Chiuso l’anno giubilare nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. La cerimonia solenne si è svolta nel giorno della festa della Sacra Famiglia nella basilica cattedrale della cittadina normanna, presieduta dal vescovo emerito di San Severo, monsignor Lucio Angelo Renna, in sostituzione di monsignor Attilio Nostro, appena dimesso dopo i problemi cardiaci e l’impianto di uno stent coronarico ricevuto presso l’ospedale “Dulbecco” di Catanzaro. E la sorpresa è stata proprio l’arrivo in chiesa, poco prima della conclusione del sacro rito, dell’attuale presule, ancora in fase di convalescenza e costretto dai medici a riposo dopo l’intervento chirurgico subito. Un’entrata non programmata, accolta dal caloroso applauso delle numerose centinaia di fedeli presenti. Monsignor Nostro, dopo aver risposto ai saluti, è salito sull’altare maggiore della chiesa madre della diocesi prendendo la parola dal leggio.

«Io vi ringrazio per le preghiere che avete speso per me in questi giorni - ha affermato nell’occasione - e vi assicuro che sono servite. In questa vicenda ho avuto la possibilità di fare esperienza forzata di una cosa fondamentale: obbedire. Ho obbedito ai medici, agli infermieri, al professore Torella che mi ha operato, ma soprattutto a Dio e a questa strana e, almeno per me, inconsueta situazione, che in qualche modo mi ha portato a condividere per qualche giorno un'esperienza con tante persone che non sono state altrettanto fortunate di me. Il professor Torella senza giri di parole mi ha detto: “Io ringrazio Dio che lei abbia obbedito al dolore che ha sentito sul petto, perché altrimenti ci saremmo sicuramente visti lo stesso, ma per altre circostanze”. Quindi, rinnovo un pensiero grato a Dio per essermi fidato di lui, ai medici e alle tante altre persone per la grande professionalità dimostrata, sia all'interno dell’ospedale di Vibo e sia in quello universitario di Germaneto. E il mio grazie va anche ai sacerdoti e ai laici che mi hanno accompagnato nella preghiera».

Monsignor Nostro si è poi soffermato sulla circostanza del termine dell'anno giubilare. «Penso - ha sottolineato - che nonostante la stranezza della situazione non ci fosse modo migliore per concluderlo. Una chiusura nel segno della sacra famiglia, della liturgia, dei cori e della fraternità episcopale, per cui ringrazio voi e anche monsignor Renna che mi ha egregiamente sostituito in questa e in altre occasioni. Questa circostanza ci ricorda che noi siamo una famiglia. Io, quando tanti anni fa decisi di accettare la vocazione di sacerdote che Dio mi ha rivolto, non immaginando mai di poter un giorno diventare vescovo, gli ho chiesto una sola cosa: “Dammi una famiglia”. Ebbene, penso che questa cosa si stia realizzando con la nostra diocesi. Stiamo diventando una famiglia e io mi sento papà, padre di questa famiglia. Quindi - ha concluso il vescovo - grazie per la grande solidarietà che avete manifestato alla mia povera persona, pregando e accompagnandomi in questa piccola, strana avventura capitatami, e ringraziamo insieme il Signore per questa opera della provvidenza che ci ha fatto riscoprire il nostro essere famiglia».