indelebile lo slancio e la devozione con cui si pose a baciare la rappresentazione della natività presente sul portone bronzeo centrale, il santino con la preghiera del “Gesù confido in te” che volle donare. Nelle scorse ore fratel Biagio Conte si è spento serenamente a Palermo, nella stanza-infermeria della Cittadella del povero e della speranza di via Decollati, da lui voluta a sostegno degli “invisibili”. Da tempo conviveva con una grave malattia. È morto a 59 anni, accudito amorevolmente dai suoi compagni di viaggio più stretti e da molti di coloro che amava definire “i miei fratelli ultimi”. Del resto, proprio ai bisognosi e agli emarginati il “San Francesco dei nostri giorni” ha dedicato gran parte della sua vita, abbandonando gli agi della famiglia benestante, facendosi carico delle loro attese e speranze e divenendo egli stesso “povero tra i poveri”. Da qualche ora, come detto, fratel Biagio non c’è più, ha abbandonato questa terra ed è salito in cielo. Anche lì starà sicuramente già perorando la causa dei barboni e dei disperati che vivono per strada e in emergenza. Qui, invece, lascia in eredità il frutto delle sue fatiche, le realtà assistenziali che sono sorte grazie a lui, il suo messaggio di speranza… la testimonianza di eroica fede cristiana e di santità che lo ha contraddistinto sino all’ultimo respiro.               

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