Benedetto è nigeriano ed è arrivato in Italia più di 10 anni anni fa. Lavora nel centro di accoglienza di Porto Salvo ma ogni sera attende i suoi «amici vibonesi» all’ingresso dell’ipermercato che confina con lo Jazzolino: «Ci conosce tutti per nome, gli vogliamo bene»
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«I vibonesi? Mi piacciono con tutto il cuore. Io non sono mai andato via, sono sempre stato in questa zona. Vivo qui perché sono contento. Mio figlio è nato qui, all’ospedale di Vibo. Questa ormai è la mia casa».
Questa è una piccola storia di Natale, che raccontiamo nel giorno in cui l’umanità dovrebbe ritrovare quell’afflato verso il prossimo che sempre più spesso manca. È una storia di ordinaria quotidianità. Quella di Benedetto, 38 anni, nigeriano. Una faccia conosciuta, una presenza amica per chi frequenta il supermercato che confina con l’ospedale.
Un sorriso che non chiede nulla
Benedetto i clienti li conosce tutti per nome, e non è un modo di dire. Li saluta quando entrano e quando escono, senza l’invadenza di un questuante, sempre con un viso aperto e gentile. Se qualcuno accetta di farsi dare una mano con la spesa, bene. Altrimenti non fa niente: il sorriso e la gentilezza sono il suo marchio di fabbrica.
Molti clienti non si limitano a salutarlo. Si fermano, parlano con lui, gli chiedono come va e, in questi giorni, con lui si scambiano gli auguri.
Il viaggio e l’approdo
È arrivato in Italia nel 2014 su un barcone: «Ma è stato troppo rischioso, troppo. 50 e 50: una scommessa. Per fortuna è andata bene». Come tanti suoi connazionali, è scappato dalla fame e dalla guerra, in cerca di un futuro migliore. Un futuro che ha trovato a Vibo Valentia, la città che lo ha accolto e dove oggi ha messo su famiglia.
Il lavoro e il “luogo del cuore”
Da qualche tempo Benedetto lavora al centro di smistamento di Porto Salvo. Ma ogni sera, dopo il lavoro, raggiunge quello che è diventato il suo luogo del cuore: il supermercato nei pressi dell’ospedale Jazzolino. Si ferma davanti all’ingresso, aiuta i clienti ma spesso anche il personale, ad esempio sistemando i carrelli. In cambio riceve qualche moneta, senza mai pretenderla. Si dà da fare. E tutti gli vogliono bene. «È diventato uno di famiglia», raccontano i clienti.
L’incontro
Lo incontriamo intorno alle 19. Indossa un cappellino nero e le cuffiette. La telecamera e il microfono lo sorprendono. «Siamo qui per te», gli diciamo. Si emoziona, ha gli occhi lucidi.
«Mi vogliono bene perché sono qui da dieci anni – spiega – vivo qui e conosco tutti. Prima lavoravo la mattina e il pomeriggio venivo qua. Adesso lavoro a Porto Salvo e, quando finisco, torno a Vibo perché abito qui. Sto un paio d’ore davanti al supermercato e poi vado a casa».
«Sono qui per aiutare i miei amici»
«Prendo le buste, le metto in macchina, sistemo la spesa. Solo questo. Mi vogliono bene perché sono tutti miei amici. Il mio cuore non vuole confusione: sono qui per aiutare i miei amici. Io voglio bene a tutti».
È sposato, ha due figli piccoli. Lavora e mantiene la famiglia. «Pago l’affitto, la luce, pago tutto. Mia moglie ora non lavora, sta a casa con i bambini. Se trovasse un lavoro sarebbe meglio, ma adesso tocca a me».
Una filosofia semplice
Quando gli chiediamo se ha un sogno, riflette: «Per me la vita è così. Andiamo avanti. Se oggi non va bene, domani forse andrà meglio. È la vita».
Un simbolo di gentilezza
Parla con affetto dei vibonesi. E il sentimento è reciproco. «Benedetto è il numero uno», dice una signora. «Ci aiuta a sistemare la spesa direttamente dalla cassa alla macchina».
«È diventato un simbolo di questo supermercato, conosce tutti per nome, anche i nostri figli», conferma un altro cliente. «Non chiede elemosina – precisa – perché vuole sempre dare qualcosa in cambio».
Una piccola storia di Natale che si ripete ogni giorno.

