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Il mare di Capo Vaticano laboratorio scientifico per proteggere gli habitat: il progetto che indaga lo stato di salute delle prateria di posidonia e dei coralli – VIDEO

Presentati nella sede dell’Ente Parchi Marini i primi dati di Tecna – Acoustic che attraverso tecnologie avanzate e monitoraggi ambientali intende definire strategie efficaci di conservazione e uso sostenibile delle risorse sottomarine

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È la storica Tonnara di Bivona, sede dell’Ente Parchi Marini della Calabria, la cornice scelta per presentare i primi risultati del progetto TECNA – Acoustic – Fondali di Capo Vaticano, promosso proprio dall’Ente Parchi Marini. L’iniziativa scientifica, attiva da dicembre 2024 e in corso fino a ottobre 2025, è finanziata con fondi del PNRR e del National Biodiversity Future Center. L’obiettivo: raccogliere dati aggiornati e oggettivi sullo stato di salute di due habitat protetti, la posidonia oceanica e il coralligeno, all’interno di una Zona Speciale di Conservazione di grande valore ambientale, quella di Capo Vaticano.

Un progetto, quello illustrato a Vibo Valentia, che si muove secondo i protocolli della Direttiva Marine Strategy e dell’ISPRA, utilizzando strumenti geo-acustici, rilievi subacquei e tecnologie ROV per mappare e monitorare il fondale. «È uno dei progetti che stiamo portando avanti grazie ai fondi del PNRR – ha spiegato Raffaele Greco, direttore generale dell’Ente – insieme ad altri due, uno dei quali interessa dieci ZSC e un altro, in corso in questi giorni, prevede la realizzazione dei campi di ormeggio. Tutte attività che si incrociano e che mirano a rafforzare il piano di gestione della ZSC di Capo Vaticano».

I primi dati mostrano che qualcosa da migliorare c’è. «Ci sono alcune criticità – ha proseguito Greco – soprattutto per quanto riguarda l’ambiente prioritario della Posidonia e quello delle scogliere rocciose del Coralligeno. Questo ci chiede di intervenire con una pianificazione più puntuale, che prenderà forma nei nuovi piani integrati dei parchi. Servono regole, limiti d’uso, una zonizzazione efficace e attenzione anche agli impatti che arrivano dalla terraferma, che sono purtroppo la vera minaccia».

Criticità da affrontare, ma anche un complessivo stato di salute positivo secondo la biologa marina Luciana Muscogiuri, consulente scientifica del progetto: «Il posidonieto non è molto esteso, ma in buona salute e questa è un’ottima notizia. Anche il coralligeno è presente, seppur con forme di impatto, in particolare dovute alle attività di pesca che si svolgono proprio su quegli habitat».

La raccolta dati, però, non si limita a quel che avviene in mare. Uno dei punti cardine del progetto è la mappatura delle pressioni antropiche: pesca, turismo, fruizione del fondale, ma anche scarichi e nutrienti trasportati da torrenti e fiumare. «Stiamo analizzando tutto questo – ha spiegato Muscogiuri – per arrivare a misure di conservazione efficaci che permettano la fruizione del sito, ma anche la salvaguardia di questi habitat fondamentali».

Un equilibrio delicato, che la Regione Calabria intende promuovere come opportunità di sviluppo. «La conoscenza del nostro patrimonio naturale è la base per una sua valorizzazione concreta – ha dichiarato Roberto Cosentino, dirigente del Dipartimento regionale Ambiente, Paesaggio e Qualità Urbana –. Il mare, come la montagna, non deve essere solo tutelato, ma vissuto. La natura deve diventare motore di un turismo sostenibile e occasione per i calabresi che vogliono investire sul proprio territorio».

Il dirigente regionale ha infine sottolineato l’importanza di contrastare anche le pressioni che arrivano dall’entroterra, come l’inquinamento veicolato dai torrenti, ricordando l’impegno della Regione sia sul piano della comunicazione che su quello tecnico-amministrativo: «L’obiettivo è mandare un messaggio educativo, non solo repressivo, per dare valore a ciò che abbiamo. Gli investimenti sui depuratori e sulla gestione dei rifiuti sono stati avviati: i risultati non sono immediati, ma arriveranno».

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