Stadio di Tropea: la grande incompiuta da 6,5 milioni di euro costruita sulla falda acquifera e abbandonata da 20 anni nel degrado – VIDEO
A rintuzzare un ventennio di polemiche sono state le riprese aeree del regista Enzo Carone che ha documentato la fatiscenza della struttura da 6500 posti mai inaugurata

Un’ombra lunga si proietta sul paesaggio di contrada Campo di Sopra, periferia di Tropea: quella dell’impianto sportivo mai inaugurato e sequestrato dal Noe di Reggio Calabria nel lontano 2012, ora sotto la lente dei commissari straordinari del Comune. Un’opera costata circa 6 milioni e mezzo di euro, concepita per valorizzare lo sport locale, ampia 6500 mq, che oggi si presenta come un monumento all’inefficienza. Una cattedrale nel deserto che la forza della natura sta letteralmente facendo scomparire, inghiottita da fitta vegetazione talmente alta da aver già ricoperto le traverse (alte circa 2,5 metri) del campo da calcio. Le riprese aeree a cura del regista tropeano Enzo Carone e del suo collaboratore Pasquale Accorinti, eseguite con un drone circa un mese e mezzo fa (prima che i mezzi della nettezza urbana dapprima depositati al campo in questione fossero incendiati all’isola ecologica di Barricello), testimoniano il profondo degrado dell’area completamente inaccessibile in cui proliferano anche molti serpenti e cinghiali.
«Il “nuovo” Campo sportivo – ci ha fatto sapere Enzo Carone – sembrava essere pronto per l’inaugurazione a metà degli anni ’90, tanto che, si vociferava all’epoca, avrebbe dovuto essere intitolato all’attore tropeano Raf Vallone. Ma tutto questo non è mai accaduto. Mai un pallone ha rotolato in quel campo. Mai nessun tropeano ci ha messo piede. Tutti, ancora oggi, ci chiediamo come sia potuto accadere che della falda acquifera così vicina al suolo non se ne fosse accorto nessun progettista, nessun ingegnere, nessuna delle figure insomma incaricate di effettuare i sopralluoghi e tutti i controlli propedeutici prima della sua realizzazione. Sono stati presi 6 milioni e mezzo di euro, inclusi i sogni di tutti i ragazzi tropeani e del circondario che giocano a pallone, e sono stati completamente gettati alle ortiche».
Uno sfogo amaro quello di Carone, che sintetizza un po’ il pensiero comune che a Tropea riecheggia da oltre un ventennio. «Se non avessi utilizzato il drone – ha sottolineato – non avrei mai potuto capire in che condizioni, davvero tragiche, versa quel che resta di una struttura davvero all’avanguardia per l’epoca: due tribune centrali, distinte per settore ospiti e per i locali, con tanto di spogliatoi separati per entrambe le squadre. Una capienza massima stimata circa 6500 persone che avrebbe potuto essere funzionale alla città per diverse iniziative non solo di aggregazione sociale, ma anche di promozione territoriale ed eventi importanti inclusi concerti. Invece tutto è rimasto bloccato, fino a trasformarsi in un luogo pericoloso e pieno di animali. Una vergogna davvero. Basti pensare che la nostra squadra, l’Asd Città di Tropea – che richiama oltre 300 spettatori a partita -, appena promossa nel campionato di seconda Categoria, paradossalmente è costretta a giocare a Parghelia poiché l’altra struttura, lo “Stadio del Sole” che nemmeno Baghdad dopo i bombardamenti ci invidia, è fatiscente. Il campo dato in prestito dal Comune di Parghelia ha un terreno omologato ma non ha le tribune adeguate alle norme vigenti, quindi gli spettatori ogni volta sono costretti ad assistere alle partite da un muretto esterno al campo quando va bene, altrimenti restano in piedi».
Le riprese di Carone hanno riacceso i riflettori sullo scandalo, tanto da far drizzare le antenne anche ai commissari straordinari del Comune di Tropea che ora hanno interessato gli Uffici per puntare alla regimentazione delle acque, riconducibili alla falda acquifera sottostante l’impianto. Dopo oltre 20 anni il nodo cruciale da sciogliere resta ancora quello del drenaggio e della messa in sicurezza del terreno. Ma possibile che nessuno nel tempo se ne sia più interessato della struttura? «Alcuni grossi imprenditori locali – ci ha fatto sapere sul punto ancora Carone – negli anni si erano messi a disposizione per acquisire il campo e creare un centro di ritiro calcistico, per movimentare Tropea e portare qui anche squadre nazionali. Un bel progetto che chiamava in causa anche alcuni albergatori, disposti ad ospitare i giocatori, ma la cosa non è mai andata in porto. Chissà perché». La storia del campo sportivo, come una beffa del destino, resta ancora impantanata tra problemi strutturali e soluzioni a portata di mano misteriosamente sfuggite.
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