Da Mileto a Trento per suggellare un’amicizia quarantennale. Circa 1200 chilometri percorsi a bordo di un pullmino con l’unico intento di consegnare e donare al campionissimo Francesco Moser un’opera del maestro vibonese Antonio La Gamba da installare all’ingresso del museo a lui dedicato. A questo ha portato lo stretto legame affettivo tra il patron di mille corse Mimmo Bulzomì e il pluridecorato campione del ciclismo mondiale. Ad attendere e ad accogliere la “comitiva” proveniente dalla Calabria, lo stesso detentore del record dell’ora su pista, la compagna Mara Mosole, il figlio Ignazio e sua moglie Cecilia Rodriguez, sorella minore di Belen.

«Siamo qui – ha spiegato nell’occasione Bulzomì, fondatore e presidente dello Sporting Club di Mileto ed ex presidente regionale della Federazione ciclistica italiana – per festeggiare i quarant’anni di rapporti tra lo Sporting, me e Francesco. Un’amicizia sincera e profonda, che oggi immortaliamo a perenne ricordo con questa bella creazione del maestro La Gamba che ripercorre le imprese del nostro grande campione».

A Trento, in pullmino, lo stesso autore dell’opera. «Quando Mimmo mi ha chiesto di realizzare un’opera da dedicare a Francesco – sottolinea il maestro La Gamba, illustrando quanto dal lui realizzato – ho pensato al fatto che Moser nella sua carta d’identità, come professione, ha voluto che venisse messo “contadino”. Da qui l’utilizzo dell’acciaio e della terra, materiali che poi ho trasformato con la tecnica della metallo-xilografia. Quindi, ho voluto cogliere due momenti importanti della sua vita ciclistica: il record dell’ora a Città del Messico, con la pista inclinata dove lo ha conseguito, e una delle sue tante vittorie al Giro d’Italia con la Gsi».

«Il maestro La Gamba – ha affermato dal canto suo Francesco Moser – ha saputo interpretare in quest’opera un po’ la mia carriera. Sono venuto tante volte in Calabria e ho tanti bei ricordi di questa terra. Ringrazio il mio amico Mimmo Bulzomi è spero che il suo regalo piaccia alla gente che verrà a visitare il museo, perché è importante». Nell’occasione, al campione del mondo sono stati portati in dono anche l’immancabile “‘nduja” e un collage fotografico in cui vengono ripercorsi i quarant’anni di amicizia con Bulzomì e lo Sporting Club.

«Moser è stato campione solitario e sincero, genuino e libero, arguto e valoroso. I suoi pedali – si legge, tra l’altro, sul manifesto consegnatogli dal fraterno amico – hanno ingoiato l’inferno della Roubaix, le insidie della Sanremo, la gloria del mondiale, lo splendore della Corsa rosa e le vette del record dell’ora, con lo stesso contegno, la stessa sapienza, la stessa indomita potenza. Ed hanno lasciato traccia di sé per l’eternità, come solo ai grandi è concesso fare. Grazie, dunque, Francesco. Grazie per quel che hai fatto e per quel che, nello splendore delle tue gesta, hai fatto di noi». Nell’occasione, sono stati anche ricordati dai presenti i cinquant’anni di attività all’interno della Fci del patron Bulzomì e i quarant’anni di vita dello Sporting Club nell’organizzazione di corse nazionali e internazionali e di iniziative per la promozione della disciplina.