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Pini abbattuti in piazza Salvemini, Paolillo (Wwf): «Il Comune non risponde alla domanda cruciale: perché hanno esposto le radici?»

Il decano degli ambientalisti vibonesi replica a Palazzo Luigi Razza che ha illustrato i motivi del taglio di 14 alberi: «Dicono che erano pericolosi, ma lo sono diventati dopo che i lavori di riqualificazione hanno danneggiato l’apparato radicale»

Pini abbattuti in piazza Salvemini, Paolillo (Wwf): «Il Comune non risponde alla domanda cruciale: perché hanno esposto le radici?»

«Perché è stato asportato il terreno causando un danno alle radici? È questa la domanda a cui nessuno ha ancora risposto». Pino Paolillo, responsabile vibonese del Settore conservazione del Wwf, replica al Comune di Vibo che ha giustificato il taglio di 14 pini in piazza Salvemini perché presentavano un «rischio estremo, con una propensione al ribaltamento elevata».

Nella sua spiegazione, il Comune ha chiamato direttamente in causa il decano degli ambientalisti vibonesi, richiamando addirittura un suo intervento del 2015 dedicato allora al taglio degli alberi in piazza Annarumma. Da qui la replica di Paolillo, che rimarca la questione che ritiene derimente in questa vicenda: la rimozione del terreno intorno agli alberi in occasione dell’apertura del cantiere Pnrr per la riqualificazione della piazza. Un’operazione che secondo il rappresentante del Wwf ha inevitabilmente indebolito i pini fino a giustificare il loro abbattimento. Ecco la sua replica integrale.

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La nota integrale a firma di Pino Paolillo (Wwf Vibo)

«Non era mia intenzione tornare a occuparmi pubblicamente dell’argomento, ma la replica del Comune di Vibo davanti alle reazioni di numerosi cittadini e del mondo ambientalista, merita delle considerazioni perché continua a non guardare, letteralmente, alla radice del problema.
Giusto per non tediare troppo i lettori, vengo subito al dunque: il Comune sostiene che quei pini andavano abbattuti perché presentavano “un rischio estremo”, addebitando la causa della loro pericolosità, legata alla “propensione al ribaltamento” alla cattiva gestione e in particolare “alla mancanza di potatura della chioma con presenza di rami secchi”, il che avrebbe “compromesso la capacità della pianta di rimarginare le ferite, creando le condizioni per organismi fitopatogeni come i funghi cariogeni”. Mentre avrebbe avuto poca rilevanza il fatto che gli alberi siano stati” forse irrimediabilmente indeboliti dagli scavi dei lavori che hanno esposto le radici”.

La “radice” del problema

Se l’italiano e la logica hanno ancora cittadinanza a Vibo Valentia, significa che gli alberi rischiavano di ribaltarsi, non perché forse (forse?) era stato asportato il terreno circostante mettendo a nudo le radici, ma perché non erano stati potati i rami secchi! Quindi, contrariamente a quanto accade in tutto il mondo, a Vibo, la stabilità degli alberi non era garantita dalle radici, che quindi potevano essere “irrimediabilmente “danneggiate dagli scavi, vista la presenza di troppi “rami secchi” nella chioma.
Ma allora, perché non si sono potati i rami secchi? E qui il cane si morde la coda: l’esperto avrebbe risposto a quel punto che non aveva più senso potare i rami secchi, in quanto le radici erano state irrimediabilmente compromesse. E quindi erano le radici ad ancorare gli alberi al terreno e non certamente i rami secchi! A questo punto rinnovo la domanda alla quale ancora nessuno ha risposto: perché è stato asportato il terreno causando un danno alle radici?

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La rigenerazione urbana e il taglio degli alberi

E ancora: quali sono le “ferite” che non sarebbero state rimarginate “dalla presenza dei rami secchi”? Che poi il Pino domestico non sopporti terreni “troppo calcarei” e “terreni acquitrinosi” mi sta bene, ma …dopo cinquant’anni non mi sembra che le suddette Conifere soffrissero troppo per il terreno calcareo, né ricordo Piazza Salvemini come una specie di palude stagnante. Infine, e concludo, so benissimo che non stiamo parlando della Foresta Amazzonica o della Taiga Siberiana, che ogni giorno vengono abbattuti tre milioni di alberi nel mondo e che saranno piantati altri alberelli “in sostituzione”, così come non abbandono la speranza di un cambio di rotta nella gestione del verde cittadino.

Per adesso ho l’impressione che a Vibo, ogniqualvolta si parla di rigenerazione urbana, di campetti, piste e pavimentazioni varie, a farne le spese, sono gli alberi, che diventano tutti “pericolanti” o si scoprono affetti dalle peggiori malattie. Cosa ben diversa da quando si deve abbattere un albero che rappresenta effettivamente un pericolo per l’incolumità, visto che gli alberi, quando cadono, non risparmiano gli ambientalisti. Repetita iuvant? Consentite anche a me una citazione classica».

*Pino Paolillo

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