La denuncia di un guardalinee originario di Pizzo scuote l’Associazione italiana arbitri: «Rigore in Inter-Roma ammesso ma non dato»
Domenico Rocca accusa i vertici arbitrali: «Corsa scudetto falsata. Pressioni, omissioni, e promozioni decise a tavolino, è la fine della meritocrazia»

È un autentico terremoto quello che scuote il mondo dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri) a poche ore dalla fine del campionato di Serie A. A far detonare la miccia è Domenico Rocca, assistente arbitrale calabrese, originario di Pizzo ma iscritto alla sezione di Catanzaro, che ha deciso di rompere il silenzio con una lunga e durissima lettera indirizzata alla Commissione Arbitrale Nazionale (Can), poi pubblicata dal sito arbitri.com.
Un atto senza precedenti per gravità e contenuti. Nella missiva, Rocca accusa apertamente i vertici dell’organismo tecnico guidato da Gianluca Rocchi di favoritismi, irregolarità nelle valutazioni, designazioni arbitrarie e addirittura interferenze nei lavori della sala Var.
L’assistente calabrese non si limita a generiche critiche, ma entra nel merito di due episodi chiave: Udinese–Parma e Inter–Roma. Due partite che, secondo Rocca, evidenziano un doppio standard nel comportamento dei supervisori arbitrali. Nel primo caso, afferma, Rocchi – presente a Lissone come supervisore – sarebbe intervenuto direttamente “bussando” più volte al vetro della sala Var per attirare l’attenzione di Paterna e Sozza, portando così alla concessione di un rigore che altrimenti sarebbe sfuggito.
Ben diverso, secondo Rocca, l’atteggiamento in Inter–Roma, dove a San Siro – nonostante la presenza del supervisore Gervasoni – un fallo evidente su Bisseck in area giallorossa non viene sanzionato. «La Commissione ha poi ammesso pubblicamente, davanti ad arbitri e assistenti, che è stato un rigore netto non assegnato», scrive Rocca, sottolineando come quell’errore «molto probabilmente determinerà la perdita del campionato dell’Inter a favore del Napoli».
Rocca non risparmia nulla e nessuno. Denuncia un sistema opaco nella compilazione delle graduatorie, designazioni gestite senza criteri oggettivi, voti manipolati e supervisori che intervengono – o non lo fanno – a seconda delle situazioni. «Se l’AIA è messa così male, la colpa è solo dei suoi vertici che l’hanno distrutta», scrive l’assistente di Pizzo senza mezzi termini.
Tra i passaggi più duri, Rocca lascia anche intendere la possibilità di ricorrere alla magistratura ordinaria per denunciare ciò che definisce «l’alterazione della corretta concorrenza» e «la violazione dei principi di correttezza e lealtà».
Classe 1985, Domenico Rocca ha iniziato la carriera arbitrale nel 2000, all’età di 15 anni. Dopo la trafila nelle categorie regionali e interregionali, ha fatto parte della CAN D e poi della CAN Pro, prima di intraprendere la carriera da assistente. Ha collezionato tre stagioni in Serie B e ha esordito in Serie A, dove quest’anno è stato designato per una gara, affiancata da tredici presenze nella serie cadetta.
Nella sua lunga lettera racconta anche di valutazioni alterate, promesse mancate, voti mai rivisti nonostante gli errori accertati da altri assistenti, e un senso di frustrazione per essere stato – a suo dire – penalizzato da un sistema ingiusto. «Mai avrei immaginato di dover scrivere alla mia Commissione», scrive in apertura, citando il suo mentore Stefano Farina.
Il documento ha immediatamente sollevato un’ondata di polemiche. In un campionato già infuocato da episodi arbitrali controversi e sospetti su alcune decisioni Var, le parole di Rocca rischiano di minare ulteriormente la credibilità del sistema arbitrale italiano. Nel clima rovente di fine stagione, con scudetto, retrocessioni e qualificazioni europee ancora in bilico, la “lettera bomba” dell’assistente calabrese è destinata a lasciare un segno profondo.
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