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Gli studenti del corso serale dell’Istituto Alberghiero di Vibo alla scoperta della Calabria

Domani, domenica 26 marzo, la brigata di studenti sarà accolta a Capo Vaticano in “Casa Berto” per poi riscoprire la cipolla rossa

Gli studenti del corso serale dell’Istituto Alberghiero di Vibo alla scoperta della Calabria
Gli studenti dell'Istituto Gagliardi in uno degli itinerari culturali

Gli studenti della quinta classe del corso serale dell’Istituto Professionale Alberghiero Gagliardi di Vibo Valentia, sono i protagonisti di un percorso formativo che mira a unire la cultura storico-letteraria con quella enogastronomica. Il progetto si inserisce nell’ambito della proposta progettuale “La terra racconta. Scoprire la Calabria attraverso lo sguardo degli scrittori”. Gli studenti andranno alla scoperta delle località dove sono nati o vissuti alcuni scrittori calabresi tra i più conosciuti del ‘900 come Corrado Alvaro, Leonida Repaci, Saverio Strati, Mario La Cava, Fortunato Seminara, Franco Costabile, Lorenzo Calogero, ma anche Giuseppe Berto, il quale ha scoperto Capo Vaticano come suo genius loci. La prima tappa è stata Palmi, la città di Leonida Repaci. Gli studenti hanno preparato tipico piatto, la stroncatura. Domani, domenica 26 marzo, secondo itinerario a “Casa Berto”, Capo Vaticano e la sua regina, la cipolla rossa. La brigata di studenti e ospiti, sarà accolta in “Casa Berto” dalla figlia dello scrittore, Antonia insieme al marito Filipe. Giuseppe Berto, scomparso nel 1978, di origine veneta, autore tra gli altri romanzi, de “Il male oscuro” (1964) vincitore dei due più prestigiosi premi letterari nel 1964, Strega e Campiello. [Continua in basso]

Lo scrittore ha scelto Capo Vaticano per vivere gran parte della sua vita dopo averlo scoperto negli anni ’50. Alla Calabria ha dedicato diversi scritti, in particolare articoli giornalistici, a partire dai primi anni ’50, che sono stati raccolti nel volume “Il mare da dove nascono i miti”, ma anche romanzi come “Il brigante” o “La Fantarca” . Nei suoi scritti emerge in particolare la denuncia e l’amarezza per la distruzione della civiltà contadina, che ha definito in un articolo (1972) “la ricchezza della povertà”, frutto di grandi sacrifici che avrebbe rappresentato un grande patrimonio per le generazioni future. Berto in questi suoi interventi ha anticipato temi di grande attualità, come quello dell’ecologia e dell’inquinamento ambientale, ma anche la perdita dei valori umani ed etici attraverso la rincorsa sfrenata al consumismo che ha cambiato identità non solo al territorio, ma anche all’antropologia dei calabresi, in linea con le posizioni espresse da Pier Paolo Pasolini ne “Gli scritti corsari”, come la mutazione antropologica e il genocidio culturale della civiltà contadina. Ad unirsi alla brigata anche il prof. Saverio Di Bella (già docente di Storia Moderna all’Università degli Studi di Messina, ed ex senatore), originario del Comune di Drapia, estimatore degli scritti di Giuseppe Berto, impegnato in particolare per far emergere e salvaguardare la memoria del mondo contadino e l’identità dell’area del Poro. Ci sarà anche don Pasquale Russo, legato a Berto e alla sua famiglia. Infine si unirà anche il prof. Antonio Pugliese (già docente all’Università degli Studi di Messina), autore di numerosi saggi e scrittore di romanzi che ha curato il libro “Giuseppe Berto a 40 anni dalla morte” (2018).

«Lo scopo con cui è stato concepito il progetto – spiega il docente Nicola Rombolà, che ha ideato e organizzato gli itinerari – è quello di ripartire dalla ricca e multiforme identità che lega il linguaggio del cibo e quello della letteratura per restituire dignità alla storia e al destino di una terra come la Calabria, in cui emerge da secoli un paradosso: gli scrittori calabresi non sono contemplati nei programmi scolastici, tranne qualche eccezione».

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